La commissione di assaggio sul Frascati Superiore a cui partecipai a maggio, organizzata dallo stesso Consorzio di Tutela, mi aveva lasciato diversi punti interrogativi. Così, nell’arco di pochi mesi mi sono ripresentato per riassaggiare praticamente gli stessi vini.
Questa volta la commissione era esclusivamente di Winesurf, composta dalla neo colonna romana di cui fanno parte Rosanna Ferraro ed Andrea Gabbrielli. Una “colonna” che non aveva mai degustato assieme a me ma della cui competenza non si poteva assolutamente dubitare anzi, la competenza era supportato da una grande conoscenza del territorio.
Ma quali dubbi erano sorti a maggio? Usando un vecchio motto ci era sembrato, solo sembrato, che il diavolo non fosse così brutto come lo si dipingeva. In altre parole il Frascati, pur non essendo un vino eccelso, doveva quasi per forza avere caratteristiche più positive di quelle uscite durante quell’assaggio.
Fa piacere constatare che avevo ragione: a maggio i Frascati soffrivano di un insieme di problemi (imbottigliamenti, solforosa etc) che riuscivano ad inibire quello che di buono si può trovare in questo vino, fresco di DOCG.
Ripeto: non è che nel secondo assaggio abbiamo toccato il cielo con un dito, ma la media stelle dei Frascati Superiore assaggiati(2.44) dimostra che la distanza tra questo ed altri bianchi di buon livello non è abissale.
Questa distanza nasce anche dalla storica e “soffocante” vicinanza con il mercato romano, che assorbiva molto se non tutto e non stimolava certo a migliorarsi qualitativamente. Le cose oggi sono molto cambiate e diversi produttori si sono resi conto di dover rimboccarsi le maniche sia in vigna sia in cantina. Se in cantina si può intervenire con relativa facilità (basta avere soldi da investire…) per la vigna il discorso è molto più complesso e coinvolge non solo scelte agronomiche ma, nel peggiore dei casi, anche scelte….edilizie. Siamo infatti alle porte di Roma ed un eventuale ennesimo boom edilizio (che ci sembra, in verità, piuttosto lontano) investirebbe anche quei produttori “incerti” di Frascati.
Lasciando da parte questa nefasta ipotesi, molte vigne del Frascati hanno bisogno ( se non altro per raggiunti limiti di età) di essere reimpiantate ed alcune varietà, in primis la Malvasia del Lazio, dovranno essere seguite con maggiore attenzione. Invece ci piacerebbe che certe varietà “migliorative”, cioè vitigni aromatici o semiraromatici, godessero di minor favore. Queste infatti possono anche risolvere una parte dei problemi delle vendite nell’immediato, ma non certo quello della vera riconoscibilità e dell’identità di un territorio.
Ma veniamo ai vini ed all’annata. Non certo grande come vendemmia, soprattutto per avere vini con una buona spalla ed un discreto corpo. Alcuni sono risultati infatti piuttosto vuoti , ma una buona fetta ha mostrato sapidità discreta e buona complessità. Alcuni vini, frutto sia di uve d buon livello sia di tecniche di cantina all’avanguardia ci hanno positivamente stupito. Sapidi, profondi, con una buona complessità al naso ed una notevole lunghezza al palato. Bianchi che non hanno niente da invidiare a molti tra i top wines in bianco italiani.
La prova provata l’ho avuta pochi giorni fa in un ristorante toscano. Accanto ad alcuni bianchi di livello ho fatto servire bendato il miglior Frascati del nostro assaggio (considerate che in carta costava ben…14 €) e ho chiesto agli amici del mio tavolo, tutta gente molto preparata, un parere sul vino. Tutti lo hanno trovato veramente buono e la bottiglia è finita in un battibaleno. Nessuno ha pensato minimamente al Frascati e quindi lo stupore alla vista dell’etichetta è stato ancora maggiore.
Insomma: dai nostri assaggi (e dalle riprove empiriche..)è risultato chiaro che una strada per avere Frascati di alta qualità c’è, bisogna vedere quanti produttori avranno la forza ed il coraggio di intraprenderla. Noi speriamo che gli attuali sforzi del consorzio possano portare alla creazione di un gruppo trainante, che riesca nell’impresa di risollevare questo storico vino.
Altro vino storico è il Frascati Cannellino, di cui però abbiamo assaggiato troppi pochi campioni per poterne parlare con un mimimo di conoscenza.