L’andamento climatico del 2010 è stato incerto ed incostante, come sottolineato dagli interventi che si sono succeduti nella giornata inaugurale della seconda tappa di Campania Stories, organizzata da Miriade&Partners con la collaborazione di Paolo De Cristofaro, tenutasi ad Avellino dal 14 al 16 marzo.
L’annata ha premiato quei produttori che hanno raccolto o prima delle piogge d’inizio ottobre o atteso la seconda metà di novembre, mentre gli altri il più delle volte hanno preferito non produrre Taurasi.
Nonostante questo però se l’annata 2010 non sarà forse ricordata tra le più grandi, lo sarà sicuramente per aver mostrato una buona aderenza territoriale ed anche una omogeneità interpretativa pur lasciando spazio allo stile personale di ciascun produttore.
Inutile aggiungere che sarà necessario attendere ancora qualche mese prima di azzardare una plausibile previsione, ma comunque qualcosa si intravede già. Innanzitutto quello che da sempre caratterizza questi vini, ovvero la trama tannica (seconda solo a quella del francese Tannat) è sembrata ben rappresentata. Ancora un po’ ruvida ma lasciamogli tempo, comunque mai rugosa, segno di una maturazione portata quanto più possibile a compimento. L’acidità, altro tratto caratterizzante, è sempre stata alta, a volte anche troppo, ma, mediamente nei 12 campioni assaggiati è sempre ben equilibrata, andando a fondersi con una struttura austera che poco concede almeno al momento.
Anche sull’altra spesso dolente nota, quella della gestione del legno, mi è sembrato ci sia stato un netto salto qualitativo con un uso discreto, appropriato, quasi mai esuberante.
Insomma un’annata che ha lasciato spazio alla professionalità di chi in vigna ed in cantina è riuscito a gestire con grande correttezza ed acume un andamento climatico incostante.
Gli assaggi retrospettivi di questi anni, così opportunamente organizzati, hanno mostrato quanto è facile sbagliarsi nella valutazione delle annate e quanto questo terreno sia infido specie quando si ha a che fare con vitigni come l’Aglianico con uno storico tutto da scrivere.
La degustazione divisa per le oramai conosciute macroaree (Quadrante Nord-Riva Sinistra; Valle centrale-Riva Destra; Versante Ovest; assemblaggi di più macroaree) presentava un totale di 35 campioni che andavano dall’annata 2010 (che andrà in commercio) alle riserve 2009, 2008, 2007 e 2006 per un totale di altri 23 vini.
I mie personali appunti mi danno al momento come tra i migliori per il 2010 il Nero Nè de Il Cancelliere, poi Di Prisco e il Poliphemo di Tecce. Tra le Riserve 2009 invece mi sono parsi di alto livello il Terzo Tratto dei I Favati, le Vigne d’Alto di Contrade di Taurasi, il Montevergine di Feudi di San Gregorio ed anche il Taurasi Riserva di Sanpaolo. La Loggia della Tenuta Cavalier di Pepe ha primeggiato tra le riserve del 2008 mentre tra quelle del 2007 non è affatto dispiaciuto il Santa Vara della Molara e, per completezza, tra i 2006 ho apprezzato il Campore di Terredora.
Last but not least è bello constatare come anche a sud di Roma eventi come Campania Stories siano organizzati perfettamente e continuano a crescere negli anni, nonostante la completa ed assoluta latitanza delle istituzioni a tutti i livelli Una ragione in più per non mollare e andare avanti.