Assaggi Verdicchio 2015: ovvero il “mistero” di un bianco sempre buono4 min read

Se Gianni Mura dice di usare una palla di lardo per capire come andrà il prossimo campionato di calcio, noi abbiamo deciso di usare una piccola “boule de neige” acquistata a Fatima per capire come sarà il Verdicchio dell’annata 2015 e se avrà successo o meno.

 

Guardando dentro la miracolosa palletta, dove una minuscola madonna confida misteri a tre pastorelli, vi sveliamo che anche quest’anno il “bianco italiano più premiato dalle guide”, manterrà la sua posizione di prestigio.

 

In realtà vi abbiamo mentito spudoratamente, perché per fare questa profezia non abbiamo utilizzato la piccola pallina piena di finta neve, ma molto più semplicemente siamo andati a Jesi (a proposito, grazie IMT per l’ospitalità e l’organizzazione degli assaggi) e degustando quasi  140 verdicchi ci siamo convinti che anche nel 2015 l’uva verdicchio ha dato ottimi risultati.

 

Il bello di questo vitigno è che gli ottimi risultati arrivano dai Superiore, vini più conosciuti e blasonati, ma anche e soprattutto dai Classici “base”,  prodotti che spesso costano 5-6 euro in supermercato o in enoteca. Il vero mistero del Verdicchio dei castelli di Jesi, senza voler scomodare fatima, è proprio questo, come riuscire a fare vini di grande pregio facendoli costare così poco. Anche nel 2015 i Classici hanno più del 50% (51% per la precisione) di vini che ottengono almeno tre stelle, praticamente la stessa percentuale dei Superiore (55%). Tre stelle nella nostra guida vini rappresenta un  ottimo vino e raggiungere queste percentuali con vini che costano quelle cifre è un piacevole mistero, da svelare degustando bottiglia dopo bottiglia.

 

Ma adesso bando ai misteri e veniamo a parlare delle degustazioni, dividendole per tipologie.

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico

 

La 2015 è un’annata molto più calda della 2014 e lo si capisce subito da nasi più maturi (senza essere surmaturi) e soprattutto più pronti. Il problema da tante parti è stata l’acidità ma il verdicchio riesce a salvarsi bene ed in alcuni casi a supplire con una sapidità che fa da buona spalla al corpo. Qualche verdicchio è un po’ “leggerino” ma siamo anche di fronte a prodotti dal prezzo quasi irrisorio, mentre in diversi casi abbiamo trovato concentrazioni e profondità aromatiche degne di vini di grande pregio.  Voto alla tipologia per il 2015: 8+

 

All’interno di questo gruppo, visto che sono sempre molto pochi, troverete anche gli spumanti da verdicchio. Aldilà dei soliti nomi che non tradiscono ci sembra di percepire che la voglia di fare bollicine stia ritornando piano piano in auge e già qualcosa di nuovo si è presentato con buone credenziali.

 

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi  Superiore e Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Superiore.

 

Anche questi più maturi, pronti e “cicciotti” rispetto ai 2014, con nasi di buona apertura e maturità. Forse non avranno una grande durata nel tempo (e per tempo sto parlando di 8-10 anni) ma in media 4-5 anni di condizioni ottimali non glieli leva nessuno. Una bella caratteristica è che come passi ai Superiori si percepisce subito un miglioramento in concentrazione e complessità aromatica, anche se tutto questo è ottenuto solo dalla qualità delle uve, senza che il legno (almeno nel 95% dei casi) entri in causa. I superiore 2015 hanno quindi un calda grassezza ma anch’essi non mancano di freschezza, specie al naso, dove se dio vuole la deriva “passion fruit” sembra essere stata archiviata. Non è stato assolutamente archiviato invece il grande rapporto qualità-prezzo, forse unico nel panorama nazionale. Voto alla tipologia per il 2015: 8.5.

 

 

Verdicchio di Matelica

 

Purtroppo lo scarso numero di campioni non ci permette di dare un giudizio generale, ma solo di rimarcare come oramai questa denominazione rischi di perdere un suo filo conduttore, che si esprimeva in maggiore freschezza e linearità rispetto a Jesi. Questo non vuol dire che alcune interpretazioni non siamo di assoluto livello.

 

 

Verdicchio Riserva

 

Qui non si parla di 2015, ma di vendemmie meno recenti. Non è recente nemmeno la nostra “benevola avversione” per questa tipologia, dove spesso il legno riesce ad addormentare l’elasticità del vitigno. Anche quest’anno è capitato in diversi vini, diciamo la maggioranza, mentre alcuni esemplari sono riusciti a superare “l’ostacolo” e raggiungere un livello di complessità e concentrazione che promette mirabilie nei prossimi 10-15 anni.  Voto alla tipologia nelle varie annate degustate: 6.5

 

A conclusione ci accorgiamo di non aver svelato il mistero del verdicchio: forse è meglio così, altrimenti…che mistero sarebbe.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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