Soave 2009: tra qualche difficoltà continua la crescita4 min read

Il nostro annuale assaggio dei Soave è avvenuto alla fine di un vero  Tour de Force. Abbiamo messo in fila, senza soluzione di continuità, Franciacorta, Lugana, Colli Orientali del Friuli e, appunto, Soave.  11 giorni scanditi dai continui assaggi di oltre 700 vini,  possibili sia grazie alla proverbiale resistenza delle nostre papille gustative sia grazie all’organizzazione dei rispettivi consorzi.

Se infatti facessimo il conto di  tutte le operazioni occorrenti per organizzare ed effettuare un assaggio, la degustazione vera e propria coprirebbe si e no il 15-20 % di tutto il lavoro.  Non ci credete? Adesso vi spiego cosa bisogna fare per organizzare uno dei molti assaggi che regolarmente facciamo durante l’anno: La prima cosa è preparare la lettera di richiesta campioni e poi inoltrarla, per mail, fax o posta alle varie aziende. Qualche tempo prima dell’ultimo giorno di consegna (anche se magari le richieste sono state spedite più volte..…ma dobbiamo fare i conti con i mille impegni dei produttori) occorre mettersi al telefono e richiamare tutte le cantine che ancora non hanno consegnato i vini, senza contare (all’opposto) lo stillicidio giornaliero dei corrieri o dei produttori che vengono a consegnarti  i vini.  Il passo successivo consiste nel lavoro di scartonamento e organizzazione dei campioni e delle batterie: bisogna quindi aprire tutti i cartoni, registrare i vini arrivati, dividerli per categorie, annate, denominazioni .  Se poi siamo di fronte a vini bianchi o spumanti occorre avere dei frigo a disposizione dove stoccare, i campioni regolarmente numerati. Il giorno dell’ assaggio occorre (se non lo si è fatto prima) anonimizzare i vini, stappare tutte le bottiglie e servirle (e ovviamente degustarle),  dopo di che si pone il problema di smaltire tutto il vino, il vetro ed il cartone ed anche questo non è un lavoro da poco specie se, come capita quasi sempre, siamo di fronte a centinaia di campioni. Provate voi a trovarvi in un magazzino con una montagna di cartoni  da aprire e  selezionare e poi con gli stessi  diventati solo vetro, cartone e liquido da dover smaltire…..poi mi saprete dire.

Per questo sia noi sia tutti gli altri colleghi che fanno il nostro lavoro (a meno di non avere diversi dipendenti a disposizione…ma non ne vedo molti a giro)se non potessero appoggiarsi ai consorzi di tutela, riuscirebbero a degustare ben poco e per questo mi sembra giusto cogliere l’occasione per ringraziare sia il Consorzio del Soave che tutti gli altri consorzi italiani che da anni svolgono per noi un lavoro importantissimo.

Ma lasciamo da parte l’abbondante 80% del lavoro per focalizzarci sul 20% cioè sugli assaggi del Soave. Rischio di ripetermi nel dire che 15 anni  fa un livello qualitativo del genere non sarebbe stato immaginabile e che questo livello (almeno guardando ai risultati dei nostri assaggi) sta continuando a crescere. Di botta mi vengono in mente alcuni Soave “base” di grosse cantine sociali: vini non solo dall’ottimo rapporto qualità prezzo, ma dotati di caratteristiche tali da non sfigurare di fronte ai migliori del territorio. Una cosa del genere solo pochi anni fa era impensabile, specie se tra i migliori si annoverano aziende di assoluto livello nazionale ed internazionale.
Quando su oltre sessanta vini meno del  10% prende un punteggio inferiore a 2 Stelle e oltre il 70% si attesta dalle 2.5 Stelle in su i discorsi da fare, sul livello qualitativo, sono veramente pochi. Potremmo magari parlare (siamo perfidi di natura) del sempre più difficile posizionamento del Soave Superiore, un vino che non aveva ragione di nascere ed ora ne ha ancor meno di esistere, ma ci piace di più constatare come le note di sauvignon e/o muller e/o altri vitigni semiaromatici non stiano crescendo. Come non stanno crescendo, anzi si stanno riducendo praticamente a zero, le Garganega  strapassate-strapazzate in legno. Del resto quando si ha a disposizione un vitigno che riesce ad esprimersi bene anche in annate non certo eccezionali come questa, che bisogno c’è di utilizzare del legno? Qualche perfido collaboratore pensa invece che la diminuzione del legno derivi dal fatto che  in tempo di crisi è meglio non spendere per le barriques: in effetti i prezzi del Soave non sono certo altissimi e per di più la denominazione è appesantita da un “ventre molle”  piuttosto grosso di non venduto di difficile smaltimemto nel breve periodo.

In questo senso vanno le giuste operazioni messe in atto dal Consorzio sulla diminuzione delle rese. Sicuramente questo non risolverà tutti i problemi ma era un atto quasi logico da prendere in queste circostanze.

Come era logico da parte nostra, per non stare a perdere tanto tempo,  andare a comprare direttamente in enoteca i vini di aziende più o meno importanti che, (alcune more solito) hanno snobbato il nostro invito. I vini sono poi stati messi in degustazione con gli altri, ottenendo punteggi in linea con le nostre attese.  Del resto, se informazione dobbiamo fare è bene farla nella maniera più completa possibile.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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