Degustazione Barolo 2002, il miracolo della paura.3 min read

Io c’ero. Nelle vigne di Langa, durante quella maledetta vendemmia del 2002, io c’ero e ne ho viste di tutti i colori. Ho visto chicchi d’uva grossi come ciliegie, gonfi dell’acqua assorbita dal terreno, aprirsi al solo contatto della mano. Ho visto vigne rasate dalla grandine, produttori entrare in vigna a raccogliere ed uscirne dopo mezz’ora con le lacrime agli occhi. Annus Horribilis sentenziammo tutti e da nessuna parte osò alzarsi un contraddittorio, anche un solo, timido “ma…”. In questi anni di affinamento dei pochi Baroli fatti nel 2002 la stampa ha accuratamente evitato di parlarne, come se fossero un figlio scemo o un parente in galera. Poco tempo fa, al momento di assaggiarli ci veniva quasi da dire “Vai avanti te che mi scappa da ridere!” ed in effetti ci guardavamo in faccia aspettando che il più coraggioso prendesse il bicchiere in mano. Dopo i primi campioni, parafrasando Fantozzi “E’ cominciato a serpeggiare un certo buonumore tra le file” dovuto a vini precisi, dalla netta ed inconfondibile connotazione aromatica, certo non potenti ma sicuramente eleganti. Al buonumore è seguito lo sconcerto perchè continuavamo a trovare vini puliti, armonici, profumati, dove pensavamo ci fossero piattezze, immaturità, povertà. Non tutto era positivo ma, come potrete vedere dalle degustazioni, molti vini hanno ricevuti punteggi più che ottimi. In definitiva l’annus horribilis 2002 ha partorito Baroli con profumi che da anni non si sentivano, immediate e godibili complessità aromatiche abbinate a potenze smussate, ma poche volte scontrose o disarmoniche. In poche parole: Baroli da bere e da godere subito o nel medio periodo, magari grazie anche ad un prezzo giustamente contenuto. Sento già gridare i sostenitori del Barolo come vino esclusivamente da grande invecchiamento: a questi signori voglio far notare che non sempre la “supermaggiorata” è la donna più bella del mondo o quella che invecchia nella maniera migliore.

Ma torniamo a noi e cerchiamo i motivi di questo mezzo miracolo. Io ho una teoria. Nel susseguirsi di ottime annate dal 1996 al 2001 molti produttori langaroli hanno provato di tutto e di più: barriques nuove, tonneau, concentratori, vinificatori ultramoderni etc. Tutto questo perchè (secondo molti)  le uve ed il vino “reggevano” ad ogni trattamento, diventando comunque un prodotto di eccezionale potenza e longevità. Poi è arrivato il 2002 ed ha rimescolato le carte. Fino ad allora avevano lavorato, in piena tranquillità, con la scure su della materia prima di altissima qualità: con quella maledetta/benedetta annata si sono dovuti muovere con i guanti di velluto e paurosi di rovinare tutto. Facendo un paragone medico: dalla corsia della caserma, piena di giovani imboscati in ottima salute, dove si poteva prescrivere qualsiasi medicina tanto il malato stava comunque bene, sono passati al reparto di terapia intensiva con malati in coma, dove qualsiasi intervento andava pesato e fatto con la massima attenzione.

Quindi, vinificazioni vellutate, maturazioni in legni non invasivi, controlli continui per tutta la durata dell’invecchiamento. Al termine, continuando nel paragone medico, non solo sono state salvate molte vite, ma i malati sono usciti dall’ospedale pimpanti e quasi ringiovaniti. 

L’annata 2002 dovrebbe essere di insegnamento per tutti: l’eleganza di questi vini deve far riflettere i sostenitori della potenza ad ogni costo, del tanto legno in tanto vino, della continua sperimentazione, dei profumi che “tanto usciranno col tempo”.

In conclusione il mio consiglio è: bevete Barolo 2002 e, quasi sempre, troverete degli ottimi nebbioli a prezzi molto interessanti. Sarà un modo intelligente di spendere in vino

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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