Gavi 2010: meglio del 2009 ma…3 min read

Ed eccoci arrivati all’ultimo assaggio in bianco dell’annata, i Gavi della vendemmia 2010.

Come molti di voi sapranno questo vino è un mio  vecchio pallino; in lui ho trovato spesso quella bella e austera freschezza che, unita a particolare finezza aromatica, porta il cortese in purezza a livelli veramente alti e non facilmente raggiungibili da altre denominazioni e/vitigni.

Il Cortese è però un vitigno tutt’altro che cortese: ha bisogno di attenzioni particolari ed il rischio di produrre vini scarsi di aromi e poveri di struttura è spesso presente.

L’annata 2010 era, da questo punto di vista, abbastanza rischiosa ed i risultati dei nostri assaggi possono essere letti come il classico bicchiere pieno d’acqua per metà.

Il punteggio stelle medio è stato di 2.35, quindi meglio del 2009 (2.24)  quasi sullo stesso livello del 2007 (2.36)  ma abbastanza lontano dalla migliore annata tra le ultime sei, il 2008 (2.52).

Una “via di mezzo onorevole”, potremmo definirla, specie se consideriamo che la sensazione generale è di un’annata che darà il meglio di sé tra qualche tempo.  Infatti molti vini ci sono sembrati ancora inespressi, specie dal punto di vista aromatico. In bocca invece le buone impressioni vengono sostituite da alcune sensazioni allarmanti, soprattutto sulla reale e futura profondità dei prodotti di questa vendemmia.

In poche parole: siamo di fronte ad un annata con  vini mediamente ancora non maturi, che quando lo diverranno difficilmente avranno fra loro quelle vette a cui alcune annate ci avevano abituato. Sempre e comunque meglio del 2009 ma dai miei amati Gavi mi sarei aspettato di più.

Dal punto di vista dei tappi mi sarei invece aspettato molto meno, anche se spero siano stati casi e coincidenze sfortunate. Ben 3 vini su 81 con entrambe le bottiglie difettate dal tappo ed alcune(per …fortuna) “tappate” solo in un esemplare, sono almeno un campanello d’allarme da tenere di conto.

Ed i produttori locali dovrebbero anche tenere di conto che da produttori di bianchi non ci si può improvvisare produttori di bollicine. La moda imperante sembra sia approdata anche a Gavi, con alcune aziende che hanno intrapreso anche questa strada; i risultati per adesso non sono certo eclatanti.

Questo perché fare bollicine è un’arte molto difficile e sicuramente diversa dal produrre vini bianchi. Considerando anche la situazione consortile che potrebbe avere dei mutamenti al vertice, mi permetto di dare un consiglio. Un ottimo produttore di bollicine (anche di bianchi)  in zona esiste e si chiama La Scolca: perché non si prova un riavvicinamento, magari solo sul fronte delle bollicine, con i produttori del consorzio che hanno intrapreso anche questa strada?

Potrebbe essere un iniziale viatico per il superamento di quelle divisioni che certamente bene non fanno a questa terra, purtroppo famosa per  un immobilismo che l’aveva quasi fatta uscire dal mondo della comunicazione del vino di qualità.
Meditate, produttori, meditate.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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