Degustazione Marzemino e Teroldego: luci e ombre3 min read

Cosa bevi il prim dell’anno?

Marzemin, vin senza inganno

Ed invece gli altri dì?

Un Teroldego, ma si!

 

 

Questi raffazzonati versacci da me inventati sul momento servono a due cose: da una parte ad introdurre i risultati degli assaggi di questi due particolari rossi trentini e dall’altra a farvi tanti auguri di buona anno.

 

 

In effetti un marzemino il primo dell’anno non è certo  una scelta classica, ma se uno, dopo eventuali bagordi serali e notturni,  volesse un vino estremamente piacevole, poco impegnativo, molto profumato e che si abbina benissimo a tanti piatti. Per il resto dell’anno, magari  non tutti tutti i giorni, un buon teroldego, vino che riesce a declinare versioni molto “quotidiane” a vinoni potenti e strutturati.

 

Ma lasciamo le situazioni generali e veniamo a parlare dei vini assaggiati. Tra poco sarà pronta la versione 2014 del Marzemino che speriamo sia migliore della 2013. In effetti questa vendemmia non sembra essere stata memorabile. Nasi (forse la carta migliore del Marzemino) in alcuni casi poco espressi e bocche spesso acidule e senza molta sostanza, i 2013 non ci hanno dato grandi soddisfazioni, che però sono arrivate andando indietro di uno due anni, con qualche Marzemino Superiore.

Dobbiamo anche ammettere che i campioni assaggiati non erano molti e quindi mettiamo da parte l’annata 2013 di marzemino con il beneficio del dubbio ed attendendo segnali diversi e più positivi da quelli che usciranno tra uno-due anni.

 

Per quanto riguarda il Teroldego invece la situazione è più complicata. Da sempre vino dalla doppia identità,  sia di prodotto immediato di buon corpo, sia vino di notevole struttura, a noi era quasi sempre piaciuta in generale di più la prima versione, mentre quest’anno dobbiamo prendere atto che “i base” non hanno quasi mai quella concreta potenza e quel naso inconfondibile a cui eravamo abituati.

Questo sia per quanto riguarda i 2013 (che andrebbe a confermare  la sensazione negativa sull’annata  avuta dai marzemino) che una serie di 2012  Ci siamo però consolati con alcune selezioni di varie annate, assolutamente di alto livello, dove il Teroldego riesce a mostrare quell’ecclettismo enoico che lo porta ad essere da monolitico e cicciuto a elegante, equilibrato pur sempre dotato di tannini dolci ma decisi. Peccato solo per i “base” dove eravamo abituati a trovare ottimi vini anche per rapporto qualità-prezzo.

Inoltre dobbiamo constatare come anno dopo anno aumentino i Teroldego IGT, cioè quelli prodotti fuori della Piana Rotaliana. Questo da una parte è un bel segnale, perchè vuol dire che il vitigno riesce ad adattarsi anche fuori della zona di origine,  trova consensi e viene richiesto e proposto da molti, ma sotto sotto c’è anche il rischio futuro di perdere un’identità, visto che i "base" DOC vengono proposti più o meno allo stesso prezzo degli IGT. Attendiamo cosa il futuro ci proporrà…intanto, a proposito di futuro, BUON ANNO.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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