La stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 41, n. 103 min read

Questa volta in copertina sono i vini Best-Value del Rodano a campeggiare in primo piano.

 

Titoli di contorno: l’intervista all’”uomo nuovo” di Lafite, la rinascita del vino rumeno per OZ Clark, soluzioni per l’home storage, e le bottiglie dello Champagne, itinerario a Santorini, Albariños e Grüner Veltliner.

 

Ad arricchire ulteriormente questo numero é il supplemento di 122 pagine interamente dedicato a Bordeaux. 

 

Dopo una bella immagine di Furleigh Estate, nel Dorset,  si comincia con le notizie del mese (in primo piano  la gelata in Borgogna e la morte di Aimé Guibert e Paul Pontallier), le lettere dei lettori e le pagine degli opinionisti John Stimpfig (l’apertura della Cité di Vin a Bordeaux), Andrew Jefford (il sottile rapporto tra i vini e i luoghi da cui provengono), Jane Anson (Bordeaux  e la beer generation), la lettera dal Giappone di Simon Staples.

 

Ecco finalmente i rossi del Rodano: 50 vini eccellenti tra 8 e 18 pounds.Poi l’intervista di Jane Anson a Eric Kohler , direttore tecnico di Lafite Rotschild, il profilo regionale dedicato alla Sonoma Coast, California, l’inchiesta sul formato “giusto” per lo Champagne (dalla mezza bottiglia al Balthazar).

 

Segue un servizio dedicato al Roussillon e alla ricerca della finezza, e poi le nuove buzzwords dei vini australiani. 

 

OZ Clark presenta i nuovi vini rumeni, tra varietà internazionali e autoctone e la loro ricerca di identità.

Tom Cannavan invece si occupa delle cantine e le soluzioni proposte per la conservazione dei vini.

 

L’inchiesta di Rob Mac Culloch tocca il problema delicato delle uve da vino comprate da altri produttori .

 

Eccoci alla Decanter Guide e ai suoi Panel Tastings: Rias Baixas Albariño e Grüner Veltliner austriaci .

Tra i primi ci sono due vini “eccezionali”  a 95 punti su 100, il Val do Salnés 2015 di Mar de Frades , e la Seleccion 2008 di Pazo Señorans, molte le buone opportunità tra i secondi.

 

Completano la sezione le pagine di Spurrier, le scelte di Cab-Shiraz australiani di Anthony Rose, i week-day wines  (con un Touriga- Tempranillo australiano in evidenza).

 

Prima di chiudere  ci sono l’itinerario a Santorini, con i migliori indirizzi, le Notes & Queries, il Market Watch (con l’annata 2015 di Bordeaux in primo piano)  e la Leggenda del vino: Corton-Charlemagne del Domaine Bonneau du Martray 1990.

 

Il fascicolo su Bordeaux allegato come supplemento, si apre con un capitolo poco conosciuto della storia di Bordeaux: la classificazione dei cru del 1961 “That never was”, che non riuscì mai a vedere la luce.

Poi: la degustazione dei grands crus dell’annata 2006, dieci anni dopo; retrospettiva 1986-1996; i migliori amici tra i produttori di Bordeaux. Jane Anson esamina i 4th growths .

 

Elin Mc Cooy parla della rinascita di Château d’Issan intervistando Emmanuel Cruse. L’articolo che segue riguarda le tipicità regionali dei vini di Bordeaux: quanto sono differenti le varie appellations?

 

Ian D’Agata presenta la sua guida a Pessac-Léognan e ai migliori acquisti.

Stephen Brook prosegue con i crus bourgeois, esaminando l’annata 2013.

Poi sei grandi vini di St-Émilion  e che cosa c’é di nuovo in questo territorio?

 

Infine  ci sono  i migliori Pomerol  per James Lawther e il Panel Tasting dei Fronsac e Canon-Fronsac, una rivisitazione dell’annata 2001 a Sauternes e Barsac, le migliori opportunità per l’enoturista, un’intervista breve a Stéphanie de Boüard-Rivoal (Château Angélus).

 

Decanter, vol 41, n. 10,  July 2016, £ 4.40 (in Inghilterra)

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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