Vinitaly: nostalgia o sciatalgia?6 min read

Botta e risposta tra un nostalgico del Vinitaly ed uno che proprio ne farebbe a meno.

(Giovanni Solaroli)

 

La nostalgia e’ una brutta bestia. Non sai mai quando ti piomba addosso e quindi non puoi scansarti.
E non sai nemmeno quale forma prenderà tra le tante possibili e perciò e’ difficile individuare una qualunque forma di cura preventiva. Tutti ne sono o ne saranno,colpiti.
Si può essere immuni ad una nostalgia, ma potete star certi che per ognuna alla quale si e’ resistenti, ce n’è subito un’altra più aggressiva.
Io ad esempio sono immune alla variante del tutto simile a quella che colpisce i brasiliani, specie i calciatori, quando sono fuori dal loro paese.
Lo sono anche a quella che i portoghesi combattono con quell’arma letale che si chiama Fado. Sfido chiunque lo ascolta a resistere più di 10 minuti,  logico che poi anche la nostalgia non resista. Resisto anche alla nostalgia della cucina di casa, e ciò  e’ abbastanza facile perché mia madre cucinava male.
Nemmeno per i vini di una volta riesco a evocare ricordi struggenti capaci di farmi assomigliare a un Pluto bastonato.
Ma ci sono altre varianti, ad esempio la cosiddetta “nostalgia di valico” che colpisce ogni romagnolo di ritorno a casa: i sintomi sono strani e possono essere scambiati per un malfunzionamento dell’autoradio. Ad un certo punto l’autoradio attacca a suonare il nostro inno nazionale, Romagna Mia e non c’è verso di cambiare. Funziona un po’ come Radio Capodistria, che una volta entrati nel suo raggio d’influenza si sentiva solo o …”mamma son tanto felice…” oppure Bandiera Rossa. E poteva mancare la nostalgia del Trio Romagnolo per eccellenza, Gnocca, Sanzvès e Piadena? Alle prime due c’è rimedio, si trovano in tutta Italia, anche se il Sanzvés a volte si deve nascondere, ma alla piadena non c’è sostituto che tenga, ed infatti ne ho sempre una scorta in macchina. Se poi viaggio in treno o in aereo mi porto la versione gonfiabile: non si mangia ma l’effetto anti nostalgia è assicurato.

Posso dunque dire a giusto titolo di essere immune a molte varianti di nostalgia, anche se non a tutte e in questi giorni ho avuto un attacco di nostaglia da Vinitaly.

Sarà l’effetto della Legge di Grimes, secondo la quale nostalgia è rendersi conto che le cose non erano insopportabili come sembravano allora, ma leggendo qua e la, scorrendo le mail di amici e vignaioli che ti invitano a visitarli in Fiera e anche imprecando contro certi comunicati stampa, in me se n’e’ accumulata un kilo circa.
Ma ho la cura! Come tutti gli anni mi troverò al lavoro presso il consorzio dei vini di Romagna, nel padiglione della regione Emilia-Romagna, cercando di sorridere e rispondere con gentilezza e pazienza a tutti. Anche alle domande più assurde, a quelle più ingenue,alle più provocatorie e alle più esuberanti risponderò con garbo.
Sarei già felice se qualcuno, sforzandosi un pochino, mostrasse un po’ di interesse non solo per i vini ma anche per le storie e per le persone che ci stanno dietro. Sono li apposta!

 

– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – 

 

(Carlo Macchi)

La sciatalgia è una brutta bestia, non sai mai quando ti piomba addosso ma stai sicuro che farsi un Vinitaly la invoglia non poco a farsi viva. Per fortuna mi ha sempre risparmiato (almeno fino ad oggi e solo al Vinitaly) ma il camminare o lo stare in piedi tutto il giorno non è certo la migliore cura.

Anche per questo non sopporto Vinitaly ed in generale le grandi fiere del vino. Sono dei luoghi in cui non c’è assolutamente respiro, in cui ti senti in dovere verso te stesso di dare un senso a giornate di 20 ore così organizzate.

Sveglia alle 7, veloce doccia e velocissima colazione. Con veloce ed incazzata lentezza (leggi “coda”) si arriva in fiera, si cerca di parcheggiare con altrettanta bradipica velocità, mentre il tuo fegato, molto provato dall’ora precedente, si prepara a sorridere assieme a tutto il resto del corpo per le restanti ore che ti separano dal letto. Il piatto forte sono le 12-13 ore in cui la tua faccia assume solo due espressioni, quella “di riposo” e quella “di attenti. Il riposo è un espressione seria e concentrata mentre l’attenti si compone di un sorriso da paresi facciale e stop.

Queste due facce si danno il cambio alla bisogna, come immote maschere greche in cui si muovono solamente gli occhi. E come se si muovono! Vagano a destra e a manca alla ricerca di…non si sa di chi o cosa, ma non ho mai visto nessuno (produttore, ristoratore, enotecaro, appassionato, giornalista etc) che mentre parla con qualcuno non lanci occhiate indagatrici a destra e sinistra. Perché? Sempre per cercare di dare un senso al tutto, per non perdere neanche una briciola di incontri, di possibilità, di affari possibili ed impossibili (oppure per cercare di evitare incontri possibili ma non voluti…).

Dopo 12-13 ore a questo modo ogni essere umano non gravato da pene detentive importanti  si meriterebbe un po’ di riposo, ma Sadeitaly non ti da respiro. Puoi scegliere se correre in albergo, poi correre a fare la doccia e poi correre a cena con clienti, importatori, colleghi, amici, marziani, venusiani o altro, oppure semplicemente montare in macchina e, cullato dalla coda, farti portare verso il ristorante dove ricomparirà la paresi “dell’Attenti” per almeno altre 4 ore. Se sarai fortunato potrai arrivare in camera attorno all’una di mattina.

A quel punto il tuo corpo sarà da gettare ai cani ma avrà comunque il tempo di giocarti l’ultimo scherzetto. Infatti la lunga cena, con relativi e approfonditi assaggi, non viene mai seguita da una digestione regolare, che permetta al padrone dello stanco ammasso di carne di godersi almeno 6 ore di sonno. Le varianti sul tema sono:

1.Ti addormenti solo dopo due ore incazzato come una biscia maledicendo la cena, i vini e quel bischero (cioè tu) che non sa dire di no ad un invito.

2.Ti addormenti subito ma  ti svegli dopo due ore e passi le rimanenti quattro a rigirarti come un involtino nel sugo  bevendo quantità industriali d’acqua.

3.Molto semplicemente non riesci a chiudere occhio e così, preso dalla disperazione sei anche costretto a passare in rassegna tutta la giornata ed a fare il programma per la prossima.

 

In ogni caso la mattina alle sette lo straccio travestito da essere umano dovrà essere pronto a ripetere la stessa cosa del giorno precedente, volente o nolente. In tutto questo non ho inserito la sciatalgia, ma anche senza di lei potete capire perché, credo assieme a molti, non ho nostalgia del Vinitaly?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE