Degustazioni Verdicchio 2014: per fortuna un punto fermo!4 min read

Per quest’anno non cambiare/stessa spiaggia stesso mare/per poterti rivedere/per tornare per restare insieme a te” Chi è vecchio come me si ricorderà sicuramente di questa canzone dei primi anni sessanta, che stavo canticchiando neanche tanto sottovoce mentre andavo a Jesi per gli annuali assaggi del verdicchio.

E il mio invito stonato “Per quest’anno non cambiare” era indirizzato proprio a lui, a quello che reputo uno dei tre migliori vini/vitigni bianchi italiani, con la paura che la terribile vendemmia 2014 l’avesse cambiato, togliendogli alcune o molte delle sue meravigliose caratteristiche.

 

In effetti gli assaggi dei Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica sono arrivati praticamente alla fine del nostro tour di degustazioni che, dati alla mano, ci aveva  presentato un quadro non certo idilliaco con la vendemmia 2014. E quindi ero oltre che preoccupato, curioso  di vedere come  il bianco italiano più premiato dalle guide  sarebbe riuscito a dare buoni risultati in una vendemmia così difficile.

 

Sotto sotto speravo che la “grinta” e la grande adattabilità del verdicchio fosse riuscita a mediare un’annata fredda e piovosa, ma non ne ero assolutamente sicuro.

 

Assieme a Gianpaolo Giacomelli abbiamo iniziato le degustazioni con i Verdicchio Classico, quelli che potremmo definire tranquillamente “prodotti base”, vini non certo al top della denominazione, che si trovano in commercio mediamente dai 5 ai 9 euro. Mano a mano che andavamo avanti negli assaggi  cominciavamo a capire che anche in annate così difficili il Verdicchio era riuscito a “sfangarla”, presentando prodotti di buon corpo, equilibrati, con nasi forse ancora non al top ma sicuramente puliti e netti. Piano piano, andando ancora avanti negli assaggi la situazione è…..migliorata e già alla fine degli oltre quaranta Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi eravamo convinti che la 2014 non sarebbe stata la vendemmia del secolo ma sicuramente la qualità media era la più alta tra tutte le zone che avevamo testato fino ad allora.

 

Il bello è che la situazione è migliorata ulteriormente con i Classico Superiore, dove non solo abbiamo trovato corpo e freschezza in ottime dosi, ma anche complessità aromatica, linearità stilistica, riconoscibilità chiara del vitigno. In altre parole i Verdicchio dei Castelli di Jesi 2014 (Superiore e non) sono una scelta sicura nel panorama italico di questa vendemmia.

 

Forse mancheranno un po’ nel classico e generoso corpo ma mostrano una freschezza che gli permetterà di andare avanti negli anni e di dare soddisfazioni impensabili, a priori, tra 8-10 anni.

 

Non per niente alcuni dei verdicchi che storicamente più hanno bisogno di tempo per esprimersi hanno mostrato delle lievi “chiusure”, che sicuramente il tempo trasformerà in eleganza e complessità. Ci permettiamo di dirlo dall’alto di una certa esperienza su questo vitigno, che conosciamo, amiamo e degustiamo da almeno venticinque anni.

 

 

Da Jesi a Matelica solo per dire che possiamo, appunto, dire ben poco, visto lo scarsissimo numero di campioni arrivati, se non lanciare l’allarme per aromi in alcuni vini che niente hanno a che vedere con il verdicchio.

 

A proposito di scarsità di campioni…anche gli spumanti metodo classico non erano certo molti (e mancava quello fino ad oggi più famoso e conosciuto) ma in questo caso possiamo senza dubbio dichiarare che oramai questa tipologia viene portata avanti con successo da più di una cantina. Infatti due erano i metodo classico in degustazione, di cantine diverse: in un caso abbiamo gustato un vino da togliersi il cappello, nell’altro, pur non essendo di fronte al top di gamma, la qualità era comunque alta.

 

L’unica nota leggermente dolente l’abbiamo trovata nella tipologia Riserva, con vini (del 2013 e 2012) molto più “grossi e ingessati”, non solo per un uso spesso errato del legno. Ve ne sono indubbiamente di buoni ma sicuramente la tipologia al top della denominazione era ed è quella del Verdicchio Classico Superiore: qui si apprezzano con compiutezza le differenze tra territori e filosofie aziendali, avendo davanti comunque vini che difficilmente superano i 15 euro a bottiglia.

 

Questo del rapporto qualità/prezzo è forse la caratteristica principe dei verdicchio e su essa è giusto dire due parole: se ho detto prima che il vitigno è per me tra le prime tre uve bianche italiane, guardando ai vini e al loro rapporto qualità/prezzo il Verdicchio sale immediatamente al primo posto e…. non da ora, da anni!

 

E da anni ci sembra giusto ringraziare chi ci permette di poter effettuare con la solita tranquillità gli assaggi e cioè l’IMT, L’Istituto Marchigiano di Tutela vini, che ci ha messo ha disposizione la sua sede e il suo personale, ospitandoci come sempre in zona.

 

Tornando a casa il motivetto che canticchiavo era un altro, una bellissima canzone di Mia Martini, Almeno tu nell’universo” dedicata naturalmente al Verdicchio, per me sempre più punto fermo nel mondo del vino italiano.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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