Marzemino e Teroldego: miglioramenti e conferme.3 min read

Un anno preciso è passato da quando abbiamo parlato di Teroldego e Marzemino. Cosa è cambiato da allora? Dal punto di vista dei disciplinari purtroppo niente ed il Teroldego Rotaliano DOC spicca sempre per una resa massima per ettaro (170 q.li!!) più adatta per  un uva da tavola o per i tendoni di certe zone della Puglia. Per questo ci stupiamo ogni anno constatando che, nonostante tali rese, i Teroldego in assaggio abbiano caratteristiche così positive: Non parliamo solo dei vini più blasonati, ma di quelli base delle cantine sociali, che comunque riescono a mostrare alcune (piccole) caratteristiche positive. Da una DOC con rese così alte può essere giusto uscirne e così ha fatto per il suo vino di punta la più famosa produttrice locale. Ma se non si hanno le idee chiare ed i nervi ben fermi si rischia di passare dalla padella nella brace. L’IGT Vigneti delle Dolomiti Teroldego prevede infatti una resa di “soli” 195 q.il per ettaro e scusate se è poco.

Siamo entrati nell’argomento IGT perché da alcuni anni vengono prodotti dei buoni Teroldego anche fuori della Piana Rotaliana: vini piacevoli, profumati, equilibrati, che dimostrano le possibilità di adattamento di un vitigno da sempre relegato in un palmo di terra. Se ci pensiamo bene questa potrebbe essere stata la sua fortuna: pensate cosa sarebbe potuto accadere se, con le rese suddette,  il mondo si fosse messo a chiedere Teroldego. Permettiamogli, per fortunam di crescere lentamente e di occupare uno spazio preciso nel mercato e nei nostri cuori. Ma veniamo agli assaggi che hanno visto confermare in pieno quanto detto lo scorso anno: il Teroldego è un vitigno che si adatta benissimo sia ad essere bevuto giovane sia ad essere maturato in legno e bevuto con alcuni anni sulle spalle. Il bello è che riesce a mantenere sempre una netta caratterizzazione. Anche quest’anno solo la nostra proverbiale tirchieria non ha portato ad una sfilza di “4 stelle” ma vi garantiamo che durante l’assaggio ci siamo molto divertiti.

Ci siamo divertiti anche con i Marzemino, che sembra stiano superando alcuni problemi legati al voler per forza fare “grossi” vini al posto di semplici ottimi o grandi  vini. Era (è) di moda da alcuni anni la produzione di Marzemini ottenuti da uve in appassimento o comunque molto concentrati. Tutto questo andava (va) di pari passo con la creazione del Marzemino Superiore e delle due sottozone di Ziresi e d’Isera. Sottozone ben centrate, reali, create con rese per ettaro giustamente basse (90 q.li) ma che forse avevano fatto perdere di vista ai produttori  i confini “strutturali” del vitigno. Il ragionamento era (in parte ancora è)  “Un Marzemino Superiore deve essere un vino di maggiore impatto e potenza, con grandi possibilità d’invecchiamento”. Risultato : creazione, parafrasando  la famosa storiella, di diversi rospi molto ma molto gonfi al posto del bue a cui si aspirava.

Oggi per fortuna questa voglia di muscolarità è stata in buona parte abbandonata e sostituita da un equilibrio (anche aromatico) di buon livello. Continuano gli appassimenti ma  entrano solo in percentuali non alte nel vino finale, contribuendo così a dare rotondità senza eccedere e mantenendo praticamente intatta la fresca gamma aromatica, da sempre caratteristica peculiare di questo vino. I risultati dei nostri assaggi sono stati quindi  più positivi dello scorso anno e la speranza (visto che amiamo questo vitigno) è che il futuro ci riservi ancora maggiori soddisfazioni.

In definitiva due assaggi positivi anche se purtroppo, abbastanza ristretti nel numero.  Forse i produttori trentini sono talmente gelosi dei loro rossi autoctoni vini da tenerseli ben stretti in cantina….speriamo che il prossimo anno divengano più generosi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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