Brunello 2004: vigne troppo giovani?3 min read

Tra pochi giorni pubblicheremo i risultati dei nostri assaggi del Brunello di Montalcino 2004 (nonché del Rosso 2007 e degli IGT di varie annate). Queste righe partono dai risultati degli assaggi per cercare di inquadrare meglio il “vigneto Montalcino”, prescindendo (almeno cercando di farlo) da tutto quanto è stato fatto o detto da un anno e mezzo a questa parte.

L’unico punto di contatto con i nostri assaggi riguarda la valutazione generale dell’annata. Per noi il 2004 non è stata un’annata ne a 5 ne a 4 stelle. Nelle migliore delle ipotesi, specie per quando riguarda la serbevolezza, siamo attorno a 3, con diversi esempi al di sotto.

Ecco i principali motivi.

La vendemmia del 2004 fu indubbiamente positiva ma anche molto produttiva. Si veniva da due annate di magra per motivi opposti (2002 pioggia, 2003 caldo torrido) e avere il coraggio di potare in verde in maniera drastica  non era certo facile. Inoltre il mercato tirava e tutti erano sicuri che, al momento dell’ingresso in commercio, qualche santo avrebbe aiutato. Non per niente il 2004 è stata  l’annata dove si è prodotto più Brunello di sempre: 94.691 ettolitri contro i 70.999 dell’anno precedente (+ 33, 36%) ma soprattutto contro i 61.644 del 2001 (+53,55%), ultima annata “normale” prima del 2004. Tutte le annate successive inoltre sono rimaste sotto gli 80.000 ettolitri, pur con un aumento (non grande per la verità) della superficie vitata.

La superficie vitata:  se oggi, con circa 2100 ettari a Brunello, solo poco più di mille (a causa di nuovi impianti e di reimpianti) hanno una vita superiore ai 10 anni e quindi possibilità di dare uve adatte per vini da grande invecchiamento, nel 2004 la situazione era praticamente la stessa se non peggiore. Nel decennio 1994-2004, periodo del vero boom di impianti per il Brunello, si era passati da 1159 a 1944 ettari (con un aumento di quasi il 68%) solo di nuovi vigneti; se ci mettiamo anche i reimpianti dello stesso periodo non siamo certamente lontani dal vero dicendo che meno della metà degli ettari di sangiovese a Brunello, non avevano l’età per poter garantire vini da grande invecchiamento. Magari diradando molto si poteva anche migliorare la situazione ma, come abbiamo visto, i dati ci dicono tutto il contrario.

Un ultimo dato ce lo ha fornito un produttore, parlandoci senza peli sulla lingua: “Con il 2004 purtroppo, per le note vicende,  prima dell’imbottigliamento si è potuto fare ben poco….è questo è il risultato”. Qui non si tratta di voler per forza dare addosso a questa denominazione ma di constatare che, pur in maniera del tutto legale, un certo “ringiovanimento” era quasi una prassi che molti seguivano e che oggi si guardano bene solo dal pensarla.

In definitiva l’annata 2004 del Brunello di Montalcino non sarà in generale una grande annata da invecchiamento perché, a suo tempo, molte uve non erano “strutturalmente adatte” per questo. La causa? Un problema di crescita eccessiva, che ha portato a piantare tanto in poco tempo ed a pensare che bastasse il nome “Montalcino” perché vigneti di 5-6 anni si comportassero come quelli di 25-30 anni. A questo si è aggiunto il particolare momento passato dalla denominazione che ha fatto "ripensare" in corsa ad alcune caratteristiche di questo vino, che infatti al momento attuale si presenta molto più "sangoiovese style" rispetto al recente passato Dal punto di vista vitato, oggi Montalcino sta uscendo dal tunnel e fra 3-4 anni disporrà di molte più vigne (diciamo un 70%) adatte per quello che richiede il suo blasone.

Un blasone che avevamo gia messo in discussione in momenti non sospetti. basta dare un’occhiata a questo nostro articolo riguardante la vendemmia 2001 (vedi)

*** I dati su ettari ed ettolitri ci sono stati forniti direttamente dal Consorzio del Brunello di Montalcino, che ringraziamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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