Il premio Giulio Gambelli a Fabrizio Torchio3 min read

E finalmente ci siamo! Il premio nazionale Giulio Gambelli, Promosso da noi IGP e da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) è arrivato al giorno tanto atteso, quello della premiazione.

Il premio è stato creato per premiare i giovani enologi vicini all’idea di vino che fu di Giulio Gambelli: massima fedeltà e attinenza al vitigno, alle caratteristiche del terreno, alla diversità delle annate, in assoluta pulizia e correttezza esecutiva. Massimo rispetto per la materia prima e prodotti che esprimano in maniera “chiara e netta” sia i vitigni di provenienza che il territorio di origine.

Ma già dalle prime battute questo premio è diventato un potente riflettore da puntare su un mondo che non sempre riesce ad emergere e a trovare spazio. I giovani enologi infatti non sempre riescono ad esprimere il loro talento ed ha trovare cantine disposte a scommettere su di loro.

Quello che posso dire, dopo aver parlato con molti dei 19 selezionati per la finale è che questi giovani hanno idee, forza e volontà creativa da vendere. Quello che possiamo dire come IGP dopo aver assaggiato i loro vini (74 in tutto tra spumanti, bianchi, rosé e rossi) provenienti da buona parte del nostro stivale (Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia) è che la stragrande maggioranza di loro ha compreso molto bene il pensiero del grande Giulio Gambelli.

Infatti i vini presentati erano assolutamente in linea con i requisiti del premio e il compito della giuria non è stato facile.

Alla fine ha vinto il primo Premio Nazionale Giulio Gambelli il trentaduenne piemontese Fabrizio Torchio, laureato con lode al’Università di Torino e attualmente amministratore delegato del Gruppo Ricerche Avanzate Per l’Enologia (Grape) che si occupa di analisi avanzate su uve e vino. A lui vanno i 1500€ del premio, messi in palio dalle aziende amiche da sempre di Giulio Gambelli, assieme ai nostri complimenti.

Ma nel momento in cui viene premiato un giovane di poco più di trent’anni ci sembra giusto ricordare i nomi dei giovani colleghi che con lui hanno “lottato” fino all’ultimo, presentando vini di assoluto livello sia dal punto di vista interpretativo che qualitativo.

In ordine rigorosamente casuale: Claudia Galterio, Matteo Bertè, Mattia Filippi, Luca Faccenda, Erik Dogliotti, Fabio Rossi, Elena Fucci, Paula Cook,Sieghard Vaja, Rocco Vallorani, Arianna Occhipinti, Marta Rinaldi, Dino Dini Angelo Molisani,   Francesco Bordini, Gabiele Gadenz, Davide Fasolini e Cristiano Garella.

Tutti loro potranno riprovare il prossimo anno, se verranno nuovamente proposti dalla giuria di selezione composta dal meglio del giornalismo enogastronomico italiano.

Adesso però non cadiamo nel facile tranello di cominciare a definire il vincitore come “l’erede” del pensiero di Gambelli. Un erede vero e proprio non c’è stato quando lui era in vita e mi sembra veramente fuori luogo trovarlo ora che è scomparso da più di un anno. Semplicemente credo si possa dire che i semi del suo pensiero hanno attecchito bene e si spera diano sempre più buoni frutti.
 
Una breve riflessione conclusiva: ci voleva un personaggio come Giulio Gambelli, colui che per anni è stato il grande vecchio del vino toscano e non solo, per mettere in vetrina dei giovani e bravi enologi. Del resto Gambelli aveva sempre puntato sui giovani e molto dell’attuale gotha dell’enologia italiana deve molto a quest’uomo schivo, timido ma semplicemente geniale nel comprendere il linguaggio dell’uva e del vino, in particolare del suo amato sangiovese.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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