Il Rodano, con i suoi vini e la sua cucina, sono al centro di questo numero di WS. In copertina il titolo più grande é per Jean-Louis Chave, icona della viticultura del Rodano settentrionale (accanto una sua foto), mentre, a fargli compagnia, sono un menu del ristorante Tribeca Grill newyorkese “inspirato” al Rodano, i merlot della California e i coup de coeurs dei sommeliers per le feste.
I lettori di Winesurf non hanno certo bisogno che si spieghi loro chi é Jean-Louis Chave, sedicesima generazione di vignerons del Rodano Nord, dal 1481. I suoi Hermitage (rossi, ma anche bianchi) spuntano sistematicamente da sempre punteggi altissimi da parte di tutta la stampa specializzata internazionale (difficile imbattersi in un under 95) e, per averli, gli appassionati sono disposti a sobbarcarsi prezzi paragonabili a quelli dei più famosi grands crus borgognoni. Chave produce però, nel suo Domaine, oltre ai suoi Hermitage, tra cui la famosa Cuvée Cathelin, anche un ottimo St.Joseph e un raro Vin de Paille, e commercializza, come maison de négoce, alcuni altri vini della regione elaborati a partire da uve in parte acquistate (St. Joseph, Crozes-Hermitage, Côte-du-Rhone). “Hermitage é l’haute-couture, St.Joseph il prêt-à-porter “, spiega Chave, che pure ama questo terroir relativamente minore.
Rifiuta l’idea di avvalersi dell’opera di consulenti, come anche di fare a propria volta da consulente, ma da alcuni anni collabora informalmente con lo Château Grillet di Condrieu (oggi di Pinault): personalmente non ama in modo particolare il viognier, tra le varietà bianche del Rodano, perché, secondo lui, é una varietà che parla di sé più che del terroir, ma-aggiunge- Grillet é un’altra cosa.

Tradizionalista (nel 2013 ha ampliato la sua cantina pretendendo che fosse a volte di pietra, senza cemento, eseguita con i metodi ancestrali dei Compagnons du Devoir), ha ormai completato la sua conversione alla biodinamica. L’articolo, firmato da Robert Camuto, é completato dai ratings dei vini del Domaine, a partire dal 1990.
Segue questo servizio quello , riccamente accompagnato da foto a colori dei piatti descritti nell’articolo, sul menu “di ispirazione rodaniana” del Tribeca Grill di New York. I vini per accompagnarlo sono stati scelti da David Gordon, da trent’anni responsabile della lista dei vini del Tribeca. Nel menu c’é anche uno “gnocco romano” (che per la verità suona poco Rhone inspired): proposto con dei chops di agnello, viene inaffiato da un Crozes-Hermitage di Alain Graillot.
Kim Marcus riporta i lettori di WS in California per parlare del “Merlot Factor” e dei vini a base di quest’uva della Napa Valley, che hanno conseguito eccellenti risultati nelle ultime tre vendemmie già sul mercato. Duckorn é tra i produttori di punta: il suo Rector Creek del 2016 guida il gruppo dei migliori, ma ci sono altri due vini di questo produttore tra i primi dieci. Per fortuna più accessibili dei Cabernet della regione , le cui versioni top oscillano ormai tra i 200 e i 500 dollari la bottiglia, i merlot di Napa restano ancora (con qualche eccezione) nel limite dei 100 dollari.

L’ultimo articolo che precede la Buying Guide riguarda i consigli di sommeliers e cavistes sui vini da bere in occasione del Thanksgiving e delle altre feste. Non c’é molta Italia: Jill Gubesch (Frontera Grill/Topolobambo, Chicago) raccomanda un Nero d’Avola, il Don Antonio di Morgante, Carry Ling Strong (Casa Lever) suggerisce una vecchia annata di Brunello Altesino,Lisini o Il Paradiso, Rafael Sanchez (Addison) ama il Lambrusco, Gretchen Thomas (Barcelona Wine Bar) é stato impressionato da un vecchissimo Barolo. Nella Buying Guide tocca al Taurasi Cinque Querce di Molettieri 2012 e al Barbaresco Basarin di Marco e Vittorio Adriano del 2016 rappresentare il nostro paese nelle vetrine dei vini più importanti in un mare di Francia, mentre, in quelle dei vini smart o great-value, c’é spazio per il Salice Salentino riserva 2015 di Cantele , il Langhe Nebbiolo 2017 di Cascina Chicco , il Montepulciano d’Abruzzo Colle Maggio 2017 di Torre Zambra e il Soave Classico 2018 di Gini.
Dobbiamo poi citare le numerose rubriche di GrapeVine che aprono, come sempre, il fascicolo e che avevamo lasciato indietro : ci sono un breve itinerario nella Williamette Valley, un omaggio alla parmigiana classica nella sezione dedicate ai formaggi, soprattutto il Wine Focus dedicato ai crus del Beaujolais, con gli assaggi di Gillian Sciarretta e naturalmente le pagine dei columnists (Molesworth ancora su Chave e Fish sulle rivelazioni dell’impiego delle tecniche del DNA nella scoperta delle varietà d’uva. Chiude il Perfect Match: Pasta con salsa rossa (chi si esprimerebbe così, da noi?) e bianco siciliano (il Grillo di Marco De Bartoli)