Tre Tre..bbiano d’Abruzzo 2008 particolari3 min read

Una sorpresa piacevolissima quest’anno. Tra le tante “Cantine Aperte” in Abruzzo, ne spiccava una che ha saputo coniugare l’aspetto nazional popolare con seminari e degustazioni di approfondimento, da prenotare con un simbolico contributo alle spese.

Così ci siamo trovati (una ventina i posti disponibili) nella torretta/laboratorio dell’azienda Valle Reale di Popoli, ai confini tra L’Aquila e Pescara, a sentir raccontare la storia dello zafferano dell’Aquila dalla signora Sarra, fantastica settantenne di Navelli con spirito da ragazzina. Dai ricordi di bambina (mai nessuna famiglia del paese ci ha cucinato un piatto, troppo prezioso) ai faticosi tentativi, durati decenni, di confezionare, valorizzare e commercializzare una spezia così particolare superando la concorrenza dei prodotti a basso costo, nordafricani in primis.

Lo stellato Peppino Tinari del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele, con il figlio Pascal, ha preparato e servito per l’occasione un delizioso gelato allo zafferano con crema di formaggi. 

Subito dopo, nella bottaia dell’azienda, è iniziata la degustazione comparata di tre Trebbiano d’Abruzzo 2008: Vigne di Capestrano Valle Reale; Valentini; Emidio Pepe. Un’occasione d’oro per un appassionato come me e per gli oltre trenta fortunati (donne in maggioranza). A condurre le danze, con il titolare Leonardo, l’enologa Luciana (bella e brava) e Gianni Sinesi (uomo del vino nel Reale di Niko Romito).

Tradizionale pergola abruzzese o spalliera la forma d’allevamento per questo vitigno, che differisce dalle altre varietà simili per un grappolo più piccolo e spargolo. Un vitigno da molti considerato minore e destinato in Abruzzo, specie nel passato, a rese massicce e vini di pronto consumo. Ecco poi, in questo scenario, l’avvento con il compianto Edoardo Valentini di un “altro” Trebbiano: vini di una longevità impressionante –il  1992 assaggiato da poco, si è rivelato armonico, pieno, potente- accanto al lavoro di un’altra cantina storica, quella di Emidio Pepe. Su questa scia Valle Reale, cantina più giovane ma con idee molto chiare e la certificazione biologica europea in arrivo.

Cos’ altro hanno in comune i tre Trebbiano in degustazione? Lieviti naturali e fermentazioni spontanee: lunghe, talvolta lunghissime. E senza condizionamento di temperatura. Per seguire questa strada il frutto dev’essere perfetto e i trattamenti in vigna ridotti a nulla o quasi.  Altra cosa in comune è l’utilizzo di botti grandi vecchie per l’affinamento (Valentini) o acciaio o bottiglia. Niente barrique, niente botti nuove.

Il naso nei bicchieri rivela complessità, finezza, persistenza. Inutile dire che il Valentini resta chiuso, sofferente e con qualche “puzzetta” che gli appassionati conoscono bene. È un vino che, assai più degli altri due, ha bisogno di tempo per “aprirsi”, per mostrare tutta la finezza e complessità di cui è capace. Poi è tutto un piacere. Il piacere di bere vini eterei, di grande profondità e complessità aromatica, ma con acidità, mineralità e facilità di beva fuori dal comune. Vini destinati a proseguire nel tempo, con la sicurezza di poter scoprire, anno dopo anno, la ricchezza di un vitigno quando è coltivato e vinificato con dedizione e amore per la propria terra.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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