Vernaccia di San Gimignano 2014: annata dura ma chapeau all’onestà3 min read

Leviamoci subito il dente! Come in molte altre parti d’Italia, la vendemmia 2014  anche a San Gimignano non sarà certo di quelle da  ricordare.

Dopo aver degustato più di quaranta vernacce 2014 ci sentiamo, purtroppo, di affermarlo con chiarezza.

Come in molte altre parti d’Italia ci troviamo di fronte a bianchi a cui spesso manca corpo, che mostrano acidità citrine e adesso non mettono in mostra certo una grande complessità aromatica.

 

Insomma, forse sarebbe meglio pensare al 2015 però….però…..ci sono alcuni punti che crediamo importanti e rivelatori di una maturità, invidiabile, raggiunta dai produttori della denominazione.

 

Quando,in passato, si sono riproposte le difficili condizioni di annate come la 2014 i produttori sangimignanesi avevano risposto in maniera completamente diversa, cioè utilizzando uve “salvifiche”, MCR a iosa, magari lasciando qualche grammo di zucchero residuo in più, o utilizzando gomma arabica oltre il normale.

Tutto questo nel 2014 non è praticamente accaduto (MCR a parte.., forse): le vernacce del 2014 sono esili, ma sono frutto  di uve marcate vernaccia di San Gimignano  e del lavoro dei produttori.

Non saremo di fronte ad una buona annata ma pochissimi hanno preso scorciatoie per risistemare, in maniera non corretta, i vini.

 

Questo denota che oramai a San Gimignano c’è la consapevolezza che il mercato magari recepirà con qualche difficoltà in più le vernacce VERE del 2014, ma sicuramente non avrebbe capito una marea di tarocchi chardoneizzati o sauvignonizzati, sotto il cappello della denominazione.

 

Di questa correttezza bisogna dare  i meriti sia al consorzio che alle singole aziende. Ci voleva poco per trasformare questa vendemmia in una successione di aromaticità strane (cosa accaduta, come detto,  in diverse annate passate) , sono felice di dire che questo non è successo: la 2014 non sarà una grande annata ma rappresenta in maniera chiara le caratteristiche della vernaccia, che magari potranno anche affinarsi e migliorare con almeno 5-6 mesi di bottiglia.

 

Fatti i doverosi complimenti a chi ha mantenuto dritta la barra mi sento anche di dire che in annate come queste forse le varie “Selezioni” si potevano evitare (per non parlare delle riserve, ma di queste eventualmente parleremo quando e se entreranno in commercio), per far confluire il tutto in una  vernaccia d’annata.

Il bello è che tra quelli che hanno scelto la strada di mantenere la selezioni, non solo difficilmente  abbiamo trovato grandi differenze positive a favore di quest’ultime, ma spesso la “base”  (come la dobbiamo chiamare??? Entry level? OK!) era o meglio o sullo stesso livello della selezione.

Uno sguardo anche ai vini (selezioni e riserve di annate precedenti) assaggiati di seguito ai 2014. A parte i soliti noti che riescono sempre a produrre a livelli alti, mi è sembrato di notare (il condizionale è d’obbligo) delle riserve che reggono meglio il legno. In molte siamo sempre a livelli esagerati ma piano piano mi sembra che questo difficile matrimonio possa avere anche un futuro.

 

Chiudo con una proposta. Perché a fine dicembre 2015 o inizio gennaio 2016 il consorzio non organizza un assaggio delle vernacce VERE della difficilissima vendemmia 2014 dal titolo provocatorio “Noi non l’abbiamo fatto strano?”

 Una degustazione  riservata alla stampa di settore per far vedere che, dopotutto, anche nel 2014, la Vernaccia di San Gimignano  ha tenuto la testa alta.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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