Taurasi 2008: freddo irpino dai caldi contenuti5 min read

La Famiglia di Winesurf continua, nonostante la chiara vena di follia che ci caratterizza, ad allargarsi. Diamo il benvenuto con questo suo primo articolo a Francesca Pinochi; giornalista, sommelier e grande appassionata di vino. Non sapendo assolutamente con chi si stava imbarcando è venuta con noi all’Anteprima del Taurasi 2008 e qui ce ne parla. Benvenuta Francesca!

Un fascino invidiabile


Attesa e curiosità. Con questo leggero bagaglio nella testa mi sono presentata all’appuntamento con il Taurasi e la sua Anteprima. Un viaggio verso una promessa di “piacere”, rappresentata dal tanto acclamato oro rosso dell’Irpinia.
Ad un anno dal ventennale, la Docg Taurasi occupa saldamente il primo posto come vino del sud e le mie aspettative sono piuttosto alte.
Due giorni per restituire le impressioni di questa esperienza che da dieci anni si sottopone ai giudizi dei  consumatori più evoluti e vista la premessa, l’occasione di poter partecipare all’anteprima esercita su di me il fascino dell’ignoto.
Ed ecco l’immagine imponente del Castello della Leonessa, chiuso in se stesso da anni, che si anima proprio per l’anteprima Taurasi 2008. Un maestoso contenitore che, come annunciato con speranza, potrebbe diventare il simbolo di iniziative legate alla ormai amata “promozione” del territorio e sicuro volano di sviluppo di Montemiletto, centro caratterizzato da un suggestivo impianto architettonico che si affaccia su una immensa valle.

 

Tanto per cominciare


Ci accoglie un freddo non calcolato, per fortuna all’interno del castello il colore rosso porpora dei tendaggi mi trasmette subito un certo calore; peccato che non sia altrettanto per il vino che impiega un po’ di tempo a sprigionare i suoi profumi.
Le geometrie sono impeccabili come i sommelier pronti al servizio di fronte a esperti giornalisti che molto sanno di questo appuntamento e si apprestano alla retrospettiva dell’annata 2002.
Nove vini che però incontrano qualche difficoltà a farsi capire. Lo dice chi, senza influenze, conosce questa vendemmia che in più occasioni è stata definita difficile e che si è tradotta quasi sempre in vini senza ulteriori possibilità di invecchiamento.
Ma intanto la prima sessione di assaggio è stata fatta; come una porta d’ingresso al più importante rosso irpino.

 

 

L’appeal del territorio


Dal Castello della Leonessa, ereditato dal Comune di Montemiletto nel 2004, “voliamo” alla Sala Impero sulle ali di vento e pioggia gelida.
La stampa specializzata si scambia i convenevoli- e anche  i primi giudizi- tanto  per far iniziare il convegno occorre circa un’ora.
Nei saluti di benvenuto vengono spese parole per raggiungere “nuovi orizzonti” perché la manifestazione è in crescita con innovazioni, esperimenti e una carta vincente come la Commissione Tecnica Territoriale.
Emerge senza dubbio da questa edizione (a cui sono presenti ben 36 aziende) un chiaro esempio di cambiamento legato alla valorizzazione del territorio. Gli interventi si susseguono abbastanza velocemente, tra nuove prospettive e l’importanza delle dieci edizioni raggiunte, dato indubbiamente significativo.
L’altro aspetto che non sfugge è quello di voler iniziare a parlare di qualcosa di nuovo proprio durante questa rassegna, con l’avvio di un progetto importante come  l’Anteprima Campania 2013. Una manovra già uscita dal ventre protettivo delle istituzioni e capitanata da aziende e sponsor privati. In questo caso, è fuori di dubbio, il segnale importante che danno i produttori e che deve essere sostenuto ed accompagnato, perché porta in grembo il fattore attrattivo di una regione intera. Forse non a caso l’evento è stato spostato da Taurasi a Montemiletto. Di sicuro anche la politica ha bisogno del vino.

 

 

Una bellezza “misurata”


Ma veniamo all’annata 2008 presentata come eccellente. I vini in degustazione erano presentati  divisi secondo le quattro macro-aree di provenienza.
Impiego un po’ di tempo con i primi campioni e cerco anche un confronto.  Poi diventa tutto più semplice perché i vini iniziano a presentarsi e, tranne qualche eccezione, si riesce anche ad individuare le aree e raccontare i tratti più distintivi del Taurasi:
Indubbiamente il 2008 è accattivante: all’impatto visivo si presenta con tonalità rubino profondo, a volte impenetrabile. All’olfatto spiccano il bouquet floreale, la frutta matura, tabacco, cuoio e una certa mineralità. In bocca emerge un buon tannino unito alla freschezza, e spesso stupisce la componente morbida, anche se alla fine l’armonicità è penalizzata dal troppo legno.
In totale 60 campioni ( oltre ai 24 del 2008, ce n‘erano 12 del 2007, 8 del 2006 e uno del 2005)
che hanno permesso di aggiornare le mie conoscenze taurasine. Considerando anche le altre annate forse mi aspettavo di più, non certo in termini di carattere, struttura  o di buona qualità generale. Anche se eravamo di fronte in diversi casi a vini “appena nati” vista la tipologia li potrei comunque definire “abbastanza pronti”  e con potenzialità di medio invecchiamento: comunque il mio approccio non gli riconosce più di una  bellezza “misurata”.
E se è vero che un territorio si conosce attraverso i suoi prodotti e i produttori un 10 e lode lo meritano le aziende che nell’organizzare il benvenuto serale hanno dimostrato una struttura estremamente efficiente che ci ha permesso un perfetto “innesto” locale senza la solita manierata superficialità.
Grazie anche a Miriade and Partners, a Diana e Massimo, che con gentilezza hanno trasformato il freddo irpino in una calda accoglienza.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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