The London W.T.F.…nel paese dei balocchi…7 min read

Giampaolo Giacomelli e Pasquale Porcelli sono andati alla London Wine Trade Fair. Di seguito i loro commenti. La prima parte è di Gianpaolo, la seconda di Pasquale.

 

Mi piace raccontarvi questo viaggio con gli stessi occhi di quando vidi questa fiera per la prima volta circa quindici anni fa. Allora ero studente presso The Institute of Masters of Wine e partecipavo ad ogni iniziativa che potesse servire all’approfondimento della materia. La possibilità di assaggiare con estrema facilità vini provenienti da tutte le zone vinicole del mondo era e rimane tutt’oggi probabilmente solo a Londra.

 

Questa è stata la trentacinquesima edizione del London Wine Trade Fair, tenutasi dal 18 al 20 maggio;  da troppo tempo non tornavo in questa poliedrica città, ma fin da subito ho respirato la stessa aria di quando l’avevo lasciata, anzi, ho trovato Londra decisamente migliorata, molto più vivibile e ancora più dinamica.

 

Tornare ad Olympia, la sede dove si svolge da sempre la LWTF è stato un piacere. Sulla soglia del padiglione molti ricordi riaffiorano; il luogo dove si svolge è un solo padiglione, antico, una enorme serra in stile Belle Epoque (…forse…), tutta cristallo e acciaio, costruita nel 1886 in occasione della prima mostra dell’agricoltura, delle dimensioni di circa 2 padiglioni del Vinitaly. Non è una fiera grande, non lo è mai stata, ma dal punto di vista qualitativo è estremamente importante.

 

Come Londra, anche la fiera è cambiata….in meglio: un tempo era solo un insieme di stand, oggi a questi si aggiungono una varietà di segmenti e iniziative  estremamente interessanti (leggi più avanti). Una cosa è rimasta inalterata, quella sua aria di estrema semplicità (understatement: il rifiuto di palesare il proprio status sociale) molto British, che ti fa sembrare di arrivare ad una fiera di paese: nessuna coda per arrivare, nessuna coda per entrare, commessi gentili che all’ingresso ti offrono il bicchiere da degustazione, che potrai poi lasciare dove vuoi per riprenderne altri ovunque tu lo chieda. Un’aria di semplicità che la differenzia enormemente da ben altre fiere in cui tutto è, tranne che semplice!!! L’ingresso è per soli addetti, il badge te lo scarichi e stampi a casa una volta che sei stato riconosciuto; nessuno andrà mai in giro a chiedere “un rosso  o un bianchetto”, poche persone ma molto qualificate, tantissimi importatori soprattutto Inglesi. Nessun biglietto di ingresso e nessuno squallido mercato di bagarinaggio.

 

Una volta dentro…per me…il paese dei balocchi! Aree dedicate a zone e/o paesi ampie ed esaustive, dove puoi entrare ed assaggiare decine di vini senza essere disturbato o senza dover seguire per forza qualcuno che parli perdendo ore per 10 vini. Il peso dell’Italia è aumentato, ha una sua sezione speciale piuttosto grande e voglio immaginare e sperare sia aumentato anche il suo peso sugli scaffali delle enoteche inglesi. Vini spumanti inglesi finalmente in crescita…meritatamente.

 

LWTF è un evento che promuove fortemente le possibilità di ingresso nell’enoico Regno Unito: ci sono sezioni apposite per cantine che non hanno ancora importatori o zone dove ci sono decine di vini di cantine che cercano altri importatori; ci sono stand che ti danno il senso di come il vino viene visto  e vissuto fuori da un paese produttore: ad esempio società specializzate nel ”costruire” un vino a seconda delle caratteristiche richieste dal cliente (catena commerciale o distributore che sia). A parte il mercato interno è una grande porta di accesso agli USA e ai mercati orientali.

 

Rientrando, in aereo, conosco una coppia di produttori di Chianti Classico; parliamo per buona parte del viaggio delle difficoltà per una piccola cantina di affacciarsi sul mercato e mi raccontano di quanto sono rimasti delusi dal loro primo Vinitaly, e quanto sono rimasti contenti del loro primo London Wine Fair…hanno pagato molto e lo sforzo è doppio, ma l’organizzazione, la cortesia e il servizio sono sempre stati impeccabili, e soprattutto il pubblico è stato quello che si aspettavano, con cui sperano di fare affari nelle prossime settimane.

