Bianchi Alto Adige 2011: belle sorprese, delusioni e conferme7 min read

Certe volte il nostro mestiere ha dei risvolti molto positivi.  Per esempio se gli assaggi altoatesini vengono organizzati ai primi di agosto e quindi riesci a mollare il caldo attanagliante della Toscana per ritrovarti a Bolzano, nella spaziosa sala di degustazione della Camera di Commercio, con attorno un panorama alpino da favola. Se poi gli assaggi mattutini vengono sostituiti nel pomeriggio da visite in cantina il quadro diventa ancora più idilliaco e quindi è obbligatorio ringraziare sia la Camera di Commercio di Bolzano ed il suo braccio operativo EOS sia la Strada del vino dell’Alto Adige e il suo presidente Manfred Vescoli.

Ma veniamo agli assaggi: circa 300 campioni suddivisi tra bianchi, di cui parleremo adesso, e rossi. A loro volta quest’ultimi saranno divisi in due parti: in contemporanea con questo escono l’articolo e le valutazioni delle schiave (vedi) mentre per i Pinot Nero e i Lagrein dovrete aspettare ancora qualche giorno.

Ma veniamo all’annata 2011, sicuramente non da ricordare negli annali come nella stragrande maggioranza dello stivale. L’Alto Adige ha però il vantaggio di poter puntare su molte varietà, alcune che prediligono climi freschi, altre a cui il caldo agostano dello scorso anno non ha disturbato più di tanto.

Vediamo adesso cosa è successo e per farlo presentiamo prima i nudi dati numerici delle media stelle per vitigno.

Gewürztraminer , media stelle 2,80

Pinot Bianco, media stelle  2.76

Chardonnay, media stelle  2.68

Pinot Grigio, media stelle 2.65

Sauvignon, media stelle 2.42

A queste va aggiunta la valutazione di un gruppo composto da vini provenienti da uve non molto coltivate in regione (Kerner, Sylvaner, Veltliner, Riesling, Moscato Giallo, Müller Thurgau) oppure da uvaggi. Gruppo quindi non omogeneo ma con alcune chiare e importanti indicazioni visto che ha avuto la media stelle più alta di tutti.

Gruppo “altre uve e uvaggi”  media stelle 2,82.

 

Prima di iniziare a discutere vitigno per vitigno un’annotazione va fatta sulla qualità media dei vini altoatesini e sulla certezza comunque di bere un buon vino se scegli Alto Adige. Tra trecento e rotti vini degustati non uno difettato, non uno con problemi di vinificazione. Questo, in tempi di tecnologia dilagante può essere anche poco ma crediamo sia giusto sottolinearlo perché la stessa cosa non capita in altri territori, anche importanti.

 

Partiamo adesso con la nostre breve disamina “ad vitignum”.

 

Sauvignon, media stelle 2.42


Purtroppo il caldo intenso non va a braccetto con i profumi  e con la freschezza. I Sauvignon altoatesini  sono stati quindi quelli che hanno pagato più dazio ad un agosto caldissimo. Profumi poco delineati, mancanza di freschezza e spesso anche di corpo, pochi spunti veramente interessanti. Questo non vuol dire che non vi siano buone interpretazioni ma la stragrande maggioranza dei vini si posiziona dalle 2.5 stelle in giù. Speriamo solo che la nuova vendemmia ci faccia dimenticare in fretta la vecchia.

 

Pinot Grigio, media stelle 2,65


Questo risultato, a prima vista non certo eclatante, deve invece essere visto come un vero e importante salto in avanti qualitativo per il Pinot Grigio in Alto Adige. Mai abbiamo infatti trovato profumi così chiari e definiti e soprattutto mai  corpo e sostanza come quest’anno. Quando parlavano del caldo che poteva anche fare bene ci riferivamo soprattutto a questo vitigno, che da brutto anatroccolo enoico,  buono solo per produrre quantità da destinare a mercati esteri, sta cambiando pelle avvicinandosi (piano con l’ottimismo..) ad un bel cigno bianco. Non crediamo comunque sia un caso che il primo Quattro Stelle mai dato ad un Pinot Grigio altoatesino venga da una zona particolare come la Valle Isarco, che forse grazie ad un innalzamento delle temperature, si dimostra vocata anche per altre uve.

