Grandi manovre in Trentino3 min read

Chi di voi avrà letto l’articolo di Piero Valdiserra (vedi) della scorsa settimana sarà rimasto, come noi, con qualche dubbio sull’ oggetto del contendere, quello  che Piero definisce “Echi di grandi manovre in corso”. Non ci sembrava giusto lasciare la cosa sul vago e per questo abbiamo investigato e ci siamo resi conto che, come dice Valdiserra, dovremmo imparare a fare meglio il nostro mestiere.

Infatti notizie come un bilancio di La-Vis (una delle tre grosse cantine cooperative trentine assieme a Cavit e Mezzacorona) per il 2009 che non solo vede una calo di fatturato del 15% ma un indebitamento verso banche di 78.6 milioni di euro non è una cosina da tenere sotto silenzio. Questa situazione, che certamente non è nata oggi, ha spinto la stessa Associazione Nazionale delle Cooperative a richiedere ad un gruppo di esperti, capitanati da Emilio Pedron  (mica a Pulcinella..) di studiare e proporre un piano di riassetto della Cantina.

La ricetta proposta da Pedron è una vera e propria cura da cavalli. La-Vis per prima cosa dovrebbe coprire i debiti con le banche e per farlo si vedrebbe costretta a  cedere sia due marchi importanti come Casa Girelli e Cesarini Sforza sia le due acquisizioni toscane, Poggio Morino e Villa Cafaggio.  Se per le due aziende toscane ancora non si è ipotizzato un compratore per i due marchi trentini il compratore ci sarebbe: Cavit. Quest’ultima, acquisendo tali marchi dovrebbe anche ristrutturarsi e divenire una S.p.A.

Come si può capire queste proposte di “grandi manovre” hanno incontrato pareri di tutti i tipi e non ci saremmo aspettati niente di meno. Tanto per chiarire: la più grossa cooperativa trentina ( che diciamo riunisce circa il 35-40% dei viticoltori in regione) sta per annettersi una parte di un’altra grande realtà cooperativa (che detiene, azzardiamo, il 15% del produttori). In particolare questa fetta prevede un marchio spumantistico importante che vedrebbe quindi, in un momento in cui il Trento DOC tira, possibilità di sviluppo. Tutto questo mentre la terza grande realtà cooperativa (Mezzacorona con circa, sempre a braccio un 20-25% di ettari) sembra stia a guardare e la quarta realtà, ma questa volta privata, della regione, Ferrari, pare stia anch’essa alla finestra ma sicuramente non vedrebbe con piacere un marchio importante di bollicine cadere nelle mani di Cavit. Infatti, da noi interpellato telefonicamente, Marcello Lunelli ha testualmente risposto “Credo che Cesarini Sforza debba rimanere staccata da Cavit!”

In questo grosso mulinello non poteva non rientrare la politica, che da una parte si dice pronta ad investire molti milioni (20?-50?), dall’altra sarebbe però ben felice se un riassetto del genere avvenisse senza l’utilizzo di soldi pubblici (a questo tenderebbe il piano Pedron).

In tutto questo grande Maelstrom enologico quello che ci ha colpito di più è stato scoprire quanto sia grande la fetta del vino trentino in mano alla cooperazione. Se, per puro caso (ma sono comunque cooperative..) si unissero Cavit, Mezzacorona e La-Vis, arriverebbero a possedere un bel 80- 85% del vigneto Trentino.  Se vi sembra poco…

Comunque: per adesso il particolareggiato piano Pedron è rimasto sulla carta, nel frattempo La-Vis ha chiesto un prestito da 12 milioni di Euro a Cooperfidi, che ancora non lo ha concesso. …come prima puntata non ci sembra male.

Torneremo sull’argomento.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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