 

Sono molto contento di essere tornato a Londra. LWTF offre motivi e stimoli per partecipare da ogni punto di vista: come produttore, giornalista, operatore o semplice assaggiatore appassionato (anche se ciò non è possibile senza una registrazione come sommelier o educator). Personalmente ho potuto fare il punto su alcune zone che mi erano ormai oscure da molti anni, vista la difficoltà di assaggiare in Italia: dai Pinot Nero della Nuova Zelanda alle nuove frontiere della viticoltura Argentina, alla Grecia che si sta affacciando sul mercato internazionale; dai piccoli produttori indipendenti australiani alle nuove star della spumantistica europea che stanno crescendo in Inghilterra, ad un inquietante (commercialmente) quanto incredibilmente elegante Vermentino, vinificato in purezza e inaspettatamente in acciaio dalla zona Western Australia!!!

 

 

———————————————————

 

 

“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita” (Forrest Gump).

 

LWTF non è proprio una scatola di cioccolatini, ma quanto a sorprese credo sia unica: qui trovi il mondo del vino!

 

I banchi di Esoterica  sono interessantissimi ed affollatissimi, il catalogo cita: “una rassegna di vini di qualità rara, inusuale e speciale” Per un assaggiatore, il settore più divertente e sorprendente.

 

Per il secondo anno la fiera ha voluto proporre questa sezione speciale dedicata a piccoli importatori indipendenti, ognuno di essi specializzato in piccole nicchie di mercato: dall’importatore di mezze bottiglie a quello dei vini argentini solo bio o dei vini brasiliani. Dall’importatore di “Smiling Wines” a quello “Blu Clay Wines”. Sono piccoli importatori ma hanno le antenne molto lunghe ed interpretano il mercato e le tendenze molto prima di altri….qua si assaggiano i vini più strani ed insoliti, spesso di qualità elevatissima. Un caleidoscopio di vitigni rari e di zone impossibili da assaggiare nel nostro paese.

 

The View Tasting:  la sezione per assaggiare “Top End Fine Wines”, vini top del mercato internazionale, vere e proprie pietre angolari dell’enologia mondiale, da Antinori a Penfolds (riassaggiato con piacere Grange…), da Louis Latour a Quinta do Crasto. Inoltre ogni giorno rispettivamente: Borgogna, Bordeaux e Nuova Zelanda ognuno con una sessantina di vini in assaggio.

 

Unearthed: una grande sezione dedicata a cantine che cercano un importatore in Inghilterra (e non solo);  anche varie cantine italiane, settore sempre piuttosto affollato. E’ Una delle iniziative che testimonia l’indirizzo spiccatamente business to business di LWTF.

 

Wine Grapes: un tributo a due vitigni, uno rosso e uno bianco, uno molto conosciuto e mondialmente prodotto e l’altro raro e di difficile reperibilità; quest’anno era la volta di Syrah e Gruner Veltliner; in assaggio rispettivamente 70 e 30 campioni per dare massimo approfondimento alle due varietà.

 

London Wine Week: in più di 100 bar, pub, ristoranti ed enoteche di Londra, indossando un braccialetto del costo di 10 sterline, per tutta la settimana del LWTF, con altre 5 sterline era possibile assaggiare 3 vini proposti in modo ragionato come ad esempio la Loira oppure un vitigno come lo Chenin, tre Franciacorta  etc etc . quest’anno si è raggiunto il numero di diecimila braccialetti venduti.

 

Il tutto condito da Master Class, dibattiti e report economici.

 

Certo forse non vale la pena venirci ogni anno ma è un’esperienza consigliabile a tutti coloro vogliono avere una visione più ampia e meno “europea” del vino. Serve anche a confermare alcuni luoghi comuni (gli Chardonnay della Nuova Zelanda sono quasi tutti legnosi) ed a confutarne altri (i Pinot Noir invece capaci di reggere bene il confronto con la media di quelli francesi). Insomma  misurarsi con un mondo che avanza inesorabilmente.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE