Vinitaly. The day after.3 min read

Alcune battute a caldo sul Vinitaly appena concluso, in rigoroso ordine alfabetico.

Alberghi. Raddoppiare o triplicare il prezzo delle camere nei giorni della fiera forse non è una politica molto corretta(eufemismo). Ma non esiste qualcuno che dovrebbe controllare i prezzi? Voto: 3.

Alto Adige. Sicuramente una delle zone più frequentate della fiera e soprattutto da giovani. In padiglioni storici come quelli della Toscana o del Piemonte la “gente comune” (ma comunque interessata)  passeggiava ma aveva qualche ritrosia a fermarsi e chiedere di assaggiare. Per arrivare ad un banco di produttore altoatesino si doveva invece fare quasi a gomitate.  Merito dei vini, dell’immagine o di tutti e due? Voto 8

Bottiglie leggere. Nella bolgia giornaliera un tema messo alla svelta nel dimenticatoio. Speriamo torni di moda dopo il ritorno a casa. Voto 3

Degustazioni. Ribadisco che per me assaggiare il vino a Vinitaly è difficilissimo, stancante ed anche fuorviante. Beati quelli che riescono a trarre giovamento e costrutto da questi 5 giorni. Voto: decidete voi, io sono parte in causa.

Fiere. Prowien attaccata a Vinitaly, con i produttori che stanno lontani da casa quasi 15 giorni (come fai poi a vendere il vino a prezzi equi??) smontano lo stand il giorno prima per rimontarlo a mille chilometri di distanza il giorno dopo, con importatori  spaesati e tirati per la giacchetta, con tutti che si domandano il perché di questa guerra che ha visto solo morti (vedi, in pratica, il non aumento di visitatori a Dussendorlf come a Verona). Per l’anno prossimo propongo di farle negli stessi giorni, almeno vedremo quale delle due ha le spalle più grosse. Voto 2

Occhiate. Durante il Vinitaly siamo tutti vittima della “sindrome da occhio in trasferta”. Mentre parli con qualcuno il tuo occhio inevitabilmente spazia oltre l’interlocutore verso la gente che passa, sperando di vedere qualcuno più “importante”(per te) di quello con cui stai parlando. Si rischia uno strabismo generalizzato da far felici mandrie di oculisti. Voto: 5 sulla fiducia (negli oculisti).

Parcheggi. Ho già detto abbastanza (vedi). Voto: meno del voto più basso che potete immaginare.

Pioggia. Come dice la mia amica Maddalena, ci sono poche certezze nella vita, una è che durante il Vinitaly pioverà. Non capisco perché non lo organizzano nel Sahara, sarebbe la mano santa. Voto: S.V.F (non vuol dire Senza Voto Finale, ma sporca vigliacca figlia……).

Sala stampa. Alcuni anni fa vi si trovavano dei comunicati stampa interessanti, oggi puoi scegliere quasi solo tra brochure di aziende. Il fatto che nessuno se ne lamenti non depone molto a favore del livello raggiunto dal nostro mestiere. Voto: 5.

Stand. Dalla deportazione di contadini costretti a stare seduti su un trespolo di qualche anno fa, siamo arrivati agli olivi attaccati al soffitto (rovesciati) ed ai corridoi di foglie di lauro o simili. Fermo restando che stare 5 giorni con un olivo appeso sopra la testa mi darebbe qualche turba, turbamenti peggiori saranno sicuramente venuti a chi ha incrociato le grassocce e campagnole forme di povere ragazzotte costrette, da responsabili regionali di una regione al “plurale”, a girare con tutine nere attillate con sul davanti la scritta “Passerina” e sul retro “Pecorino”. Voto: 0

Trippa: buona quella mangiata allo stand del Trento DOC e abbinata con l’omonimo spumante: alla faccia di chi dice che le bollicine vanno bene solo come aperitivo. Voto: 7

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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