Degustazione Lambrusco 2014: grandi diversità ma risultato positivo3 min read

Dopo un “anno sabbatico” siamo tornati All’Enoteca Regionale di Dozza (che ringraziamo) per assaggiare lambrusco e siamo stati accolti da una sorpresa:  una nuova e quasi immacolata sala di degustazione.

Forse per  questo l’assaggio degli oltre 60 lambrusco è scorso via molto più veloce e tranquillo del solito. Di scena le varie tipologie, tutte (o quasi) figlie di un’annata certamente problematica come il 2014, che però ha avuto “tipologicamente parlando” delle diversità notevoli.

 

Dato che il nostro ultimo assaggio aveva preso in esame la calda vendemmia 2012, degustano i vini di un’annata piovosa e fresca come la 2014, ci siamo trovati di fronte ad un panorama opposto, dove l’acidità anche eccessiva e qualche problema di maturazione erano delle componenti spesso presenti.

In linea generale però bisogna dire che un vino come il lambrusco riesce quasi sempre a superare con discreta maestria lo scoglio di vendemmie difficili come la 2014, non per niente la media stelle è stata di 2.59, la più alta da quando assaggiamo lambrusco.

 

Vediamo comunque come sono andate mediamente  le quattro principali tipologie assaggiate.

 

 

Lambrusco Reggiano DOC

 

I profumi sono forse la parte migliore dei reggiani, con note quasi sempre di buona finezza che variano dai frutti rossi a sentori floreali. In bocca l’annata si presenta con quello che è il marcatore principale e cioè un’acidità sostenuta che qualche volta degenera in sensazioni un po’ troppo amare. I reggiani si salvano quasi sempre da questa deriva, anche se devono usare spesso qualche grammo di zucchero in più rispetto al normale. 

 

 

Emilia IGP

 

Anche qui troviamo nasi di buon livello, abbastanza fruttati e con note piuttosto accattivanti, anzi “ruffianeggianti”. Probabilmente una fetta di questi IGT ha avuto un grande aiuto (del tutto lecito) dal lavoro di cantina. Lo stesso potremmo dire della bocca ma non si possono certo fare miracoli: infatti alcuni vini di questa categoria hanno una bocca dove acidità e zuccheri residui viaggiano su binari diversi e non riescono a fondersi, portando a sensazioni piuttosto scomposte e non certo piacevolissime.  Per fortuna ce ne sono altri che comunque una “quadra” gustativa riescono a trovarla.

 

 

Grasparossa di Castelvetro DOC

 

Qui siamo in un altro mondo! Quasi tutti i Grasparossa degustati hanno mostrato sia nasi con potenti note di frutta di bosco, sia freschezza equilibrata affiancata da austera potenza e buona grassezza. Sembrano quasi figli di un’altra vendemmia  o comunque perfettamente a loro agio di fronte a vendemmie fresche. Mediamente si piazzano una spanna abbondante sopra agli altri anche per profondità e complessità gustativa.

 

 

Lambrusco di Sorbara DOC

 

Chi mi legge sa quanto ami questo lambrusco dal colore scarico e dall’acidità pungente…eppure non posso esimermi dal dire che la vendemmia 2014 non è stata certo eccezionale per la tipologia, che da una parte presentava colorazioni stranamente più cariche del normale e dall’altra un’acidità in alcuni casi troppo verde e amara. Peccato perché alcuni buoni esempi ci sono. Forse saranno più piacevoli e abbordabili tra qualche mese.

 

In chiusura torniamo a sottolineare, come due anni fa,  lo scarso numero di campioni degustati: i primi anni erano quasi 100 e  non riusciamo a capire la marcia indietro di molte aziende. Speriamo che l’anno prossimo il numero salga.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE