Stampa estera. Wine Spectator, vol. 47: a tutto Champagne!4 min read

Champagne e ancora Champagne in questo numero praticamente monografico con l’aggiunta di poco altro.

Gli Champagne sono raccontati in tre tappe. Nella prima Alison Napjus  illustra I luoghi privilegiati per fare esperienza dello Champagne in America,  seguiti da quelli  segnalati per motivi più specifici : in accompagnamento con il caviale,  per gli accordi più riusciti  con I piatti e per I menu degustazione.

Poi é la volta degli eventi in cui lo Champagne é protagonista della cultura e dell’arte e delle attività formative per apprendere ad apprezzare questa bevanda organizzate presso  Hotel e ristorante di lusso (a conclusion di questo numero, un articolo breve dedicato al Pommery Prize e la sua promozione delle arti). Ma quale luogo migliore della stessa Champagne per apprezzarlo? Ecco allora  un itinerario a Épernay e un altro a Reims, capitali mondiali dello Champagne , per finire con Parigi.

A completamento di questa introduzione molto articolata, c’é l’Annual Report, presentato anch’esso dalla Napjus, con annessa guida alfabetica allo Champagne, nella quale sono riportate tutte le Maison e i “récoltant-manipulant” presenti sul mercato americano, con l’indicazione delle loro cuvée, con le rispettive valutazioni in centesimi e il prezzo indicativo.

Ma soffermiamoci un po’ di più sul report: ovviamente non si tratta di un report di una specifica vendemmia, come per altri vini, dal momento che molti Champagne non sono millesimati e quelli che invece lo sono non sono rilasciati tutti nello stesso momento, ma spesso a una considerevole distanza di anni l’uno dall’altro. Per questa ragione anche la selezione dei migliori Champagne é suddivisa in due sezioni distinte: una per i non-vintage e l’altra per i millesimati, che vanno, per quelli inclusi nella selezione della Napjus, dal 2004 al 2016. Scorrendo l’elenco il lettore non resterà molto sorpreso, giacché nelle posizioni di testa, sono comprese le cuvée Premium delle più important Maison, dal Cristal di Roederer (98/100 la 2014) al Dom Perignon Plénitude P2 (97/100 la 2004) e a La Grande Année 2014 di Bollinger, con lo stesso punteggio. Anche per quanto riguarda gli Champagne non vintage, al Top é la Grande Cuvée Brut 170ème édition di Krug (95/100), che fa l’en plein con il rosé 26ème edition (stesso punteggio). Poi é la volta dei Grand Siècle di Laurent-Perrier Grand Cuvée nn. 23 e 25, e via via tutti gli altri, da Vilmart e Dhondt a Aubry e Gaston Chiquet.

Le origini di Hanzell (una sintesi tra il nome della moglie, Hana, e il proprio cognome) Vineyards risalgono a 70 anni fa, dall’intuizione di James D. Zellerbach, che fu ambasciatore USA in Italia  negli anni ’50. Tornato negli Stati Uniti, fondò la sua Winery, che sognava emulasse il Clos de Vougeot,   sulle colline sovrastanti la città di Sonoma, in California, dove sono le più vecchie vigne di Pinot noir e Chardonnay del Nord America. L’articolo di Molesworth (completato, per le vicende pregresse delle sue origini, da Aaron Romano)  ne racconta la storia più recente e le innovazioni introdottevi ( riduzione da 18 a 10 mesi dell’élevage, incremento al 30% della percentuale di uve whole cluster) attraverso l’incontro con Jason Jardine, direttore attuale. Hanzell si trova  al limite meridionale delle Macayamas Mountains nella Sonoma Valley, consta di 200 acri (circa 80 ettari), di cui 46 (poco meno di 20 ettari), di cui due terzi di chardonnay e il resto pinot. Un’apposita finestra riporta le valutazioni delle cuvée più recenti che vi sono prodotte (95/100 per il Pinot noir 2019 e 94 per la cuvée Ambassador’s 1953 Vineyard del 2020,  un punto in meno per lo Chardonnay del 2019).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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