Gavi 2015: annata calda ma discreta, però attenti ai…tappi!2 min read

Mentre si incominciano a vendemmiare uve bianche e non solo, continuiamo nel nostro giro d’Italia di degustazione dei bianchi 2015, fermandoci a Gavi.

 

Questo bianco, un tempo famosissimo e che negli ultimi anni ha recuperato molto nell’immaginario qualitativo dell’enonauta italico e non, nasce dal Cortese, uva che ha qui trovato il suo luogo elettivo.

 

E’ un vitigno resistente e tosto, ma nel 2015 ha subito picchi di caldo e periodi di siccità che sicuramente (in realtà è successo da diverse parti)  avrebbero piegato le gambe a uve più blasonate. Il Cortese ha resistito ma non si può certo dire che ne abbia tratto giovamento.

 

La nostra degustazione ha visto quindi dipanarsi una cinquantina di campioni quasi sempre piacevoli ma in alcuni casi senza quella grazia minerale e quella sapida freschezza che contraddistinguono il Cortese negli anni migliori.

 

Per fortuna molti produttori sono riusciti a lavorare le uve “in sottrazione”, quindi senza esagerare con le estrazioni e cercando di privilegiare quella freschezza che la vendemmia  ha consentito di portare a casa.

 

In soldoni i Gavi 2015 hanno nasi con note più mature del solito e un corpo dove la freschezza gioca un ruolo non determinante. Per fortuna non sono caduti nel tranello di mantenere più zuccheri residui del normale e così diversi vini sono forse meno potenti ma sicuramente più fini, serbevoli e godibili.

 

Parlando d’altro ma neanche tanto, per mantenerli serbevoli e godibili servono anche dei tappi di livello almeno sufficiente e sembra invece che nel territorio del Gavi di questa tipologia ne esistano pochi.

Non solo la sera prima dell’assaggio ci siamo trovati a ristorante a discutere sui tappi (difettati) usati da un noto produttore locale, ma soprattutto durante l’assaggio della mattina successiva abbiamo dovuto fare i conti con diversi tappi di conglomerato che avevano dato ai vini sensazioni negative, dal gusto di colla in poi.

Il vero problema è che è accaduto spessissimo, quasi ad ogni batteria di cinque vini, di trovare un vino con qualche problema dovuto a tappi di pessimo livello.

Fino a che uno o due produttori insistono nel volersi far male e adottano tappi dozzinali sono affari loro, ma quando si arriva a constatare che almeno una decina abbondante di cantine (diciamo attorno al 15-20% del totale) si trovano nella stessa situazione bisogna parlarne e soprattutto credo sia opportuno che il consorzio intervenga in qualche modo.

 

Il Gavi è un bianco che gioca tante delle sue carte sulla finezza (sia aromatica che gustativa), quindi a maggior ragione basta un niente nel tappo perché l’equilibrio diventi squilibrio, la piacevolezza si trasformi in piattezza olfattiva, e il vino perda tutto il suo appeal.

 

Insomma, dove non è arrivata la calda vendemmia 2015 in diversi casi c’è arrivata una insulsa e superficiale scelta dei tappi.

 

Meditate produttori, meditate.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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