Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 44, 20193 min read

Al centro di questo numero questa volta é lo zinfandel, la varietà di uva da vino più amata dagli americani, e in particolare quello  di Joel Peterson (padre) e Morgan-Twain Peterson (figlio) , proprietari della Winery Bedrock a Sonoma. Joel aveva acquistato Bedrock nel 2004: vicina ad alcune vigne storiche di zinfandel, come Old Hill e Monte Rosso, é una vigna di 150 acri, il cui cuore sono i 33 acri originali che avevano prodotto vino per 130 anni. Lo zinfandel vi era la varietà di gran lunga dominante, ma vi erano piantate almeno altre trenta varietà, come carignan, mourvèdre, petite syrah ed altre meno conosciute come trousseau noir, mondeuse e mission. Joel veniva dall’esperienza di Ravenswood, dove aveva prodotto nel corso degli anni almeno 30 cuvée valutate oltre 90 punti. Lasciata Ravenswood nel 2001, acquistata da Constellation Brands per quasi 150 milioni di dollari, avrebbe fatto ancor meglio a Bedrock, dove in sole 12 vendemmie ben 62 Zinfandel , da vigne comprese tra i 75 e I 100 anni e più, avrebbero raggiunto o superato la soglia critica dei 90/100.

Tim Fish, autore del servizio, firma anche  quello seguente, dedicato allo Zin californiano: Sonoma é la zona di elezione, benché buoni Zinfandel siano prodotti anche nella Napa valley e in altre zone della California (ma qui  a stare sul palcoscenico sono altre varietà, a cominciare dal cabernet). 2014, 2015 e 2016 sono state annate straordinarie per gli Zinfandel di Sonoma (94/100 nei primi due anni e 95 nel 2016), ma molto buone anche per la Napa. Più sofferta, anche a causa degli incendi, l’annata 2017. Nella lista dei migliori  stilata da Fish  ci sono naturalmente due vini di Bedrock.

Si resta in California anche nel servizio successivo, in un’altra regione molto favorevole all’enologia, Paso Robles. Qui sono la grenache, ed altre del sud, come il mourvèdre e la syrah le varietà  più in auge. L’ampio articolo di Maryann Worobiec , però, pur non rinunciando a presentare una selezione di vini di questo territorio, é principalmente focalizzato sui migliori indirizzi di ristoranti e alberghi per un soggiorno.

Prima della Buying Guide ci sono altri due articoli: il primo riguarda Montalcino e la challenging vendemmia del 2014. Un’annata difficile, nella quale alcuni dei produttori migliori hanno declassato i loro vini: il Brunello é diventato Rosso di Montalcino e il Brunello riserva selezione semplice Brunello di annata. Paradossalmente, per WS, l’annata 2014 (fresca e umida, con le uve che hanno avuto difficoltà a maturare), é stata valutata 89/100 (lo score più basso dal 2008) allo stesso modo della calda  annata 2009, ben lungi dai 98/100 dell’annata 2010 e dai 96 dell’annata 2012. Qualche buona bottiglia però, secondo Bruce Sanderson , che presenta i suoi preferiti, c’é stata lo stesso. Per lui al vertice del 2014 ci sono quattro Brunello (Caparzo, Collosorbo, Il Poggione e Talenti) con 92 punti, con diversi altri appena un punto al di sotto. Altra storia per le reserve 2012 e 2013, col Cerretalto di Casanova di Neri Riserva 2013  a guidare il Gruppo dall’alto dei suoi 98/100. L’ultimo articolo esamina la giornata (dal mattino alla notte) di quattro professionisti del vino di ristoranti awarded, due di New York, e gli altri  di Orlando (Florida) e Morristown (New Jersey).

Nella Buying Guide, con I consueti elenchi dei vini valutati nelle diverse aree vitivinicole del globo, ordinati per paese di provenienza in ordine alfabetico,  accanto alle aristocrazie di Europa e America, quattro vini italiani (due toscani, il Brunello Ugolaia di Lisini 2012 e il Chianti Classico Gran Selezione di Carpineto 2015, e due piemontesi, il Barbaresco Asili ris. 2014  di Bruno Giacosa e la Barbera d’Alba Bric de Luv di Ca’Viola 2015) fanno parte della vetrina dei vini di maggior prestigio. Si finisce col Perfect Match: panna cotta  e sparkling rosé (il franciacortino Montenisa). Poi, ovviamente, ci sono le solite rubriche  di GrapeVine (da notare, in Wine Focus, il report sui vini bianchi e rossi del Douro),  le pagine dei columnist (Steinman sulle carte dei vini e Marcus sulla Pope Valley  e l’AVA Napa Valley), e il feedback dei lettori.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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