Terre Lariane IGT, miracolo (vicino) a Milano?3 min read

“Vedrai, ti sembrerà di essere in Toscana” ed in effetti Lorenzo Colombo aveva ragione: il Parco Naturale della Valle del Curone, dove si trova l’azienda La Costa, sembra il Chianti anche se siamo a meno di trenta chilometri da Milano. Ma anche il panorama che si gode a Domaso all’Angelinetta, altra cantina che abbiamo visitato e che si trova proprio sulla punta del lago di Como, non è certo da buttare (date un’occhiata alle foto dell’articolo per sincerarvene).

Due territori bellissimi e molto diversi tra loro, che valgono la visita a prescindere dal vino.

 

A proposito di vino, anche chi non è esperto di geografia come il sottoscritto, capirà che dalla punta nord del Lago di Como a circa 30 chilometri da Milano c’è tanta strada. Ma cosa volete che siano più di cento chilometri per una IGT ed eccoci così di fronte alla Terre Lariane.

Praticamente quasi 200 comuni, una bella fettona delle provincie di Lecco e di Como, territorio forse più adatto alla produzione di mobili che non alla viticoltura, anche se alcune zone, come quella di Montevecchia nel Parco del Curone (dove c’è circa 80% della produzione IGT) e quella di Domaso, stanno mostrando una buona vocazione.

 

Le uve, a parte il Verdese (forse un clone di Glera) e il Marzemino sono le internazionali, con il Merlot che fa la parte del leone tra i rossi e Chardonnay, Sauvignon e Riesling in prima fila tra i bianchi.

 

Anche se la IGT è grande il “succo” in vino è poco: stiamo parlando di nemmeno 100 ettari totali e di 200.000 bottiglie, di meno di venti aziende che producono e ancora meno imbottigliano e vendono fuori dal loro agriturismo. Però il "bello" di questa viticoltura è che, oltre a essere sconosciuta, richiede una dose incredibile di tempo e fatica.

Basta guardare i terrazzamenti fatti a La Costa,  i pendi scoscesi dove hanno piantato all’Angelinetta, sentire i lavori che hanno dovuto fare per piantare un ettaro a Tre Noci, per capire che la vicina Valtellina insegna ben poco in quanto a viticoltura eroica.

 

Il nostro assaggio ha riguardato quasi l’intera produzione IGT (non è che ci volesse poi molto) e sia i bianchi che i rossi hanno mostrato praticamente in ogni vino una pulizia assoluta, una buona freschezza e soprattutto un’accattivante sapidità. Questo in particolare nei bianchi ma anche i rossi hanno spesso una chiusura leggermente minerale.

Almeno due vini voglio citarli: uno è il Solesta 2013 de La Costa, e l’altro il Salgì di Tre Noci: il primo è un riesling con buone prospettive future e grande freschezza sapida, l’altro è un merlot immediato e rotondo, di buon corpo e grassezza.

 

Se dobbiamo cercare il difetto in questa giovane IGT, spinta avanti da giovani produttori volenterosi e appassionati, è il prezzo non proprio da affezione dei loro vini. Infatti molti si attestano tra gli 8 e i 13-14 euro in cantina e anche se i costi produttivi ci sono, queste cifre non facilitano il confronto con le altre zone lombarde.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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