Bolgheri: 2007 Superiori uber alles!3 min read

Quasi una quarantina di Bolgheri, divisi equamente tra Rosso 2008 e Superiore 2007 sono stati protagonisti dell’ultimo assaggio del 2010. Oramai e una consuetudine quella di travestirsi quasi da Babbo Natale per questa degustazione iperdicembrina, possibile solo grazie alla pazienza ed alla disponibilità del Consorzio di Tutela e del suo direttore Paolo Valdastri.

La disponibilità di Paolo e del consorzio non è stata bissata purtroppo da tutti i produttori. Alcuni non hanno risposto e non ci hanno consegnato i vini rchiesti: pazienza.

Crediamo comunque che il campione sia sufficiente per parlare sia del 2008 base che dei Superiore 2007.

I primi ci sono purtroppo sembrati mediamente inferiori all’annata precedente. Del resto le vendemmie non possono e non devono essere tutte uguali e la 2008 non è stata certo migliore della 2007, anzi. Il difetto maggiore è la mancanza di polpa e di concentrazione, imputabile proprio all’andamento dell’annata. Per il resto sono abbastanza piacevoli ma non riescono quasi mai ad essere “rotondamente freschi” come i 2007.

2007 dunque batte 2008 tra i base e bissa (anche se di misura)  tra i Superiori, dove il confronto era con un’ottima annata come il 2006. Qui la polpa sembra quasi troppa, ma  un troppo che il tempo sicuramente smusserà ed affinerà. Come di tempo avranno bisogno diversi nasi per giungere a maturazione, ma le premesse sono quelle di una vendemmia che fornirà vini equilibrati, abbastanza longevi e sicuramente godibili prima dei cugini del 2006. Un’altra interessante caratteristica dei 2007 è un uso del legno mediamente più equilibrato (non manca comunque chi si ostina ad eccedere) e  più rispettoso delle caratteristiche dei vitigni.

A proposito di vitigni, in prospettiva dell’allargamento della DOC e dell’ingresso di vini oggi fuori disciplinare ci sentiamo di far rilevare che, allo stato attuale, forse il maggior problema di Bolgheri è la “diversità ampelografica in bottiglia”. Mi spiego meglio: se andiamo a guardare gli uvaggi  di tutti i vini da noi degustati non ne troveremo due uguali (anche all’interno della stessa azienda). Questo potrebbe anche non essere importante ma nel momento in cui molte vigne sono giovani o giovanissime e l’esperienza toscana si vitigni come Petit verdot, Syrah (per non dire Merlot e Cabernet Franc) è recente, nasce il sospetto che tanti impianti siano nati senza avere alle spalle una conoscenza precisa del territorio ma semplicemente perché “Bolgheri èadatta per queste uve”.

Probabilmente lo sarà ma per adesso molti scontano una inesperienza che certo non aiuta in questi momenti di mercato. Accade però un fatto strano: pur avendo una base ampelografica molto diversa, un numero non certo scarso di Bolgheri (Superiori e non) si assomigliano forse troppo.  Questo è un buon segno per chi ricerca l’identità territoriale ma troppe somiglianza uccidono, specie se il singolo non riesce a farsi riconoscere sul megamercato mondiale dei vitigni bordolesi. 

Tanto per fare un esempio: ci sono vini dove percentuali alte di Syrah (per non dire delle aggiunte di Petit Verdot) quasi non si sentono e questo, riscontrandolo anno dopo anno, qualche dubbio lo mette.

Al contrario se c’è un vitigno, anzi due, che si sentono, eccome, e che oramai rappresentano nell’immaginario collettivo il bolgherese sono il Cabernet Sauvignon ed il Cabernet Franc. Il primo si è adattato magnificamente ed il secondo non sembra da meno: riescono entrambi ad apportare quelle finezze che, dando per scontata la potenza, fanno la differenza.
Speriamo la facciano anche (tra i Superiori) nel 2008 che andremo ad assaggiare in anteprima tra pochi mesi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE