“Vinifera – Mercato Artigianale Alpino” organizzata dall’associazione Centrifuga presieduta da Manuela Barasso, è ritornata a Trento per la sua sesta edizione in una versione extralarge e con numerose novità. La manifestazione ha raccolto esponenti-artigiani di diversi settori, e i protagonisti più numerosi sono stati gli oltre 100 piccoli vignaioli (per ettari coltivati e per numero di bottiglie), persone che hanno deciso di vivere il proprio territorio con coerenza ed attenzione nel preservare suolo e biodiversità.
I produttori, provenienti dalle regioni alpine, tra cui Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, sono stati affiancati da una selezione di vignaioli delle isole minori del Mediterraneo:Pantelleria, Capri, Ischia, Giglio, San Pietro, Ustica, Elba e Salina. Una comunanza dei due areali è da ritrovarsi nella sapidità e nelle freschezze dei vini, che però si sono manifestate in modi ben diversi e riconoscibili: i primi con sapidità spesso verticali, legate alla mineralità data dalle caratteristiche dei terreni; i secondi con una salinità netta e precisa, caratteristica imprescindibile dei luoghi in cui sono prodotti. Le numerose masterclass guidate da Jacopo Cossater, Matteo Circella, Matteo Gallello, hanno permesso di approfondire territori e conoscenze enologiche.
E’ da sottolineare come ad ogni postazione i vini siano presentati direttamente dai loro produttori: la cosa crea un filo diretto con il consumatore, il quale ha la possibilità ed il tempo per dialogare direttamente con chi il vino lo interpreta. Altra nota positiva è data dall’affluenza dei partecipanti contingentata dagli organizzatori in modo da permettere una giusta dimensione comunicativa tra le parti.

Non solo vino ma anche uno spazio dedicato al sidro grazie alla collaborazione con APAS (Associazione Pomellerie e Assaggiatori di Sidro) e una selezione di birrifici agricoli – in entrambi i casi con produttori provenienti dai territori alpini e transalpini – e ad altri prodotti artigianali che hanno un legame rispettoso con il territorio. La collaborazione con Slow Food ha permesso di assaggiare le diverse sfumature che offrono i mieli alpini e farsi incuriosire con la sezione dedicata ai grani antichi e allo scambio semi.
L’azienda Slavček, antica cantina del Collio sloveno, ha vinto il premio “Picca d’Oro” assegnato al miglior vignaiolo presente ai banchi e decretato dal pubblico. Difficile fare un resoconto sui migliori assaggi perché molti prodotti sarebbero degni di menzione, cito solo alcune situazioni emozionali che mi hanno colpito come quelle delle aziende, neo produttrici, trentine Cantina Micheli e La Campirlota, che hanno presentato una versione di Schiava che ci riporta indietro ai suoi anni d’oro. La friulana Anna Berra che dalla prima edizione partecipa con i suoi vini sempre di grande qualità, la piemontese Silvia Barbaglia dai vini precisi e puliti con una verticale di Boca (2020-2014-2011) che non ha bisogno di aggettivi, la piccola azienda Concarena in Valcamonica che in maniera stoica produce un marzemino, vitigno che ai tempi era di casa ed ora scomparso. In ultimo i vini di Mola, l’azienda Marco Pavoletti dell’Isola d’Elba, che al naso si presentano in modo discreto ed entrano in bocca in maniera energica, decisa e travolgente.
Una kermesse ben riuscita, diversa da molte altre, dove si percepisce come le aziende in molti casi siano lontane da prodotti standardizzati e poco legate alla comunicazione social/influencer. L’attenta selezione degli organizzatori si è rivelata di grande qualità e ha permesso di dare il giusto risalto ai protagonisti.