E’ sempre bello tornare a Gavi, per più motivi. Il primo è che questo vino bianco da uve Cortese mi è sempre piaciuto. Ciò potrebbe indubbiamente bastare, ma trovo molto piacevole anche il posto, con ripide ed irregolari colline che ricordano la mia Toscana, la gente e la cucina. Adesso voi direte: questo parlerà per forza bene del vino, quindi non è affidabile…ALT! Aspettate un minuto. Proprio perché amo il Gavi sto sempre molto attento ai segnali di pericolo che si captano girando la zona ed assaggiando (con cognizione di causa….si spera) i vini. Il campanellino d’allarme di quest’anno, annata indubbiamente buona, si chiama zucchero residuo. In molti Gavi 2007 si percepisce in bocca una nota dolce finale che toglie ai vini una delle caratteristiche che più mi aveva colpito in passato: l’austera finezza. Questo non vuol dire che tutti i produttori di Gavi si sono messi a produrre vini con qualche grammo di zucchero residuo in più rispetto al passato, ma che una moda del genere sta prendendo, anche grazie al mercato che sembra gradire, piede. Gli avvocati difensori dicono che oltre al mercato anche l’annata stessa ha portato ad una maggiore concentrazione glicerica naturale, che però dovrebbe dare grassezza e non una punta dolciastra finale. Ma chiudiamo qui l’argomento e veniamo a come mi sono sembrati i 2007. Indubbiamente buoni, con bel nerbo e freschezza, ma ancora con alcuni nasi chiusi sotto l’effetto della solforosa. Questo problema dovrebbe però sparire con alcuni mesi di bottiglia che farà tanto bene anche al bel corpo dei vini di questa vendemmia, rendendoli più rotondi ed armonici. In definitiva un Gavi 2007, “more solito”, con molte carte da giocare in futuro. Questo perché il Cortese, se coltivato e vinificato come dio comanda, da il meglio di se almeno dopo un anno dalla vendemmia. Purtroppo un vino del genere viene imbottigliato e venduto dopo nemmeno 5 mesi perché il dio mercato detta legge. Ma a forza di dettare legge pare che, senza volerlo, si inizi a maturarlo un po’ di più. Sembra infatti che ci siano alcune giacenze di cantina, dovuti ad aumenti poco logici. Rispetto agli ultimi 3 anni questa non è certo una bella novità ma forse è il “segnale divino” verso un Gavi non solo fresco e fruttato ma anche giustamente complesso. Il Consorzio da parte sua, con la richiesta della dizione Superiore DOCG, si sta muovendo nella giusta direzione e la mia speranza è che almeno il 15-20% del prodotto vada in maturazione ed in vendita dopo almeno 12 mesi dalla vendemmia.
Tanto per essere chiari: se i 6-7 vini che hanno ottenuto 4 stelle (su oltre 70 degustati…non è poco per noi) ed anche un po’ di quelli attestati a 3 stelle, entrassero in commercio ad ottobre dell’anno seguente, potrebbero solo guadagnarci in complessità, finezza e quindi anche in prezzo di vendita.
Speriamo che questo “segnale”, batti e ribatti, cominci a filtrare, superando quella cappa di “pseudo-furbizia contadina” che sembra farla ancora da padrona in questa bella terra.