Ed eccoci arrivati all’ultimo assaggio in bianco dell’annata, i Gavi della vendemmia 2010.
Come molti di voi sapranno questo vino è un mio vecchio pallino; in lui ho trovato spesso quella bella e austera freschezza che, unita a particolare finezza aromatica, porta il cortese in purezza a livelli veramente alti e non facilmente raggiungibili da altre denominazioni e/vitigni.
Il Cortese è però un vitigno tutt’altro che cortese: ha bisogno di attenzioni particolari ed il rischio di produrre vini scarsi di aromi e poveri di struttura è spesso presente.
L’annata 2010 era, da questo punto di vista, abbastanza rischiosa ed i risultati dei nostri assaggi possono essere letti come il classico bicchiere pieno d’acqua per metà.
Il punteggio stelle medio è stato di 2.35, quindi meglio del 2009 (2.24) quasi sullo stesso livello del 2007 (2.36) ma abbastanza lontano dalla migliore annata tra le ultime sei, il 2008 (2.52).
Una “via di mezzo onorevole”, potremmo definirla, specie se consideriamo che la sensazione generale è di un’annata che darà il meglio di sé tra qualche tempo. Infatti molti vini ci sono sembrati ancora inespressi, specie dal punto di vista aromatico. In bocca invece le buone impressioni vengono sostituite da alcune sensazioni allarmanti, soprattutto sulla reale e futura profondità dei prodotti di questa vendemmia.
In poche parole: siamo di fronte ad un annata con vini mediamente ancora non maturi, che quando lo diverranno difficilmente avranno fra loro quelle vette a cui alcune annate ci avevano abituato. Sempre e comunque meglio del 2009 ma dai miei amati Gavi mi sarei aspettato di più.
Dal punto di vista dei tappi mi sarei invece aspettato molto meno, anche se spero siano stati casi e coincidenze sfortunate. Ben 3 vini su 81 con entrambe le bottiglie difettate dal tappo ed alcune(per …fortuna) “tappate” solo in un esemplare, sono almeno un campanello d’allarme da tenere di conto.
Ed i produttori locali dovrebbero anche tenere di conto che da produttori di bianchi non ci si può improvvisare produttori di bollicine. La moda imperante sembra sia approdata anche a Gavi, con alcune aziende che hanno intrapreso anche questa strada; i risultati per adesso non sono certo eclatanti.
Questo perché fare bollicine è un’arte molto difficile e sicuramente diversa dal produrre vini bianchi. Considerando anche la situazione consortile che potrebbe avere dei mutamenti al vertice, mi permetto di dare un consiglio. Un ottimo produttore di bollicine (anche di bianchi) in zona esiste e si chiama La Scolca: perché non si prova un riavvicinamento, magari solo sul fronte delle bollicine, con i produttori del consorzio che hanno intrapreso anche questa strada?
Potrebbe essere un iniziale viatico per il superamento di quelle divisioni che certamente bene non fanno a questa terra, purtroppo famosa per un immobilismo che l’aveva quasi fatta uscire dal mondo della comunicazione del vino di qualità.
Meditate, produttori, meditate.