Wine Town: idea buona ma l’organizzazione??3 min read

L’ offerta della manifestazione Wine Town Firenze è stata pirotecnica: dal 30 settembre al 3 ottobre una proposta lunga e larga di degustazioni, cene, dibattiti, conferenze, concerti e mostre ha sparso il profumo del vino per le strade della città, più che altro nelle due giornate centrali. Si è spaziato dall’immancabile incontro sul sangiovese all’altrettanto inevitabile convegno sul ruolo della comunicazione nei mercati globali, per chiudere a mezzogiorno di domenica con un colorato brindisi sul Ponte Vecchio. Era da vivere come un disimpegnato  free flow da un assaggio all’altro in luoghi incantevoli, molti dei quali aperti al pubblico per l’occasione.

Ottima quindi l’idea centrale, sottolineare piacevolmente il legame plurisecolare fra il vino e la storia del capoluogo toscano, in un certo senso addirittura sottovalutato finora. Magari l’ingresso del pubblico nelle nobili dimore di famiglie legate da secoli alla produzione avrebbe meritato la presenza continua di qualche loro rappresentante disposto a spiegare e intrattenere. Sui vini in assaggio c’è poco da dire, parlavano da soli per la Toscana intera (erano presenti tutti i Consorzi). Valide anche le degustazioni degli stranieri – prodotti nei dintorni delle altre otto "wine capitals" – anche se all’apertura di venerdi mancavano i bicchieri, il ghiaccio e qualche etichetta. Qui ho fatto il mio primo assaggio di un Porto rosè: devo dire che mi ha sorpreso in positivo.

Wine Town Firenze ha coinvolto non poco anche la ristorazione. Grandi nomi hanno firmato le cene presso l’ Hotel Le Pagliere: Enoteca Pinchiorri, Tenda Rossa, Il Palagio Four Seasons e Il Salviatino, con presenze del calibro di Marco Stabile, Gaetano Trovato e Massimo Bottura per citare solo i più noti degli italiani. Fabio Picchi del Cibreo ha preparato il pranzo di domenica per gli anziani di Montedomini, antichissima istituzione fiorentina di accoglienza. Non basta: una trentina di botteghe e ristoranti cittadini sono stati "gemellati" ad altrettante cantine o consorzi.

 
Per chi ha preso il programma troppo alla lettera, comunque, non è andato tutto liscio: ho avuto fra le mani un depliant in inglese con l’annuncio di una mostra su "native vines" che nel corrispondente italiano non c’era. La partecipazione di Gaja, annunciata nella "traccia" Vino e Arte, si è ridotta a un video (o forse con "arte" si alludeva alla musica, o alla splendida ubicazione nel cortile del Bargello). La mostra archeologica "Gli etruschi, il vino, il simposio" ha aperto con ore di ritardo. Mi sono piaciute, piuttosto, la collezione di incisioni di Ferragamo e la vivace riunione dei blogghisti fra i banchi del mercato di San Lorenzo, come pure il recital di poese arabe medievali dedicate al vino, con accompagnamento di pianoforte in Palazzo Capponi Ho trovato divertente la Vinopoli ovvero Monopoli enologica per bambini giocata in Piazza SS Annunziata e mi sono goduto la vista dei meravigliosi, variegatissimi pomodori coltivati da Nicolò d’Afflitto, enologo a tempo perso. Questi ultimi erano in mostra a "Ruralia" nel parco delle Cascine; si, perchè il programma si estendeva in qualche modo anche alla manifestazione che la Provincia dedica alla realtà agricola, con tanto di  forum sulla viticoltura sostenibile e la presentazione del volume Toscana per la Storia della vite e del vino in Italia.

Fin qui l’edizione 2010; vale la pena quindi di aspettare l’annuncio per la prossima, confidando che si guadagni in precisone organizzativa, anche a scapito del volume di fuoco.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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  1. Personalmente ho trovato questa manifestazione una tra le peggio organizzate a cui io abbia mai partecipato. Prima di tutto il sabato mi hanno venduto un tesserino assicurandomi che sarebbe stato valido anche il giorno successivo. Ovviamente scopro subito dopo che il giorno successivo non c’erano degustazioni. Comincia quindi la mia odissea per cercare di terminare il tesserino. Vago di palazzo in palazzo alla ricerca di produttori. In alcuni palazzi c’era un produttore solo. Faccio una bella scarpinata a tappe da Palazzo Pitti fino a Palazzo Medici Riccardi dove, alcuni produttori avevano già  sparecchiato il banco e se ne erano andati. Mi è rimasta mezza tessera sul groppone e la sensazione di una organizzazione alquanto approssimativa. Complimenti al comune e all’AIS.

  2. Non posso che darle ragione. la mattina divenerdଠsono andato a Pitti per assaggiare i vini delle altre capitali del vino. Mi hanno venduto subito il pass (due euro a degustazione mi sembra eccessivo), purtroppo dopo non si poteva assaggiare perchè mancava la macchinetta per “strisciare” la carta degustazione, poi è arrivata la macchinetta ma mancava la luce, poi il ghiaccio, poi i sommeliers….insomma una tragedia.
    Parlavo poi con addetti di aziende che si lamentavano perchè nelle loro postazioni non si era vista anima viva. Posso portare anche casi di esposizioni aperte con due ore di ritardo etc. Insomma idea bella ma organizzazione tragica.

  3. Caro Sandro,
    mi dispiace di averti mancato, ero infatti fuori a cena con dei miei clienti, ma sono contento che il concerto ti sia piaciuto. La manifestazione è sicuramente perfettibile ma credo che sia importante l’idea di fondo cioè legare il vino alla cultura e alla storia, elementi di cui Firenze è particolarmente dotata.

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