Venti di novità (ma non nei vini) a Taurasi Vendemmia 20085 min read

Venti di novità a Taurasi vendemmia 2008! Sala degustazione trasferita a Montemiletto, presentazione della suddivisione in quattro macroaree del Taurasi nonché dell’idea di Anteprima Campania, manifestazione formanda e formata dalle varie anteprime nei principali territori.

Ultimo vento in campo quello vero, che soffiava come un dannato quando siamo arrivati al Castello della Leonessa appena finito di restaurare (…se arrivavamo due ore prima quasi incrociavamo gli imbianchini), promettendoci neve e gelo a più non posso. Per fortuna sono risultate promesse al vento perché  sabato il tempo è migliorato e la degustazione ufficiale dell’annata 2008 si è svolta mentre fuori brillava un pallido sole.

Ma il venerdì un tempo da tregenda ci aveva accompagnato alla degustazione retrospettiva di un’annata sicuramente da tregenda, il 2002. Nove vini di altrettante aziende a rappresentare una vendemmia di cui ci si potrebbe anche scordare.

A seguire un convegno molto tecnico (in una sala molto…in linea con la temperatura esterna) che ci ha presentato l’ idea di suddivisione in quattro macro-aree dei territori all’interno della DOCG Taurasi.

1. Quadrante nord- riva sinistra (comuni di Venticano, Pietradefusi, Torre le Nocelle)
2. Versante ovest_le terre del Fiano (Comuni di Montemiletto, Montefalcione,Lapio,San mango sul Calore)
3. Valle  centrale-riva destra (comuni di Taurasi, Mirabella Eclano,Luogosano, Sant’Angelo all’Esca, Fontanarosa)
4. Versante sud-alta valle (comuni di Castelvetere sul Calore, Montemarano, Castelfranci, Paternopoli)

Non voglio riportarvi qui per intero tutti i dati snocciolati durante il convegno (vi voglio bene….) ma solo alcune caratteristiche di ognuna delle quattro zone

 

Quadrante nord- riva sinistra

Posizioni aperte, altezze contenute (300-400 metri) con diversi vigneti in posizioni pianeggianti ed esposti a sud. Zona tendenzialmente più calda delle altre.

 

Versante ovest_le terre del Fiano

Zona più dedicata ai bianchi ma con belle possibilità per l’Aglianico, specie alcuni siti di Lapio.

 

Valle  centrale-riva destra

Per riva destra  ci si riferisce a quella del fiume Calore. Zona  fresca ed impervia, con le vigne quasi nascoste dai boschi. Terreni prevalentemente pietrosi e calcarei. Vini dove l’acidità è componente essenziale, più che la potenza o l’estrazione tannica.

 

Versante sud-alta valle

Zona con i vigneti più alti della DOCG. Grandi escursioni termiche, raccolte molto tardive(novembre inoltrato). Vini ricchi di estratti, alcol, tannini ed acidità che necessitano di lunghi tempi di maturazione.

 

Anche i vini in degustazione il giorno seguente (24 del  2008, un buon numero di 2007, qualche 2006 ed un 2005, tutti comunque vini non ancora entrati in commercio) erano divisi secondo le quattro macro-aree.

Alla fine dei salmi, almeno per quanto mi riguarda, le macro-aree nei vini si percepivano solo in parte. Ho trovato solo reali differenze (tannicità più ampie e ben marcate, potenza, equilibri acido-tannici di alto livello) solo tra i vini del Versante sud-alta valle rispetto a quelli delle altre tre zone “tutti assieme”. Nelle prime tre zone infatti non ho percepito grandi diversità dovute al terroir ma eventualmente alla mano del produttore e comunque  non c’erano  somiglianze o differenze così marcate da definire con chiarezza un territorio rispetto all’altro.

 

Veniamo all’annata 2008: nel convegno della sera prima ce l’avevano presentata come l’ennesima “quasi annata del secolo” ma nei fatti tutte queste caratteristiche favorevoli nei vini non riescono ad esprimersi appieno.

Di cosa è la colpa? Per assurdo (ma neanche tanto) credo che molti produttori dovrebbero iniziare a “togliere qualcosa” dai loro vini, più che cercare di aggiungere potenza, acidità, concentrazione, spalla, corpo, legni etc.

Già l’aglianico in zona è un vitigno di grande potenza e acidità: se, come pare, è iniziata la corsa alla vigna più fitta, alle potature più corte, alle rese sempre più basse etc,  cari amici di Houston e Taurasi, “abbiamo un problema”. Di trovarci di fronte a vinoni monolitici senza alcun garbo e creanza, coperti da dosi industriali di legno che verranno digerite forse nell’anno di mai.

Assaggiando alcuni Taurasi 2008 (ma pure 2007 e 2006) mi venivano in mente tanti  Barolo dal 1996 al 2001 e molti Brunelli e Supertuscan dello stesso periodo. Vini assolutamente ineccepibili per concentrazione, lunghezza e spalla ma assolutamente monolitici e spesso  imbevibili, senza gamme aromatiche che non fossero quelle del legno, senza possibilità di allargarsi e di esprimere profumi e caratteristiche del vitigno di provenienza e non di un “qualsiasi vitigno che dà vini potenti”.

In un momento in cui i legni diminuiscono, le concentrazioni cercano umanità ed eleganza e le caratteristiche dei vitigni tornano ad essere considerate un fattore basilare, nel Taurasi  molti stanno seguendo, in assoluta buona fede (ed alla fine rischiando di rimettendoci di persona) strade già battute ed abbandonate da altri.

Non in tutti per fortuna, ma in diversi questa moda “dell’eccedere” è presente e, mi dispiace molto ma non posso non rilevarla.

 Moda forse anche accentuata dal fatto che alcuni vini (non sappiamo quanti e non sappiamo quali) erano campioni da botte. Qui rileviamo l’unica vera pecca dell’organizzazione, quella di non averci comunicato questo importante dato.

Ma ora bando alle ciance e facciamo i nomi: premetto che qui parlerò solo di vini che sono piaciuti a me, non ad una commissione di assaggio Winesurf e non so se siano o meno campioni da botte.  Davanti a tutti metterei Colli di Castelfranci, Amarano e Di Prisco, seguiti a ruota da Pietracupa, Antico Castello e Tecce. Di questi sei quattro sono della quarta zona (versante sud-Alta Valle) e questo non credo possa essere un caso.

A questo punto non resta che ringraziare Miriade and Partners per la complessiva ottima organizzazione e darvi appuntamento per l’anteprima dei  Fiano e dei Greco 2011 che si svolgerà……………

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE