Vino, diossina e nanopolveri4 min read

PROLOGO.

Ho letto le interviste riguardanti l’ inceneritore di Rufina. In esse viene fatto ampio riferimento al problema delle nanoparticelle, emesse dagli inceneritori moderni.
C’è un articolo de “Il Manifesto”, pubblicato nella pagina toscana un anno fa, che è il riferimento fondamentale su questo problema. In pratica, quello fu il lancio delle nanoparticelle, un prodotto che da allora ha incontrato crescente successo presso il grande pubblico.
In quell’ occasione scrissi per Il Manifesto un breve commento, che non venne pubblicato.
Ve lo ripropongo, con qualche considerazione finale.
 

                               DALLA  DIOSSINA  ALLE  NANOPARTICELLE

Nel corso degli anni ho acquisito il vizio di leggere fra le righe degli articoli e di ogni forma di comunicazione . Lì stanno le informazioni più interessanti, in un inciso, in un lapsus – meglio ancora, nel non detto che brilla per la sua assenza.
Nell’ articolo “Stop inceneritori”(25 aprile 2006, non firmato ) la vera notizia filtrava accidentalmente nella frase “…inceneritori di ultima generazione, macchine che devono viaggiare ad alta temperatura per evitare l’ emissione di diossine”.
Un evento storico . La prima volta che, da fonte ambientalista, di dice en passant che la diossina ad alta temperatura viene distrutta.
Il fatto è noto da sempre : sopra gli 800 gradi centigradi la molecola di diossina si frantuma in molecole più piccole. Dunque, portando i fumi di qualunque processo industriale sopra gli 800 gradi, le diossine vengono eliminate.
Conosco questa nozione perchè molti anni fa (1982) mi capitò di commissionare un progetto per una “camera di postcombustione”, avente lo scopo di portare sopra gli 800 gradi i fumi dell’ inceneritore di san Donnino.
In tutti questi anni l’ atteggiamento politically correct nei confronti di questo dato obbiettivo, ha oscillato fra il far finta di nulla e il sostenere che comunque qualche molecola di diossina può sfuggire alle trappole per avventarsi alla gola delle popolazioni.
Oggi invece, nel 2006, diviene possibile dire che la diossina ad alta temperatura viene distrutta. Perchè l’ insidia mortale è un’ altra : le nanopolveri. Anzi : quanto più la temperatura viene tenuta alta per distruggere la diossina, tanto più si producono nanopolveri .
Pongo una sommessa domanda : ma si può “comunicare” in questo modo ? A chi giova ?
La prima reazione è quella di forte scetticismo verso le nanopolveri, minaccia moderna che soppianta l’ obsoleta diossina .In realtà le microparticelle e le nanopolveri sono un grosso problema. Da qualche anno l’ aria ne è piena ( vedi le relazioni in proposito dell’ Arpat ).
Si sa benissimo da dove vengono : sono prodotte, nella stragrande maggioranza, dai motori diesel. Ma, per qualche motivo enigmatico, questo fatto sembra poco interessante, non scalda i cuori.
Ogni volta che ci si accorge di un eccesso di microparticelle, si va a cercarne l’ origine nelle fonti di inquinamento che ci stanno antipatiche. Ad esempio : quando vennero rilevate a Sesto Fiorentino, da una centralina in via Gramsci ( la strada più trafficata della zona ), molti cercarono a lungo di darne la colpa ai cantieri della TAV. Alla fine bisognò rassegnarsi ed accettare il fatto che la sorgente di tale inquinamento sono i motori diesel .
Negli ultimi anni il diesel è diventato straordinariamente popolare e ha sopravanzato i motori a benzina, senza che ci siano ancora filtri adeguati.
Ma questo non ha innescato una fobia anti-diesel.
Per fortuna, aggiungo – perchè le fobie, anche quando hanno un fondamento, non producono nulla di buono. La linea politically correct oggi è la seguente : visto che c’è già tanto inquinamento, non si può aggiungerne altro – le nanopolveri che sarebbero prodotte da un inceneritore non sono tollerabili – anche se siamo costretti a tollerare quelle prodotte dal traffico, contro il quale non si può far nulla.
Resta il fatto che le nanopolveri prodotte da un inceneritore nella piana fiorentina,accanto alle autostrade, sarebbero “irrilevanti”, nel senso proprio della parola : nessuno potrebbe misurare la differenza nell’ inquinamento prima e dopo la costruzione di un inceneritore.

Penso che si dovrebbe considerare l’ inceneritore come ogni altro insediamento industriale: emette fumo ed è sottoposto alla legge. Deve rispettare le leggi sulle emissioni. Si può chiedere di più, che il controllo sulle emissioni venga spinto altre il limite di legge, fino al massimo possibile allo stato dell’ arte.
Di fronte a una proposta di nuovo insediamento industriale, in genere si chiede anche qual’è il piano industriale, quanti lavoratori occuperà, in quali condizioni di lavoro .

EPILOGO

Mi dicono che il nuovo impianto sarà costruito dove c’è quello vecchio, visibile dalla statale 67 . A poca distanza da una strada di grande traffico, il suo contributo alle nanopolveri sarebbe probabilmente irrilevante, come dicevo nelle righe pregresse.
Detto questo…
Se fossi il Despota ( Illuminato ) a cui venisse affidata la sovranità sulla Bassa Sieve ,
farei smantellare l’ inceneritore esistente e farei costruire quello nuovo in un’ area industriale.
Come si conviene a ogni normale impianto industriale .

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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