Stampa Estera. Wine Spectator, vol. 46: Barolo e Barbaresco 2016 stellari!3 min read

Immagine e titolo  di copertina sono per i Frescobaldi, storica famiglia del vino toscano. Poi c’é spazio per il fantastico 2016 in Piemonte, per i value-wines californiani al di sotto dei 25 dollari e i sauvignon blanc emergenti dello stesso stato. Sono due  soltanto gli articoli non annunciati in copertina: quello di Dana Nigro sui Green Teams, ossia i programmi e le associazioni impegnate nelle varie azioni di difesa dell’ambiente nel mondo vinicolo, e la presentazione dei Pinot grigio italiani fatta da Alison Napjus . Poi, naturalmente, le notizie, le solite rubriche, le pagine dei columnist e la Buying Guide, con le sue oltre 500 schede di vini di tutto il mondo.

Sono i  Frescobaldi ad aprire questo numero di WS: venti pagine a colori per ripercorrere le tappe essenziali e quelle più importanti dal punto di vista simbolico della storia di questa famiglia e della costruzione del loro impero. Una lunga intervista a Lamberto Frescobaldi , i 10 vini da assaggiare prodotti nelle varie aziende della casa e una descrizione sintetica delle diverse proprietà completano il Quadro.

Ed eccoci così al secondo articolo di Bruce Sanderson, dedicato alla stellare annata 2016 di Barolo e Barbaresco.”Blue Chip Barolo” é il titolo: per WS quella del 2016 é stata, senza mezzi termini,  la migliore annata degli ultimi 20 anni, un’annata fantastica che ha spuntato la bellezza di 98 punti, più in alto anche della 2010 (97)  e delle altre migliori  dell’ultimo decennio (2013 e 2015). E’ stata un’annata più fresca, con le piogge giuste per quantità e tempi, con una lunga stagione di crescita e condizioni ottimali alla vendemmia.

I Barolo  sono vibranti ed equilibrati, senza eccessi d’alcol e con le giusta acidità, i Barbaresco eleganti e raffinati. Nella rassegna dei Barolo e Barbaresco  Top stilata da Sanderson, spunta 98/100 l’Asili Vecchie Viti 2015 di Roagna, incalzato da ben 15 vini a quota 97, 12 dei quali Barolo (dieci proprio del 2016), e addirittura 25 valutati 96/100 (18 dei quali Barolo, e 15 dell’annata 2016).

Un risultato straordinario: la maggior parte dei prescelti sono degli MGA di vigne single, com’é naturale, con prezzi, negli States, che superano abbondantemente I 100 dollari (fino ai 500 del Barolo Falletto riserva di Bruno Giacosa). Per quanto riguarda I Barbaresco la performance non é meno esaltante , accentuata dal fatto che I prezzi sono molto più bassi (generalmente ben al di sotto dei 100 dollari). In mezzo a loro si é incuneato anche un Gattinara  , la riserva San Francesco 2015 di Antoniolo, con 96/100. Moltissimi sono però anche i  vini   della categoria Top Values: tra loro molti al di sopra dei 90 punti (semplici Barolo non MGA come quelli di Molino o Raineri, ma anche Barbera, Langhe Nebbiolo e Dolcetto) , per la maggior parte al di sotto dei 25 dollari.

I Sauvignon blanc della California sono meno conosciuti dei suoi big Chardonnay, ma stanno diventando sempre più buoni e popolari, anche grazie all’impiego di tecniche innovative di vinificazione. Ne parla MaryAnn Worobiec nel suo articolo “Serious Sauvignon”, (93 punti per sei Sauvignon  californiani, quattro dei quali della Napa Valley, tra cui quello della iconica Eisele Vineyard), che completa il quadro dei bianchi  emergenti della California passando in rassegna quelli prodotti a partire da varietà alternative, come l’albarino, lo chenin blanc, la grenache blanc o il viognier . Si fa strada anche il nostro greco (un blend di greco e pinot bianco occupa la posizione di vertice del gruppo).

Solo un cenno al Pinot grigio, il bianco italiano più amato dagli americani: ne parla Alison Napjus, che ne sottilinea la varietà di stili : i suoi preferiti sono il Collio Pinot grigio di Livio Felluga 2018, quello di Jermann della stessa annata e l’alto-atesino Giati riserva  di Peter Zimmer 2017, con 91/100. Non resta che la lunga rassegna della Buying Guide, con i rossi piemontesi che occupano le posizioni di vertice delle vetrine dei vini più prestigiosi.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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