Stampa estera. Terre de Vins, n. 74: da Pomerol a Condrieu3 min read

Sono molte le degustazioni-satellite che accompagnano la grande degustazione di questo numero: Vins de France, Pomerol di seduzione, Pepite da varietà dimenticate, Condrieu delle annate 2018-9, vini della giovane appellation Duché d’Uzès, Vins de Paille, con l’aggiunta di una verticale di Château Climens.

Ci sono poi i consueti appuntamenti con l’intervista (a Jean Dujardin, popolare attore del cinema francese), l’incontro con i talenti (Élise Renaud e Benoît Salel e la rinascita del vino dell’Ardèche), Sur le Divin (faccia  a faccia con Jacky Lorenzetti) e la Saga (la famiglia Bardet a Saint-Emilion). Il turismo enologico  fa tappa nella Dordogna (Duras e Bergerac) e a Korchula, l’isola dei bianchi (chi conosce il poSip e il grk?), in Croazia, mentre le pagine  gastronomiche  sono dedicate all’incontro con la cucina auvergnat nel  terzo arrondissement di  Parigi, dove Didier Désert  esalta la cucina “terroiriste” nella rinata Ambassade d’Auvergne.

Per cominciare farò un accenno ad un articolo che non ho ancora menzionato , dedicato all’architettura vinicola: il reportage di Mathieu Doumenge sulle nuove cattedrali delle archistar del vino che negli ultimi anni hanno ulteriormente impreziosito il bordolese, dal Mèdoc a Saint-Émilion. Molte belle foto accompagnano una breve descrizione  delle opere effettuate a Lynch-Bages, Troplong-Mondot, Fleur-Cardinale e Langoa-Barton, Valandraud  e Haut-Bailly, e la nuova, faraonica  cuverie di Figeac (quando ci siamo andati, nel febbraio 2020, i lavori erano in corso di completamento).Non sono le sole novità, dal momento che in tutta l’area si assiste ad un rinnovato slancio che neppure la pandemia è riuscita a smorzare.

Della maxidegustazione dei vini di questo numero mi limiterò a dire che consiste in circa 200 schede di vini di tutte le regioni della Francia, da Bordeaux alla Champagne, presentate nel nuovo stile austero di Terre de Vins: alcune righe di note di degustazione, la menzione delle eventuali certificazioni bio o di protezione ambientale possedute, millesimo, prezzo orientativo, con l’aggiunta di un “perfect match” a tavola, rigorosamente senza alcun punteggio, né in centesimi, né in ventesimi. Solo segno di distinzione, oltre alla presenza nel gruppo dei selezionati, un rosso coup de coeur. Non occorre dire altro: il lettore curioso potrà spigolare le scelte di TdV  che lo interessano maggiormente.

Mi soffermerò brevemente sulla interessante verticale di Climens, presentata da Audrey Maret. In biodinamica dal 2010, questo premier cru di Barsac-Sauternes di impressionante regolarità, che punta alla purezza piuttosto che all’opulenza, dal 1992 è affidato al talento di  Bérenice Lurton:  20/20 l’annata 1971, solo mezzo punto in meno alla 1989, 19/20 a 1996, 2006, 2016.

Questa volta mi limiterò solo a un cenno sulla saga, dedicata alla famiglia Bardet, che installata già dal 1704 nella regione sud di Saint-Émilion, al limite con la Dordogna,  conduce quattro diverse proprietà (Franc Le Maine, Pontet-Fumet, Val d’Or-la proprietà storica della famiglia- e Paradis). Qualcuno ricorderà le loro cuvées ispirate alla serie televisive “Game of Thrones” e “Peaky Blinders”.

Destinatario dell’incontro-intervista di “Sur Le Divin”, si è detto, è Jacky Lorenzetti, grande immobiliarista e appassionato di rugby, che ha recentemente acquisito Lafon-Rochet, ulteriormente ampliando i suoi possedimenti a Saint-Estèphe, dove  era già presente con lo Ch. Lilian Ladouyis, ma saldamente insediato anche a Margaux e Pauillac. Abile imprenditore, socio  di Emmanuel Cruse , che ha sostituito lo scomparso Vincent Mulliez, con progetti in Provenza, Lorenzetti  parla della sua passione del vino, del modo con cui ha assicurato la trasmissione dei suoi possedimenti vinicoli (ormai tutti nelle mani della figlia Manon), dei suoi programmi per il futuro (“j’arrive encore à limiter la boulimie”).

Impossibile non menzionare, per concludere, l’itinerario nella Dordogne: una terra bellissima che non ha ancora una grande reputazione vinicola, comunque in ascesa, e una  eccellente tradizione gastronomica. Molto belle le foto di Albert de Mons, che accompagnano il servizio di Frédérique Hermine: al centro sei Domaines interessanti, tra i quali la Cave de Monbazillac, patria del grande liquoroso. Chiude, come sempre, la pagina di Pierre Arditi, attore appassionato di cibi e vini.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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