Bianchi siciliani: due modi di vedere la cosa3 min read

La nostra degustazione di quasi 50 bianchi siciliani (principalmente dell’ultima annata) ci ha portato a pensare al vecchio esempio del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

La versione ottimisticamente mezza piena parte dal considerare la media stelle, indubbiamente alta (2.48). A fortificare la tesi troviamo anche il dato che più del 70 % dei vini degustati hanno ottenuto almeno 2.5 stelle, il che non è certamente poco e sta a testimoniare di una qualità media piuttosto alta.

Questa qualità l’abbiamo trovata maggiormente espressa nei vini  monovitigno più che negli uvaggi. Infatti sia prendendo in considerazione  vitigni propriamente siciliani come Inzolia, Grillo, Zibibbo, Catarratto e Carricante, sia altre uve come  Fiano o l’onnipresente Chardonnay, i vini più definiti ed equilibrati sono sempre risultati quelli in purezza. 

Tra questi il vitigno che ci ha più sorpreso è stato indubbiamente il Catarratto. Aldilà di aromaticità in alcuni casi addirittura impensabili e riconducibili più a dei Sauvignon neozelandesi che a vini italiani, quello che ci ha colpito positivamente  è stata la nervatura acida del vino, spesso messa a fianco di giuste potenze e lunghezze. In nessun caso un Catarratto in purezza ci è sembrato un vino scontato e semplice e questo, tra molti vini siculi (e non solo)  “marketing oriented” è stato sicuramente un dato estremamente positivo.

La stessa cosa non possiamo dirla per uve come Inzolia e Grillo, indubbiamente produttrici di vini corretti ma senza grande personalità.

E proprio dalla personalità si inizia ad intravedere il bicchiere mezzo vuoto. In attesa che il Catarratto confermi quanto sta facendo intravedere ed i bianchi dell’Etna assumano una dimensione numerica di buon livello il mondo del vino bianco siciliano ha al suo interno un discreto numero di vini piuttosto scontati. Anche lo Chardonnay, piantato urbi et orbi, non porta assolutamente quella marcia in più che molti speravano.

Se i vitigni non fanno ( ancora) la differenza tra un bianco riconoscibile, caratteristico  ed uno semplice e monotono la differenza la fanno, eccome, le aziende.
Quando la mano aziendale è caratterizzante ci troviamo di fronte a vini di assoluto valore e per niente scontati, questo quasi a prescindere dal vitigno. Non voglio fare nomi ma i migliori punteggi stanno a testimoniare una realtà che ci sarebbe piaciuto suffragare con un maggior numero di cantine e di assaggi. Speriamo che il prossimo anno alcuni nomi non facciano orecchie da mercante alla nostra richiesta di campioni.

In definitiva i bianchi siciliani assaggiati ci sono sembrati in generale dei buoni prodotti ma scarsamente riconoscibili e caratterizzabili. Inoltre i grammi di zucchero residuo portano alcuni vini ad essere anche poco abbinabili in cucina. La sensazione generale è che si punti ad un prodotto comunque ben fatto, magari dal prezzo abbordabile,, dovendo fare anche i conti con l’estrema giovinezza del parco vitato.

Peccato che il  mercato cerchi sempre più vini ben caratterizzati e premi sempre meno  bianchi fatti con lo stampino. Quest’ultimi possono trovare spazio solo abbassando i prezzi, ma entrando così in una spirale di mercato da cui difficilmente si esce.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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