Una Regola sempre più “bianca”5 min read

L’azienda vinicola La Regola è a Riparbella, una terra di confine: tra mare e collina, tra una zona vinicola emergente e quella più rinomata e blasonata di Bolgheri e non ultima tra le province di Pisa e Livorno con la loro storica -spesso folcloristica- rivalità.

L’occasione per approfondire la conoscenza dell’azienda nasce dalla recentissima presentazione di un nuovo vino, che va ad aggiungersi alla già nutrita ed interessante gamma produttiva: “La Regola” Costa Toscana Bianco IGT 2021. Ma di questo parleremo più avanti.

L’impostazione de La Regola così come la vediamo oggi è relativamente recente: da quando nel 1990 i fratelli Nuti, Flavio e Luca, hanno preso in mano le redini dell’azienda arrivando poi a mettere in commercio le prime bottiglie nel 1997. Del resto la tentazione di riqualificare l’azienda di famiglia era troppo forte, dato che la zona in cui si trova la Regola è sempre stata molto vocata alla coltivazione della vite: si pensi che sono tuttora visibili i resti di un antico insediamento etrusco dove sono state trovate delle anfore per lo stoccaggio del vino.        

La famiglia Nuti con l’enologo Luca Rettondini

Da ricordare che la Regola gode di una giacitura particolare, con vigneti parte in pianura (50 mt s.l.m) e parte in collina (100-200 mt s.l.m). Le viti sono allevate a cordone speronato, con una densità che va da 4000 a 7500 ceppi per ettaro e  rese alquanto basse. Inoltre l’azienda è interamente convertita all’agricoltura biologica. Il lavoro in vigna è sempre svolto manualmente, in particolar modo durante la potatura verde e la vendemmia. La vinificazione si svolge a temperatura controllata utilizzando solo lieviti indigeni.

Nella nuova cantina, totalmente ecosostenibile e alimentata da energia solare, si produce una notevole varietà di vini rossi: lo Strido (merlot 100%), il Cru La Regola (IGT Toscana Rosso 100% cabernet franc),  il Vallino (cabernet sauvignon, sangiovese,  e syrah), il Ligustro (IGT Rosso Costa Toscana, merlot e cabernet franc),  Le prode (Rosso Montescudaio Doc) e il Rosegola,   (rosato da sangiovese, merlot e syrah).

Ecco poi i vini bianchi da vigneti che godono della freschezza data dalla vicinanza del fiume Cecina, che garantisce costanti escursioni termiche notturne e caratterizzati da una spiccata acidità: La Regola Bianco, (chardonnay e sauvignon), il Lauro (viognier e chardonnay) del quale abbiamo potuto apprezzare la complessità e la propensione all’invecchiamento in una verticale dal 2002 al 2020, lo Steccaia (da uve di vermentino e sauvignon) e Le Prode (da solo vermentino).

Da qualche anno poi è entrato in produzione un vino spumante da uve gros manseng (uno dei pochi casi in Italia in cui si utilizza questo vitigno) che non poteva che chiamarsi l’Eccezione; un metodo classico 36  e 60 mesi sui lieviti. Dal 2023 si produce anche un’Eccezione metodo classico rosato da uve Pinot Nero, anche questo affinato 36 mesi sui lieviti.

Ed eccoci al nuovo arrivato, La Regola Costa Toscana Bianco IGT 2021, un blend di chardonnay e sauvignon, prodotto in circa 3.000 bottiglie. Il vino nasce da una selezionatissima cernita manuale delle uve ed una pressatura soffice, il mosto effettua la fermentazione alcolica separatamente per i due vitigni sia in anfora sia in barriques di rovere francese di primo e di secondo passaggio. L’affinamento prosegue negli stessi vasi vinari sulle fecce fini con continui batonnage, senza far svolgere fermentazione malolattica, per preservarne freschezza e verticalità. L’affinamento in totale dura circa 8-10 mesi, al termine dei quali, dopo l’assemblaggio in acciaio, il vino riposa in bottiglia per almeno 12 mesi prima della commercializzazione. 

E a proposito di barrique, non si può parlare della Regola senza rendere omaggio alla stupefacente ed emozionante barricaia dove l’artista Stefano Tonelli con i suoi 46 metri di pittura esprime il “sogno del vino” e la sua “gestazione”. Sulle pareti è raffigurata una danza cosmica con sei figure disegnate come costellazioni immaginarie che custodiscono le barriques dormienti. Tutt’intorno si muovono piccoli esseri laboriosi che navigano spazi senza confini, unità indivisibili in perenne transito tra una vita e l’altra. Un omaggio al popolo etrusco che ha abitato questi luoghi, questa valle, questa pace del paesaggio. Un  popolo che ci ha raccontato molto della vita e della morte e della vita oltre la morte, così come le figure di Tonelli continuano la vita negando il finito.  

Nella parete centrale vi è un’enorme sfera a rappresentare il grande pianeta della nostra umanità, colmo di volti immobili e ad occhi chiusi. E poi si rimane colpiti da un affascinante suono delle campane tibetane elaborato da un musicista giapponese, con le sue dolci vibrazioni. Chissà, il suono penetrerà attraverso il legno di rovere e di acacia? Avrà influenze benefiche sul vino? Lasciamo in sospeso nell’aria la risposta, qui la dimensione è ancora aulica, è la Regola…

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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