Degustazione Soave: buoni i Classici 2015, ma che sorpresa i 20143 min read

Il nostro giro d’Italia dei bianchi si è fermato anche a Soave, dove grazie al Consorzio di Tutela abbiamo degustato sia un buon numero di 2015 che quasi tutti i 2014 “selezione” entrati in commercio un anno dopo.

 

Cosa dire del 2015? L’annata è stata molto calda e, specie per i bianchi, ognuno è corso ai ripari come ha potuto. Già adesso vi possiamo anticipare che se, dopo aver degustato (molti di questi dobbiamo ancora pubblicarli) Verdicchio dei Castelli di Jesi, Soave, Custoza, Orvieto, Vernaccia di San Gimignano, bianchi altoatesini, trentini, sardi e liguri, dovessimo dare un voto medio alla vendemmia difficilmente andremmo sopra le tre stelle.

 

Nel Soave cosa è successo? Intanto bisogna parlare di Soave da una parte e di Soave Classico dall’altra. Nel primo caso siamo spesso (ma non sempre, attenzione!) di fronte a vigneti di pianura con rese piuttosto alte, mentre nel secondo la collina, l’età del vigneto, la mano del produttore che privilegia la qualità alla quantità, fanno la differenza.

 

E la differenza si sente! Nel primo caso ci siamo trovati di fronte a vini con nasi incerti e  in qualche caso con chiari segnali di “leciti aiuti di cantina” (leggi aumento dell’acidità) che però lasciano il vino come diviso a metà, da una parte l’acidità e dall’altra le sensazioni dolci a cui non fa però riscontro un corpo adeguato.

Nel caso invece dei Soave Classico la situazione cambia notevolmente e i vini sono nella stragrande maggioranza di buon corpo, con nasi abbastanza maturi ma non certo cedevoli e soprattutto i migliori mostrano abbastanza bene le differenze dovute ai vari suoli.

 

Quindi tra Soave e Soave Classico nel 2015 c’è uno stacco notevole, di cui conviene tenere conto quando si va a comprare una bottiglia, visto anche che la differenza di prezzo tra le due “tipologia” spesso non è molto rilevante.

 

Non è rilevante ma va comunque segnalato l’utilizzo di altre uve, naturalmente aromatiche, in alcuni vini. Tempo fa era diventata una deplorevole moda per fortuna tramontanta, oggi siamo di fronte a casi sparsi ma è bene segnalarli per evitare che questa pratica ritorni in auge.

 

Ma lasciamo da parte il 2015 veniamo alle sorprese che ci ha riservato il 2014. Vi ricordate che annata era stata? Fredda, piovosa, da incubo. Ma dall’incubo siamo passati in molti casi al sogno.

Infatti quasi tutti i 2014 degustati hanno mostrato freschezza, profondità, complessità aromatica, eleganza e finezza al palato e addirittura, in molti casi, un ottimo uso del legno.  

 

Voglio essere chiaro:  la vendemmia 2014 è stata e resta una vendemmia difficilissima, quasi tragica, ma chi è riuscito a salvarsi ed a portare in cantina anche delle buone uve, si è ritrovato con vini magari chiusi e difficili all’inizio ma poi dotati di grande freschezza, nerbo e anche finezza aromatica. Il bello è che tutte queste belle caratteristiche sembrano essere anche futuribili e che altri 3-4 anni di maturazione in bottiglia possano dare in diversi casi risultati di altissimo profilo.

 

Stiamo parlando naturalmente di un numero non certo ampio di etichette, di selezioni, ma per gli amanti dei buoni Soave (e per fortuna sono sempre di più) il consiglio è di mettersi  in cantina i 2014 che abbiamo segnalato e dormire sonni tranquilli.

Io lo farò!

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE