Marzeldego e Teromino: che strana sensazione2 min read

Tranquilli, non mi sto riferendo a due nuovi vitigni autoctoni nati dall’incrocio di Teroldego e Marzemino ma alla principale sensazione che ho avuto  una volta terminati gli assaggi di questi vini.

Per terminarli purtroppo non c’è voluto molto (e questo è il principale problema) perchè non siamo arrivati a 40 campioni in tutto e fare un punto della situazione con nemmeno 20 vini per tipologia è, oltre che difficile, abbastanza fuorviante. 

Per questo parlerò solo di sensazioni, senza mettermi a valutare le annate degustate. La prima e principale  sensazione è proprio quella di “ribaltamento” dei ruoli, dove il piacevole ed immediato Marzemino, con la sua versione Superiore,  sembra voler prendere il posto dello strutturato Teroldego e dove quest’ultimo, non solo nelle nelle versioni giovani, punta più sulla piacevolezza e (a parte alcuni casi “storici”) meno sul muscolare.

Questa bella confusione, che spero venga ridimensionata da prossimi assaggi è, come detto sia dovuta ai pochi vini per annata sia al fatto che i Teroldego giovani hanno imboccato senza remore la strada della pronta beva.

Inoltre i “pezzi da 90” assaggiati non ci hanno dato grandi soddisfazioni; da una parte (specie i figli della vendemmia 2008) per una strana mancanza di corpo e potenza e dall’altra per un voler rendere il Teroldego un “Teroldegone”, un vino quasi caricaturale con l’apporto del legno e di eccessi di concentrazione non certo fondamentali in questo vitigno.

 

Quindi sensazioni non certo positive dai Teroldego a cui, per fortuna, si sono affiancate quelle molto positive relative ai Marzemino Superiore.

Questa tipologia aveva ricevuto da me non poche critiche in passato; critiche dovute all’uso eccessivo del legno ed allo svilimento dei profumi del Marzemino sull’altare della concentrazione e della (tutta da discutere) possibilità di invecchiamento. Inoltre la concentrazione metteva in luce la sensazione amarotica classica dei tannini di questo vino, facendo più danni che mai.

Dai nostri ultimi assaggi sembra  invece  si sia trovata una quadra alla tipologia. Molto, molto meno legno , molto più frutto, molta più giovanile esuberanza, abbastanza più corpo ma senza esagerare. I  risultati sono alcuni Marzemino Superiore di indubbia piacevolezza e corposità. Vini nettamente territoriali che però possono ambire ad un moderato ma sicuro invecchiamento. Di questo, amanti come siamo del Marzemino, non possiamo che esserne strafelici.

Ripeto: siamo davanti non a dati certi (soprattutto sul fronte Teroldego) ma a sensazioni “abbastanza forti”.

Speriamo solo che il prossimo anno si possa avere più campioni per valutare in maniera più approfondita.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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