Franciacorta Extra Brut e Extra Dry e Demi Sec: conferme e sorprese2 min read

Chiudiamo questo nostro “polittico” di articoli sulla Franciacorta con  tipologie molto diverse tra loro anche forse per la loro connotazione e importanza futura.

 

Da una parte quella che abbiamo definito più volte “l’incompiuta” o il “vorrei ma non posso” cioè l’Extra Brut, dall’altra  vini con residui zuccherini più importanti, come Extra Dry e Demi Sec, che per la prima volta arrivano ad essere un numero sufficiente per potergli dedicare uno spazio apposito.

 

Partiamo dai primi, che sembrano seguire la stessa strada dei Pas Dosé ma rimanendo sempre un passo o un mezzo passo indietro. Sarà anche perché la stessa categoria merceologica è piuttosto difficile da connotare commercialmente ma gli Extra Brut non riescono mai a mettersi sullo stesso livello dei cugini non dosati…..anche se quest’anno ci sono andati abbastanza vicini!

 

Infatti tra i millesimati, che oramai monopolizzano la categoria con il 68% dei vini degustati (tra i Pas Dosé sono il 69%…) siamo arrivati ad un 60% di vini che hanno raggiunto almeno le tre stelle  (pas dosé 63%) e, se ci mettiamo anche il fatto di aver ottenuto anche un 4 e un 3.5 stelle, il livello qualitativo non è certo basso.

 

Quello che ci convince meno e l’omogeneità della tipologia, che purtroppo latita. Si passa da vini  rotondi e con sensazioni dolci accentuate a vini lineari, freschi, vibranti: queste grandi differenze spiazzano un po’, anche perché non siamo di fronte al variegato mondo dei Brut, dove i vini sono molti, ma ad una tipologia con pochi vini.

 

Quindi siamo rimasti contenti della qualità media degli Extra Brut (in particolare dei millesimati) ma ci sembra una categoria con sempre meno senso commerciale se non si pone delle regole “caratteriali” generali.

 

 

Da una categoria con forse sempre meno sbocchi commerciali ad una che sembra destinata ad averne molti.

Lasciando da parte facili battute sulla dolcezza di Extra Dry e Demi Sec franciacortini la prima cosa che ci ha colpito in questi vini è la loro assoluta qualità e il non essere assolutamente stati concepiti come “un veloce ripiego per una particolare richiesta commerciale”. 

 

Anche se i vini assaggiati sono stati meno di dieci ci sembra giusto dire che abbiamo trovato vini molto interessanti, con nasi complessi e soprattutto con bocche dove (anche tra i Demi Sec)  la parte zuccherina e sempre e comunque in equilibrio.

Questo porta ad una piacevolezza immediata ma anche a delle complessità che non avremmo creduto di trovare.

 

Per questo siamo rimasti piacevolmente sorpresi e aspettiamo di avere più campioni da degustare per capire se queste comunque poche rondini fanno effettivamente una bella primavera.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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