Di questo vino mi hanno attratto, fra altri monovitigni più prevedibili che l’azienda offre, sia la scelta in purezza di un’uva comunque rara sul suolo italiano, sia l’assenza di contatto col legno nel percorso in cantina che sembra invece predominare nelle versioni internazionali. Non da meno il territorio in cui nasce, lontano dai riflettori: colline ricche di sedimenti marini dell’Umbria meridionale, tra il Rietino e il Viterbese.

Il vino si è rivelato un varietale schietto, a partire dalla veste molto scura e giovanile. Sotto il naso fa partire un piccolo razzo a tre stadi, floreale-fruttato-minerale. Il sorso è scorrevole e sapido, setoso e caldo, con lascito finale piacevolmente asciutto e ancora aromatico. Gli avrei dato meno dell’età che ha e d’altro canto non riesco ad azzardarne un futuro. Va proprio bene così.
18€ online o, meglio, presso il bell’agriturismo dove in giardino si incontrano galline e tacchini in libertà in compagnia di un asinello.