Stefano Bonilli è morto1 min read

La prima sensazione alla notizia della morte per infarto di Stefano Bonilli è stata di vuoto, un gran vuoto. Questo anche se lo avrò incontrato e ci avrò parlato si e no due volte in vita mia.

Ma Stefano Bonilli è stata una persona talmente importante nel mondo dell’enogastronomia italiana che la sua morte lascia un vuoto non facilmente colmabile.  Creatore e direttore per più di venti anni del Gambero Rosso, Bonilli è stato sin dall’inizio al centro di questo nostro mondo.

Non c’era giornalista, produttore di vino, sommelier o semplice appassionato che non lo conoscesse. Il suo peso nel mondo del giornalismo enogastronomico era grande e quindi è grande il vuoto che lascia, anche se negli ultimi anni non era più al centro della scena.

Gambero Rosso, Città del Gusto, Gambero Channel: tutti progetti importanti, dove la mano di Stefano è stata basilare.

 

Che la terra gli sia lieve.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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