 

Chardonnay, media stelle  2.68


Anche se il punteggio medio è leggermente superiore a quello dei Pinot Grigio la nostra sensazione è che né il caldo né il freddo, né soprattutto la stagione giusta possano  staccare lo Chardonnay altoatesino dall’”aurea mediocritas” in cui si trova da tempo. Per carità, i vini sono più che corretti ma raramente sono preferibili ai milioni di chardonnay che si possono trovare nell’universo mondo. Questo vale soprattutto per i vini d’annata mentre alcune interpretazioni del 2010 hanno mostrato una buona intensità ed un uso del legno finalmente meno caricaturale. Tornando al fronte del 2011, quasi sempre abbiamo trovato vini con profumi poco intensi e corpo soltanto accennato. Le pochissime eccezioni confermano, ancora di più, la regola.

 

Pinot Bianco, media stelle  2.76


Sui Pinot Bianco potremmo scrivere l’esatto opposto degli Chardonnay: la media, pur essendo piuttosto alta è comunque bugiarda in negativo sulle ottime sensazioni provate durante l’assaggio di questi vini, quasi mai scontati e spesso con un loro carattere preciso, più o meno amplificato dall’annata.  Il caldo 2011 ha tolto forse un qualcosa in aromi ed in profondità ma i produttori sono riusciti comunque a lavorare sulla piacevolezza e sul conservare un corpo ed una freschezza più che sufficienti. Se più del 57% dei vini degustati ha ottenuto 3 o più stelle vuol dire che siamo veramente ad un livello altissimo di affidabilità, con alcune punte che vale assolutamente la pena provare.

 

Gewürztraminer, media stelle 2,80


Buone notizie quest’anno  per “il vino per gli italiani”. Così infatti viene chiamato in Alto Adige il GW, grazie al notevole riscontro che sta ottenendo in tutto lo stivale. Gli italici appassionati dal 2011 avranno vini dai profumi freschi e piuttosto complessi, con buone strutture non obbligatoriamente supportate (per fortuna!) da tanti zuccheri residui. La riconoscibilità inoltre è garantita! Non esiste altro territorio italiano che possa presentare un’uniformità così alta e “così in alto” dal punto di vista qualitativo. Anche il caldo del 2011 non ha dato grande fastidio al “vitigno più piantato dagli altoatesini per gli italiani”: infatti gli ettari vitati aumentano di anno in anno, forse a scapito di altre varietà che potrebbero dare risultati altrettanto interessanti (vedi sotto).

 

 Gruppo “altre uve e uvaggi”  media stelle 2, 82.


Allora….non perché tra i Kerner si sia trovato il primo 4.5 stelle mai dato in Alto Adige ma crediamo che questo vitigno (specie in zone alte e grazie sia a vigneti che iniziano ora ad avere età adeguate, sia al continuo aumento delle temperature) possa dare dei risultati di altissimo livello. Anche gli altri (pochi) campioni assaggiati ci hanno confortato in questa previsione. Tutti i componenti della commissione sono rimasti colpiti sia dai profumi ma soprattutto al palato dall’austera freschezza, dalla complessità e dalla profondità che questi vini hanno dimostrato.

Buoni risultati anche da Riesling, Moscato Giallo, Veltliner, Sylvaner e, udite udite, addirittura Müller Thurgau, ma il Kerner si è dimostrato, quest’anno, con una marcia in più. Come con una marcia in più si sono dimostrati gli uvaggi assaggiati. La cosa ha riguardato non solo le punte ma anche gli uvaggi “base” e quelli storici come il Terlano DOC, segno che la difficile arte dell’assemblaggio sta diventando patrimonio comune. Questo fatto, dovendo anno dopo anno fare i conti con annate diverse e spesso difficili, potrebbe essere un bel vantaggio per tanti produttori ed a lungo andare portare a lavorare maggiormente sulla complessità aromatica e gustativa che non sull’espressione immediata del vitigno. In ogni caso gli uvaggi (di varie annate) sentiti quest’anno ci hanno convinto veramente, mentre gli anni scorsi erano quasi sempre sembrati modi per utilizzare i tagli in eccesso.

Anche qui si torna a quanto detto all’inizio: la “mano” dei produttori altoatesini si sta non solo perfezionando ma, piano piano, affinando e di questo non possiamo che essere felici.

Chiudiamo dandovi appuntamento ai risultati dei nostri assaggi in rosso che hanno coinvolto due vitigni molto importanti per l’Alto Adige, Pinot Nero e Lagrein.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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