Degustazioni bianchi Alto Adige: e vai (quasi sempre) sul sicuro!4 min read

Anche con l’annata 2005 l’Alto Adige mette sul mercato una bella gamma di vini bianchi. Le paure relative alla diluizione (oramai un marchio di fabbrica di questa vendemmia) si sono rivelate quasi sempre infondate ed in generale i bianchi per cui questa terra è divenuta famosa, mostrano una bella connotazione aromatica, un’invidiabile freschezza ed anche una discreta complessità. Questo possiamo dirlo dopo aver assaggiato oltre 200 vini riportando le note degustative della stragrande maggioranza (circa 150).Come vedrete  abbiamo scelto di non dividere le degustazioni per singoli vitigni: questo perchè crediamo che il presentarli assieme possa rendere bene l’idea di come questa terra sia comunque vocata per il bere bianco. Questo lo diciamo anche se alcune nubi vi sono e toccano due vitigni importanti come lo Chardonnay ed il Pinot Grigio. Iniziamo  da qui la nostra presentazione.

Pinot Grigio.

Essendo divenuto oramai solo quasi un vino da esportazione, dedito ai grandi numeri, non ci dobbiamo meravigliare se anche le versioni più blasonate di questo vitigno risentono di una carenza aromatica e strutturale. Negli ultimi 5 anni la superficie vitata è aumentata del 30% ma per soddisfare tutte le richieste di questo “Marchio” (chiamare infatti Pinot Grigio tutto quello che parte dalla zona è dura…) che arrivano da oltreoceano avrebbe dovuto decuplicarsi. Forse tra quattro o cinque anni, smaltita la sbornia americana, si riuscirà a trovare anche qualche interessante Pinot Grigio, ma per adesso vi consigliamo di metterci una pietra sopra. Voto all’annata  5

Chardonnay
La vera sorpresa in negativo. In molti casi ci siamo trovati di fronte a vini scontati, senza nerbo, senza carattere. Sembra quasi che lo Chardonnay sia “venuto a noia” ai produttori locali. Lo dimostra anche il fatto che gli ettari sono cresciuti negli ultimi 5 anni meno del 10%, mentre il Sauvignon ha avuto un incremento di oltre il 100%. Forse la globalizzazione ha giocato un brutto scherzo a questo vitigno, spiazzandolo di fronte agli Chardonnay cileni, argentini, uruguaiani, cinesi e via cantando, molto meno cari  ma di un livello comunque accettabile. Voto all’annata 5 e ½

Pinot Bianco
Da anni non provavamo così piacere nel bere dei Pinot Bianco altoatesini: finalmente nasi netti, classici, con aromi scanditi e precisi che ti riportano di corsa al vitigno. Bocche di buona struttura ma di altrettanta freschezza, dove l’equilibrio si trova a  partire anche dai prodotti base. Ci viene l’acquolina in bocca pensando ai vini che sono ancora in legno o in affinamento e che usciranno tra un anno o due….. Voto all’annata 9

Sauvignon
Anche qui siamo messi bene: aromi netti, dove sempre di più si perde di vista la famigerata “pipì di gatto” in favore di note più complesse ed armoniche, che hanno quasi sempre la frutta al loro interno. Forse non siamo di fronte ad un’annata molto strutturata ma la freschezza e l’austera eleganza ripaga ampiamente. Per fortuna sul Sauvignon si è scelta la “strada secca”. Gli zuccheri residui sono sotto controllo e questi, con i tempi che corrono, non è poco. Voto all’annata 8

Gewurztraminer
Di solito non si fa un buon servizio ai GW assaggiandoli tra giugno e luglio. Molto spesso sono chiusi, riottosi al naso, salvo aprirsi dopo qualche mese. Il 2005 è invece un’annata pronta, pienamente godibile al naso. In bocca li abbiamo trovati non certo esplosivi ma di buona eleganza generale. Le versioni più spinte ma comunque “secche”, che tanto successo hanno avuto di recente, ci sono sembrate meno forzate, più centrate nella ricerca della bevibilità a scapito della (col tempo) scocciante opulenza. Voto all’annata 8
 

Altri vitigni

Poche note per constatare che per il Muller Thurgau ed il Silvaner non sia stata l’annata del secolo, mentre vediamo sempre meglio il Kerner, che in Valle Isarco ha tutte le carte in regola per divenire vitigno di riferimento a livello nazionale. Ancora una volta non riusciamo a comprendere chi insiste nel vinificare secco un vitigno difficile come il Moscato Giallo mentre tanto di cappello per alcune vendemmie tardive di GW o di Moscato Rosa, le cui degustazioni usciranno a tempo debito, con le prime brume…….

 

Uvaggi

Forse ci sbaglieremo ma, per quanto riguarda i cosiddetti “vini di punta” non crediamo che la fusione di diversi vitigni porti a risultati comunque ottimi. Spesso infatti gli aromi dei vari vitigni sembrano neutralizzarsi l’un l’altro, con il legno che non riesce a fare da paciere. Tale strada (senza ovviamente l’uso del legno) potrebbe essere seguita invece per vini semplici e piacevoli, da bersi in tranquillità.

Attenzione: tra i vini degustati ne troverete qualcuno di annate precedenti (addirittura del 1994): non è un errore! Alcuni vini escono adesso ed altri, pur essendo in commercio da mesi, sono pronti solo ora per essere gustati.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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