Una “Volcanica” Soave Preview3 min read

Il classico “due piccioni con una fava”: andare ad un’anteprima e ritrovarsi immerso in un evento molto più complesso di quello che pensavi. E’ successo a Soave, tra il 21 e il 22 maggio; sembrava Soave Preview ma in realtà era anche Volcanic Wines, il forum internazionale dei vini bianchi da suolo vulcanico.

 

Il Consorzio del Soave, attraverso alcune degustazioni, ha cercato la risposta a domande ambiziose: Qual è lo stile del Soave? Quali sono i tratti “identitari” che meglio lo definiscono? Quando si può parlare di vino rappresentativo di una denominazione? I temi sono stati sviluppati prima attraverso una degustazione  verticale di 15 anni del Soave e poi in una dedicata alla difficile annata 2014.

 

Se della capacità di tenuta al tempo non c’è molto da aggiungere su ciò che anche prima della degustazione si sapeva, visto che le doti di longevità della garganega (almeno 70% nel Soave, ma quasi sempre arriva al 100%) sono ampiamente riconosciute.

 

Invece molto c’è da dire su un’annata come la 2014 che davvero segna uno spartiacque (come può essere stato il 2002) e che si stampa nella mente a futura memoria. Annata incredibile per temperature e piovosità. Dopo una tiepida primavera, da maggio in poi  piogge continue e temperature sempre sotto le medie fino a settembre, con qualche pausa a giugno. A settembre finalmente le giornate di sole hanno preso il sopravvento e cominciato a scaldare le vigne; i produttori hanno così ritardato la vendemmia.

La Garganega ha una grande capacità di adattamento alle diverse condizioni climatiche. Contrariamente al comportamento di altre uve quali ad esempio Cabernet e Chardonnay che hanno accorciato l’intervallo di tempo tra invaiatura e maturazione, la Garganega ha allungato questo tempo consentendo di portare la maturazione delle proprie uve in un periodo più stabile e soleggiato.

Il lavoro di selezione dei grappoli migliori ha portato ad uno scarto del 30% di uve non adatte ad essere vinificate, ma ha anche permesso di salvare un’annata disastrosa climaticamente.

La degustazione tesa ad approfondire l’annata, aldilà delle differenze territoriali dei vini in degustazione ha dimostrato una buona capacità media di reazione dei vignaioli ad un’annata così difficile. Nei circa cinquanta vini assaggiati si legge puntualmente un’annata che ha portato profili olfattivi piuttosto verdi e diluizioni diffuse, malgrado ciò i vini risultano comunque  piacevoli, soprattutto liberati da un alcool che troppo spesso limita le doti di freschezza della denominazione. Per un’analisi più puntuale attendiamo la degustazione canonica tra qualche settimana.

 

La terza ed ultima degustazione va inquadrata nell’ambito dell’evento Volcanic Wines: un evento itinerante che è iniziato a Firenze, passato da Soave, proseguito a Montefiascone, Pitigliano e poi terminato a Orvieto. Una serie di seminari e degustazioni che hanno abbellito mezza penisola. A Soave, in particolare, abbiamo partecipato ad una degustazione di vini da vari paesi del mondo, contraddistinti dall’essere prodotti esclusivamente su suoli vulcanici.

 


Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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