Nuovo presidente Brunello: a modest proposal4 min read

Giovedì prossimo 30 maggio ci sarà l’elezione del nuovo presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino. Un momento importante per questa denominazione che oramai da molti, moltissimi anni veleggia in un tranquillo e ovattato tran-tran.

In effetti la serena e paciosa tranquillità che regna in zona rischia di far dimenticare il nome Brunello ai media di tutto il mondo. Per fortuna, se i media hanno perso di vista Montalcino (senza notizie come si fa a parlarne!!) non l’hanno fatto i clienti di tutto il mondo: infatti il mercato, forse proprio grazie all’accordo che regna tra i produttori, tira come non mai.

Ora tutti si staranno domandando se questo periodo di vacche esageratamente grasse e perdipiù mute dovrà e potrà continuare, oppure la scelta dei consorziati sarà per una rottura col passato, con un presidente che, magari innescando anche qualche sana polemica, riesca a far tornare sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo questo vino che qualcuno scherzando ha anche chiamato “Calmello di Montalcino”.

Dal punto di vista giornalistico noi non possiamo che sperare in un presidente molto più “gossip-style”, pronto a increspare con qualche uscita d’ingegno, le troppo tranquille acque della denominazione.

Per esempio: non sarebbe male se l’eletto dichiarasse al mondo che per anni in diversi Brunello ci sono andate anche altre uve che col Sangiovese non hanno niente a che vedere. Ci pensate al riflesso che avrebbe sui media una notizia del genere? Montalcino tornerebbe sulle prime pagine per giorni e giorni.  

Questo potrebbe essere un significativo primo passo verso un recupero internazionale di visibilità. Proprio a seguito di questa affermazione si potrebbe organizzare subito un convegno scientifico dove si presentino metodi assolutamente sicuri per riconoscere la purezza del sangiovese. Se in concomitanza a ciò si cominciasse anche a ventilare la possibilità del cambio di disciplinare, magari del Rosso e non del Brunello, sicuramente la calma piatta di questi anni si potrebbe almeno increspare.

Penso infatti ad alcuni produttori che magari, pur tranquilli e paciosi di natura, potrebbero avere qualcosa da ridire. Il problema è che i produttori di Montalcino non sono oramai più abituati alla polemica e quindi servirebbero altri stimoli per poter mantenere accesa la fiamma del sano e corretto confronto verbale.

Magari potrebbe essere troppo ma….pensare ad un bello scandalo, tipo trovare dei vigneti di merlot utilizzati per fare Brunello? No! In effetti mi sembra troppo e soprattutto assolutamente impensabile, però qualcosa di grosso ci vorrebbe per togliere l’apatia che da anni rischia di far addormentare un giornalista quando parla di Montalcino.

Qui si potrebbe vedere veramente la tempra del nuovo presidente: sempre cavalcando il cambio-non cambio di disciplinare  potrebbe riuscire a far uscire dai gangheri un buon numero di produttori e così  magari trovare qualche motivazione per buttare fuori  dal consorzio aziende importanti.

Certo è che ci vorrebbe un presidente veramente “gossipparo” e iperattivo per riuscire a far uscire dai gangheri i calmissimi produttori locali, per riuscire a creare un clima teso, difficile, dove ognuno guarda in cagnesco l’altro, ma almeno le notizie si accavallerebbero e Montalcino sarebbe la centro dell’attenzione.

Ritenendo impossibili cose come quella del merlot , ci permettiamo di fare alcune umili e semplici proposte.

1.Dichiarare guerra al pianeta Marte. Ci spieghiamo meglio: non si tratterebbe proprio di una guerra al pianeta ma al sinonimo Pianeta Rosso con cui tutti lo chiamano. Però i giornali, semplificando come sempre, titolerebbero: Montalcino dichiara guerra a Marte! Già vediamo il futuro presidente leggere il proclama “E’ oramai da troppo tempo che Marte viene chiamato Il Pianeta Rosso, mentre è a tutti chiaro che il vero luogo dove il rosso alligna è Montalcino! Per questo il Consorzio da me presieduto ha deciso di intentare causa internazionale a questo sinonimo e a chi lo rappresenta e tutela, in quanto fuorviante e lesivo della dignità di una terra che da sempre ha avuto con il termine Rosso un rapporto assolutamente privilegiato.”

2. Denunciare tutti quelli che, fuori dal comune di Montalcino, si chiamano Brunello. Mettiamo che esistano persone piccole, di struttura cagionevole, esili che si chiamano così: sicuramente porterebbero nocumento al nome, all’immagine  e soprattutto farebbero pensare che il Brunello, invece di essere potente e deciso, sia appunto esile e malaticcio. Senza pensare al giorno del funerale, con  i cartelli mortuari dove si legge “Brunello è morto!”.

3. Attivare un numero verde (pardon rosso!) attivo 24 ore su 24 per raccogliere le insinuazioni, i pettegolezzi, le storie, inventate o meno, di  produttori ilcinesi su altri produttori locali. Tutto questo dovrebbe essere riversato su un blog e alla fine dell’anno potrebbe essere indetto il premio “Querelino d’oro” da conferire sia al produttore più sputtanato sia a quello che ha presentato più querele contro ignoti.

Le nostre sono ovviamente modestissime proposte, che forse non meritano nemmeno di essere discusse, ma qualcosa per smuovere il quasi secolare e pacifico immobilismo mediatico di Montalcino il nuovo presidente dovrà pur fare!

 

 

 

La foto del cartello mortuario e di Paolo De Cristofaro

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE