Bolgheri: Quanto dovremo aspettare?3 min read

Se vi capita, come è successo a noi, di arrivare a Bolgheri passando da Volterra in una meravigliosa giornata di sole, vuol dire che siete fortunati. Mentre ti avvicini al mare salendo verso l’arroccata cittadina, per poi discenderne, paesaggi meravigliosamente scontrosi lasciano piano piano il passo ad una campagna sempre più rigorosamente lavorata. Nel frattempo sullo sfondo hai il Tirreno ed ogni tanto la strada si infila in qualche bosco per ricordarti che questa è terra di cinghiali, come ben sanno i produttori di vino. Noi abbiamo voluto sfruttarla fino in fondo questa fortuna,  facendo la strada che da Ponte Ginori punta direttamente a Bibbona e da li, sempre per strade interne e costeggiando vigneti, sbuca a metà della famosissima strada dei cipressi. Dopo questa  gita ti trovi bendisposto ad assaggiare qualsiasi vino, figurarsi i rossi di Bolgheri. Siamo partiti con tante belle speranze, confermate dalle prime serie di Bolgheri 2005, dove abbiamo trovato vini rotondi e piacevoli, equilibrati, anche armonici e per niente scontati. Purtroppo non abbiamo continuato sullo stesso livello con i rimanenti 2005 ed anche con parte dei 2004 Superiori. Sarà stata la temperatura di servizio, forse qualche grado più bassa del normale, sarà stato che dai superiori ci aspettavamo tanto, ma non siamo riusciti ad entusiasmarci. Non c’è dubbio che l’annata 2004 sia buona: lo si sente dai tannini levigati ma consistenti, affiancati da un legno meglio dosato ma (troppe volte purtroppo!) non da corpi ed equilibri adeguati. Lo si percepisce anche da una freschezza di base che, con alti e bassi, fa quasi sempre capolino. Lo si comprende molto meno al naso, ancora chiuso e senza quelle profondità che generalmente ci aspetteremmo. Proprio il termine “generalmente” mi porta a sputare il rospo, un rospo su cui ogni anno ritorno perché, come dice un nostro storico collaboratore ed amico quando trova conferme non cercate: “Come mi piacerebbe sbagliarmi qualche volta!”  Lo scorso anno infatti avevo parlato di un buon numero di vini bolgheresi che nascono in terreni poco adatti alla vigna e che scontano eccessive giovinezze viticole, ma soprattutto affrettate voglie di fare, “Tanto siamo a Bolgheri!”.  Quest’anno, a parte il ristrettissimo “Club del finale in AIA” a cui per me si aggiunge definitivamente Poggio Argentiera e qualche nome interessante ma da rivedere con calma come Sapaio, il resto sono vini che difficilmente valgono i soldi che per loro vengono pagati. Quanto tempo dovremo aspettare  per avere un congruo numero di Bolgheri Superiore all’altezza della fama di questo territorio? L’anno scorso speravamo che l’annata 2004 fosse quella della definitiva consacrazione generalizzata dei Superiore, ma pare che dovremo ancora portare pazienza. Non solo “il Tasso” è in mezzo al Guado ma anche diverse altre aziende, che dovranno crescere molto nei prossimi anni per reggere il nome che si portano addosso. Qualcuno in realtà ha già scaricato il fardello della DOC e basandosi sul proprio nome produce vini IGT  invece che DOC. Potete notare infatti come diversi nomi importanti manchino dal novero dei Superiori. Fossi il Consorzio inizierei a preoccuparmi….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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