Bardolino, uno e trino?3 min read

L’assaggio di una buona campionatura dei vini di questa zona, effettuato in piena estate e quindi a molte settimane dall’imbottigliamento permette di avere un’idea corretta della situazione mentre il prodotto è nel pieno della sua stagione di vendita.

Stavolta abbiamo degustato per conto nostro con la dovuta concentrazione, dopo che per anni avevamo monitorato la situazione attraverso gli assaggi dell’anteprima.

Dovendo sintetizzare un’impressione generale che riguardi le tre tipologie (rosso, rosato e spumante) si ha l’impressione di trovarsi a mezza strada. La produzione “storica” della zona, di qualità non certo alta e basata anzitutto su un basso prezzo per vendere notevoli volumi ottenuti da rese alte, sembra in via di cambiamento verso un quadro qualitativamente migliore, dove i vini discutibili sono ridotti davvero al minimo. La definizione di uno stile condiviso per ognuna delle tre tipologie, tuttavia, ci sembra ancora latitante pur a fronte di un costo medio finale che rimane contenuto.
Ma prima di una breve relazione sulle varie tipologie un cenno all’ andamento climatico delle due annate affrontate.

2011: Il consorzio l’ha definita “annata meteorologicamente stravagante con fasi calde e asciutte alternate con momenti freddi e piovosi. Lo scarso sviluppo di malattie ha permesso di disporre di un’uva sana e matura". Sicuramente tutti la ricorderanno per un’annata calda che dovrebbe privilegiare le zone fresche più  a nord, rispetto al basso lago. In realtà i migliori punteggi sono stati dati in modo abbastanza distribuito su tutto il territorio.

2012: caldo torrido in piena estate, così da compromettere quasi la resa quantitativa delle vigne; invece settembre e ottobre hanno consegnato quantitativi di uva in linea con la media della doc del Bardolino. Il caldo estivo ha impedito lo sviluppo delle malattie delle vigne e così in cantina sono arrivate uve sane e ben mature.

Dobbiamo dire di essere rimasti soddisfatti da questo primo assaggio dedicato alla zona. Nelle nostre valutazioni i Chiaretto hanno superato i Bardolino come miglior risultato medio. Forse è il caso di  pensare ad attendere un po’ di più prima di imbottigliare questi rossi, che pur belli da giovani potrebbero acquistare maggiore completezza con un  affinamento un po’ più lungo. In dettaglio alcune riflessioni sui vari comparti in cui si è suddiviso l’assaggio.


Bardolino Chiaretto Spumante

La strada appare ancora in salita, l’ esigenza commerciale di proporre una tipologia di vino molto di moda sulle coste del Lago di Garda non è ancora stata seguita da un’evoluzione qualitativa adeguata. Troppe cantine affidano a terzi le basi da spumantizzare, a testimonianza del fatto che tradizione ed esperienza spumantistiche sono ancora da venire.

 

Bardolino Chiaretto

Tra le tre tipologie assaggiate è quella che soffre più la variabilità stilistica con colori ancora non ben delineati e palati variabili: certi campioni si sono rivelati estremamente secchi, salati e minerali, altri particolarmente morbidi, quasi dolci. Queste difformità tuttavia non riguardano la qualità media, e possiamo dire di aver assaggiato una pattuglia di Chiaretto molto buoni.

 

Bardolino

La divisione tra il semplice Bardolino e il Classico non ha mostrato relazione con il livello qualitativo, ma solo con il profilo stilistico: vini più di potenza i primi e più eleganti i secondi. Nel complesso questa tipologia ci è sembrata una solida realtà. Da segnalare in negativo la tendenza ad “amaroneggiare” o “ripassare” di qualche produttore:  con questo tipo di vinificazioni si perde molto in identità.

In definitiva questa “trinità” sotto un unico nome può portare benefici a questa denominazione in grande crescita sotto il profilo delle vendite, solo dopo un’adeguata armonizzazione stilistica e, in alcuni casi, un innalzamento della qualità media.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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