Clelia Romano, la signora del Fiano di Avellino2 min read

Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Fiano! Sì, perchè dai primi assaggi fatti in giro vedo con piacere un bel bianco in promessa: alte acidità, buona frutta, corpo. E’ il tema di ogni anno in Irpinia, se il Fiano sale il Greco scende e viceversa.
Il motivo è soprattutto nei tempi di maturazione, sfalsati di una decina di giorni in media, tra le due grandi uve bianche del Sud, per cui è difficile che procedano appaiati. Ci sono ovviamente eccezioni, come la  2008 dove entrambi si sono presentati in modo equilibrato.

Per tutti gli appassionati, la signora del Fiano è Clelia Romano e la sua bottiglia è sempre un riferimento, la si aspetta per vedere come sarà l’annata. Ne parliamo anche per celebrare la nascita dei Viticoltori di Lapio, un piccolo paesino il cui territorio ricade anche nell’areale del Taurasi oltre che, ovviamente del Fiano.

Cinque ettari di fiano, piantati negli anni ’80 sotto la spinta di Mastroberardino, che dal 1994 sono diventati una delle etichette di bianco più conosciute dagli appassionati.
Gli appezzamenti sono divisi in tre zone: a Scarpone, Stazzone e ad Arianello dove c’è la cantina, esposti fra i 500 e i 550 metri su una collina a cavallo tra i fiumi Calore e Sabato, dove l’uva, nutrita dai terreni argillosi e calcarei, soffre l’escursione termica e diventa elegante in bottiglia.

Il Fiano di Clelia, adesso affiancata dai figli Carmela e Federico prossimo al matrimonio, nasce dal rapporto con Angelo Pizzi, uno dei primi enologi della Campania, impegnato soprattutto nel Sannio con la Falanghina e l’Aglianico. Ma in questa azienda irpina, l’unica della quale è consulente, Angelo ha mostrato di avere una mano felice sul bianco.

La grande freschezza è bilanciata dalla polpa bianca dai sentori dolci e in bocca diventa appagante e dinamica. Si beve una bellezza, ripetutamente, senza fine. Un fiano da abbinamento, ma anche da conservare per molti anni e goderne così l’evoluzione.
L’ho scritto altre volte e lo ripeto, il mio Fiano del cuore, per questa semplicità nel porgersi, il continuo invito ad essere scoperto, l’essere lontano dalla banalità e da tematiche monocordi.

L’annata migliore? La 1999 sicuramente, ma questa 2010 ha molta stoffa da vendere: le uve sono state raccolte ben mature dopo una stagione sostanzialmente equilibrata prima dell’arrivo delle piogge che hanno reso difficile la vita al greco e rovinato l’Aglianico che registra una delle sue annate peggiori di sempre.

Le richieste premono, Clelia sta per uscire in commercio. Ma il nostro consiglio è di iniziare a berlo alla fine del prossimo anno.

Sede a Lapio (Av), contrada Arianello 47. Tel. 0825.982184, fax 0825.982184. Enologo: Angelo Pizzi. Bottiglie prodotte: 56.000. Ettari: 5 di proprietà. Vitigni: fiano, aglianico

 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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