Morellino 2014 e non solo: Il bello delle diversità maremmane4 min read

Chi pensa che la maremma toscana sia un luogo caldo e assolato praticamente tutto l’anno doveva essere con noi a Scansano alla metà di ottobre: pioggia continua, nebbia che nemmeno forti folate di vento riuscivano a disperdere. Poi magari facevi qualche chilometro in auto e non dico trovavi il sole, ma sicuramente  l’aria era più tersa  e calda, e così magari ti toglievi non solo l’impermeabile ma pure il maglione.

 

La maremma è questa:  ha una diversità climatica notevole che si sposa  a grandi differenze pedologiche. Il tutto, considerando che il territorio del Morellino di Scansano è veramente molto vasto, porta ad una difficile definizione univoca delle caratteristiche del sangiovese (e quindi del Morellino) in questa bellissima terra.

 

Quindi dire che il sangiovese (e buona parte degli  altri vitigni complementari) nel Morellino di Scansano porta a vini ruvidi è vero solo in minima  parte, come dire che i nasi sono marcati solo da note di frutta matura. La grande diversità di questo territorio è una caratteristica che è stata sfruttata solo in parte e che in futuro potrebbe essere foriera di grandi e positive sorprese.

 

La sorpresa purtroppo non c’è stata nel 2014: annata difficile era e annata difficile è restata. La trentina di campioni assaggiati non sono riusciti ad andare oltre la correttezza generale e l’equilibrio, con dei corpi a cui mancava la spinta e la rotondità che solo un meteo minimamente normale poteva dare.

 

Lasciando però da parte questa vendemmia, che comunque nei vini immediati ha buoni esempi di  bevibilità e freschezza aromatica, e passando  alle altre annate (2013-2012-2011) la situazione cambia radicalmente e porta a quelle belle diversità di cui accennavo prima, solo in piccola parte motivate dall’utilizzo di vitigni “discussi” come Merlot e Cabernet Sauvignon.

 

La prima cosa che si nota e naturalmente la differenza tra annate, con i 2012 più caldi e arrembanti e i 2013 più freschi, lineari ma per niente arrendevoli in bocca. All’interno delle annate però le diversità persistono: prendiamo per esempio i vini del 2011 che abbiamo assaggiato: alcuni erano veramente molto, molto  buoni ma si passava da morellini eleganti e fini al naso a vini con connotazioni di potenza e di esuberanza giovanile: in entrambi i casi la matrice-sangiovese era la stessa ma ha portato su strade molto belle ma molto diverse.

 

Senza accorgermene mi sono messo a parlare di vini che hanno oramai 4-5 anni di vita e così è giusto toccare un punto importante, già approfondito lo scorso anno quando degustammo vecchissime annate di questo vino. Oramai dire che il Morellino è un prodotto che va bevuto giovane è una sonora stupidaggine:  per diversi prodotti è assolutamente vero il contrario e cioè che possono essere gustati appieno solo dopo 4-5 anni dalla vendemmia.

Oramai sono finiti i tempi dei vini malfatti e rabberciati, venduti solo grazie ad un’immagine “country” che la maremma si porta dietro. Da anni il livello tecnico e soprattutto l’età media dei vigneti piantati durante il boom di fine-inizio secolo sta crescendo e garantisce le giuste basi e conoscenze per far nascere senza sforzo vini di buona longevità e complessità.

 

Il bello è che questi vini con possibilità di invecchiamento, che per quelli di annata arriva tranquillamente ad affiancare un Chianti Classico  e per le riserve può andare molto oltre, hanno prezzi assolutamente abbordabili, con i più cari che costano al massimo quanto un buon Rosso di Montalcino.

 

Come si può capire il Morellino di Scansano è un vino che titilla le mie corde enoiche, sia per le doti di piacevolezza immediata, sia per la buona complessità e la “ruvida finezza” (ossimoro che difenderò a spada tratta)che esprimono i vini più importanti.

 

Speravo di essere “titillato” anche dai Maremma IGT, ma la ventina di campioni assaggiati non mi ha quasi mai convinto, presentando vini spesso prevedibilmente potenti e imponenti, ma poco eleganti e complessi, in più venduti a prezzi molto alti.

 

Capisco che il mercato del Morellino di Scansano  non permetta di guadagnare cifre folli, ma pensavo che i tempi dei supertuscan “grossi, grassi e gnucchi” fossero passati.

 

Non mi è invece passato di mente di ringraziare il consorzio del Morellino per averci ospitato e organizzato l’assaggio, un grazie di cuore. 

 

A proposito di cuore: mentre stavamo assaggiando in Maremma, a Firenze si è fermato per sempre il cuore di Pierlorenzo Tasselli, nostro grande amico e storico collaboratore. Lo abbiamo ricordato in altri articoli ma non potevo non farlo qui.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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