Il Burbero Benefico, ovvero la Barbera Nizza e dell’astigiano3 min read

Prima di scrivere questo pezzo abbiamo fatto due conti, confrontando i voti della degustazione dello scorso anno con quella fatta all’inizio del 2010. Per prima cosa ci siamo accorti di aver assaggiato molte meno Barbera Nizza (17 invece di 31) e molte più Barbera d’Asti Superiore (12 invece di 3). Per la Barbera d’Asti siamo invece rimasti sui livelli dello scorso anno. Altri numeri ci dicono che lo scorso anno avevano inviato i vini 28 aziende e questa volta 24.

Questa differenza però non va a coprire la mancanza di  ben 12 barbere della sottozona Nizza ne ci spiega perché abbiamo ricevuto il quadruplo di Superiori d’Asti.
Cosa pensare della “mancanza” dei  Nizza ? Ancora non sono imbottigliati, oppure non ce li hanno spediti di proposito, o forse  diversi produttori hanno saltato l’annata? E cosa dire dell’aumento dei Superiori in degustazione? E’ possibile che tiri di più il secondo del primo e di conseguenza ci si regola?
Se così fosse ci dispiacerebbe molto perché vi abbiamo visto un chiaro miglioramento qualitativo: Lo scorso anno la media era poco superiore alle 2 stelle (2.09) mentre nell’ultimo assaggio siamo andati oltre le 2 e mezza (2.52). Sicuramente l’annata ci ha messo del suo ma non credo sia da sottovalutare l’esperienza di vigna e di cantina accumulata negli anni passati. Così sono raddoppiate la 4 Stelle, grazie ad una conferma e ad una new entry, mentre i prezzi non sono per niente raddoppiati, anzi. A parte chi ha un nome formatosi al di fuori della denominazione (Chiarlo e Vietti per esempio) i prezzi dei Nizza si attestano tra i 15 ed i 20€ e per un vino del genere sono soldi spesi bene.

Ma c’è un altro fattore positivo nel Nizza 2006: se dio vuole  l’uso del legno è sempre più rispettoso di un vitigno che mi piace definire “antico”. Antico per  alcune sue caratteristiche all’opposto del gusto definito moderno: acidità elevata, profumi non seriali ed addomesticati, difficoltà congenita nel digerire la barrique.  Se fosse un’ opera teatrale sarebbe senz’altro “Il Burbero benefico” di Goldoni.

Come si può capire è un’ uva che mi piace e vorrei vedere maggiormente sugli scudi, sia sotto forma di Nizza che di Asti. Quest’ultimo, specie nella versione Superiore si è dimostrato un validissimo compagno d’armi del Nizza. Freschezza ed equilibrio, con nasi ben delineati e “barberosi” (vedi i profumi non seriali ed addomesticati di cui sopra) sono le caratteristiche principali di un vino che va oltre il Nizza per quanto riguarda il rapporto qualità/prezzo. Così alla fine dei salmi, dopo attente riflessioni e riassaggi, li abbiamo promossi con buoni voti.

Lo stesso è accaduto ma in percentuale minore per le barbere d’Asti "base", probabilmente per colpa di un’annata come il 2008, non certo di alto livello. Crediamo comunque che proprio su quest’ultima tipologia di vino si debba puntare per allargare il mercato della barbera in purezza oltre i classici confini del Nord Italia. Ma questo ampliamento non può che passare per un grande miglioramento in vigna, che permetta di a vendemmiare ad alcolicità non superiori a 12.5-13 senza doversi portare in cantina uve immature dal punto di vista fenolico e con acidità prossime al limone.

Se questa strada sarà seguita le barbera dell’Astigiano potrebbero diventare il giusto connubio tra gustosa arcaicità e stimolante modernità. Una specie di incrocio tra il Sior Todero Brontolon  e Harry Potter.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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