Assaggi Franciacorta DOCG: molte cose da dire e molti articoli per farlo3 min read

323! Ripeto, 323!!! Non avevamo mai assaggiato così tanti Franciacorta e c’è voluta una settimana per farlo. Quindi la prima cosa da fare è ringraziare il Consorzio del Franciacorta per  averci ospitato e organizzato la degustazione.

Li ringraziamo ancor di più perché, come oramai facciamo da tre anni, abbiamo degustato i Franciacorta a ottobre per permettere ai vini (raccolti ad aprile per tutte le guide) di avere almeno 6-7 mesi di tempo in più per riprendersi dal trauma della sboccatura. Quindi il consorzio ha dovuto tenerci da parte i vini per molti più mesi del normale.

 

Come detto abbiamo degustato 323 vini, un numero a cui non eravamo mai arrivati  e che ci permette di avere un quadro molto più ampio della situazione. Visto che siamo a “dare i numeri” diamoli per bene: abbiamo degustato, tra millesimati e non, 109 Brut, 64 Satén, 56 Rosé, 52 Pas Dosé, 34 Extra brut e anche 8 tra Extra dry e Demi sec. 

Con così tanti vini e tante cose da dire abbiamo pensato di non condensarle in un unico articolo ma di dedicarne uno ad ogni tipologia, conglobando solo gli “extra” cioè Extra Brut, Extra dry (e Demi sec).

 

Prima però vorremmo fare qualche considerazione generale sul “mondo Franciacorta” che sembra proceda lentamente e invece ogni ha mette in carniere vari cambiamenti (da capire se positivi o negativi).

 

Positivo è sicuramente una maggiore presenza sui mercati internazionali. Non siamo certo a livelli molto importanti, diciamo attorno al 10%, ma credo sia importante che si sia partiti e che, pur con la politica dei piccoli passi, sempre più aziende si presentino all’estero con le loro bollicine.

 

C’è un’altra cosa che percentualmente (almeno per noi)sembra aumentare in Franciacorta e sono i grammi di zucchero nei dosaggi.

 

Il consorzio e i produttori giurano e spergiurano che mediamente sono sempre gli stessi, anzi stanno diminuendo, ma la sensazione “al palato” è abbastanza chiara. Se vogliamo essere possibilisti potrebbe anche dipendere da una migliore gestione dei vigneti (che cominciano ad avere età adeguate) e della vinificazione, ma in diversi casi abbiamo trovato delle “rotonde dolcezze” che si faticano a spiegare con una diminuzione degli zuccheri.

 

Per carità! Ognuno è libero di fare ciò che vuole e infatti una delle principali case franciacortine, oltre a cambiare il colore di qualche etichetta, ha presentato vini chiaramente più morbidi e rotondi, che peraltro il mercato pare abbia premiato con importanti aumenti di vendite.

Certo se lo fa chi è davanti a tutti da anni e con buoni risultati, ci possiamo aspettare che molti seguano l’esempio.  A proposito di dolci, per la prima volta inseriamo il gruppetto degli extra dry e demi sec, anzi, per la prima volta li abbiamo assaggiati in maniera approfondita e le cose non sono andate affatto male, ma ogni cosa a suo tempo….

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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